Nuove prospettive con staminali da denti da latte e cordone ombelicale

Il 18 dicembre scorso, l’Ansa ha riportato l’ennesima storia di successo nell’applicazione delle cellule staminali. Quarantaquattro pazienti colpiti da linfoma in stadio avanzato hanno ricevuto un trapianto di cellule staminali mediante una particolare procedura di autotrapianto, ideata dal dipartimento di Ematologia di Pesaro. Nell’ 84% dei pazienti è stata osservata, riporta l’Ansa, una regressione totale della malattia e, ad un anno di distanza, i pazienti sono sani.

L’applicazione delle cellule staminali alle malattie gravemente invalidanti o mortali è, quindi, una realtà. A dispetto dei successi ormai acclarati, la regolamentazione in Italia sull’applicazione terapeutica delle cellule staminali continua ad essere fortemente restrittiva. In particolare, non è consentito l’uso di cellule staminali provenienti da embrioni e, tantomeno, è consentito conservare cellule staminali embrionali.

La stessa procedura di autotrapianto applicata dal dipartimento di Ematologia di Pesaro è stata applicata solo previa approvazione dell’Agenzia italiana del farmaco e dell’European Medicines Agency. Mentre appare corretto che le procedure siano approvate da appositi comitati scientifici, è meno comprensibile il motivo per cui le terapie debbano essere anche approvate dal Comitato Etico.

Il risultato di questa operazione di ostacolo sistematico è che chi ha la sfortuna di incappare in malattie gravi potrebbe essere salvato con una procedura di trapianto di staminali ma, incredibilmente, non può farlo. In Italia, sotto particolari condizioni, è consentito il prelievo di staminali dal cordone ombelicale materno, alla nascita dell’individuo. Ma queste cellule non possono essere conservate a meno che genitori, fratelli o il neonato stesso non abbiano già sviluppato una malattia che potrebbe essere curata mediante trapianto di staminali, come il cancro ad esempio.

Morale della storia: se in età adulta sopravviene una malattia mortale come il cancro e il quadro medico alla nascita non ha consentito la conservazione delle cellule staminali prelevate dal cordone ombelicale, l’individuo, in Italia, è condannato a morte.

Perché il cittadino qualunque, non miliardario, non può avere accesso a cure che potrebbero salvargli la vità ? Perché valutazioni puramente scientifiche devono essere sottomesse a quelle di un Comitato Etico ?

Leggendo i pareri del Comitato Nazionale di Bioetica, non si può non restare stupiti nel constatare che, mentre da un lato la terapia basata sulle cellule staminali viene riconosciuta come estremamente promettente, dall’altro si sollevano diversi paletti ed obiezioni che, di fatto, ne paralizzano l’utilizzo.

Sappiamo già che la motivazione principale di questo ostracismo viene dal Vaticano. Così come rileviamo, tragicamente, che gli organi di informazione non fanno abbastanza per informare in modo efficace.

Sapevate, ad esempio, che in Messico è stata annunciata la possibilità di stoccare i denti da latte del bambino per estrarne la polpa, a sua volta ricca di staminali riutilizzabili per curare malattie come l’Alzehimer, il diabete, lesioni di fegato e midollo osseo, alcuni tipi di cancro, ictus, infarto e Parkinson ? E che la polpa è riusabile per riparare lesioni alla cornea ? E che l’efficacia sul medesimo bambino da cui è stata prelevata la polpa dentaria si avvicina al 100% ?

Perché dobbiamo essere noi blogger ad informare, e non gli organi ufficiali ?

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