Tempi duri per il creazionismo: tutte le forme di vita hanno un antenato in comune

La rivista Nature ha pubblicato una ricerca del dott. Douglas Theobald in cui si riportano i risultati dei test statistici sulle proteine ove, incrociando i dati sulla struttura chimica del DNA, risultano forti evidenze che tutte le forme di vita hanno un antenato in comune.

La filogenetica è la scienza che studia l’evoluzione delle forme di vita nel pianeta Terra, suddivisibili in tre grandi macrocategorie: eucarioti, archei ed eubatteri. Lo studio della filogenesi ha come base fondamentale lo studio dei geni che, a sua volta, è fondato sull’analisi per correlazione statistica delle strutture del DNA. A partire dagli anni ‘70 è stato possibile, grazie al fondamentale apporto delle macchine calcolatrici, comparare in modo puntuale le sequenze del DNA, composto da quattro elementi (basi azotate) in sequenze variabili : adenina, guanina, citosina e timina. Sono proprio queste sequenze di elementi a determinare in modo univoco la struttura del DNA, che può presentarsi in un numero praticamente infinito di combinazioni.

L’analisi condotta negli ultimi anni ha dimostrato che le forme di vita posseggono porzioni di sequenze in comune e, data l’enorme quantità di informazioni da elaborare, solamente con l’adozione di calcolatori sufficientemente potenti è stato possibile comparare le sequenze alla ricerca di schemi comuni che possano indicare similitudine tra le diverse specie.

Theobald ha condotto test statistici sulla struttura delle sequenze di aminoacidi in un set di campioni conservato delle tre grandi categorie di proteine alla base della vita (eucarioti, archei ed eubatteri) ed è risultato che esiste una correlazione statistica forte con un probabile antenato comune. La moderna scienza dei calcolatori consente infatti di comparare modelli statistici e calcolare la probabilità di un determinato scenario evolutivo. Di tutti gli scenari possibili, quello che prevede un antenato comune è significativamente maggiore di tutti gli altri. Si osservi che, in Scienza, non si parla mai per “dogmi” o per “realtà assolute” ma per “miglior ipotesi“. Dal lavoro di Theobald risulta che lo scenario con un antenato comune ha una probabilità 10^2860 volte maggiore di tutti gli altri.

La ricerca di evidenze sperimentali della Teoria dell’Evoluzione di Charles Darwin, condotta dagli anni ‘70 ad oggi, mostra evidenze fortissime di un unico antenato comune a tutte le specie. Queste evidenze sono supportate non solo dalle diverse scienze biologiche (genetica, paleontologia, anatomia comparata, fisiologia, biochimica), ma anche dall’analisi della distribuzione geografica delle specie nel pianeta e nel tempo.

La difficoltà principale nel provare la Teoria dell’Evoluzione di Darwin sta nel raccogliere le evidenze sperimentali in modo sistematico (e in quantità sufficiente) di trasformazioni occorse anche milioni di anni fa. E’ un compito difficile perché la comparazione di campioni richiede un numero significativo di esemplari, non facilmente reperibili nell’arco di milioni di anni.

La biologia molecolare è estremamente promettente perché consente di comparare sequenze di DNA a partire da campioni, anche in pochi esemplari, raccolti nel tempo. Poiché il numero di combinazioni possibili è elevatissimo, fino ad oggi è stato possibile unicamente derivare “le prove di un antenato comune a partire da analisi qualitative su caratteristiche di similarità [tra campioni]“, come lo stesso Theobald riporta.

Questo nuovo tassello nel mosaico delle evidenze degli aspetti evolutivi della vita rappresenta indubbiamente un duro colpo per i creazionisti e per le posizioni incerte della Chiesa Cattolica che, al riguardo, ha faticato ad esprimersi in modo chiaro, accerchiata dalla enorme mole di evidenze sperimentali collezionate negli ultimi anni in favore del modello evolutivo.

L’aumento della potenza di calcolo delle macchine calcolatrici consentirà di decodificare le strutture genetiche dei reperti archeologici delle varie ere, di correlarli e derivarne gli schemi comuni. E’ solo questione di tempo e, forzatamente, i creazionisti dovranno rivedere le proprie posizioni.

Nel frattempo, però, è difficile non chiedersi come mai di tutta questa sperimentazione, nel panorama giornalistico italiano si reperiscono informazioni a fatica.

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3 risposte a Tempi duri per il creazionismo: tutte le forme di vita hanno un antenato in comune

  1. Pingback: Ancora tempi duri per i creazionisti: identificato l’anello mancante tra uomini e australopitechi | LidiMatematici

  2. Francesco Gordon scrive:

    In realtà non mi risulta che oggi ci sia qualcuno che seriamente metta in dubbio l’evoluzione, nemmeno la Chiesa (qualche cretino c’è sempre, ma non fa testo). Questa è una polemica vecchia che puzza di ideologia lontano un miglio. La questione interessante, dal punto di vista scientifico, è capire come avviene l’evoluzione. Se sia cioè la selezione naturale il motore principale oppure esistano dei meccanismi ad oggi ancora sconosciuti (come sostengono scienziati agnostici come Piattelli-Palmerini).
    Solo eventi casuali o esiste un certo finalismo nella natura?

    • LidiMatematici scrive:

      Grazie per il commento interessante Francesco. Già Aristotele aveva tentato una visione “teleologica” della natura, cioè tentando di spiegarla introducendo delle cause finali che giustifichino le trasformazioni. Se vogliamo veramente essere onesti intellettualmente, in nessun percorso scientifico c’è traccia di Dio. Fermo, comunque, restamdo l’assoluto rispetto per il bisogno umano di trovare pace e speranza nel percorso di fede.

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