Radiotelegrafia amatoriale: l'esperanto del nuovo millennio (parte 2)

Nel post precedente abbiamo introdotto il linguaggio radiotelegrafico amatoriale come esempio notevole di generazione di una interlingua, in tempi sorprendentemente brevi. Nel post dedicato al Triangolo Semiotico abbiamo discusso degli elementi alla base del processo di significazione, cioé di attribuzione di significato ad un segno generico. La radiotelegrafia amatoriale rappresenta un esempio notevole perché, nell’arco di un secolo a partire da una serie di codifiche e procedure convenzionali, al momento della sua dismissione è diventata un linguaggio condiviso. E ciò è accaduto per il solo fatto di non essere più regolata da norme puntuali, ma lasciata praticamente al libero arbitrio di chi ne fruisce.

Il lessico (ovvero il vocabolario) della radiotelegrafia amatoriale è costituito da tre tipologie di lemmi (o termini):

1. codice “Q”

2. abbreviazioni di termini inglesi

3. segnali procedurali

I codici Q sono ispirati alla codifica originariamente utilizzata in marina, ma il significato ne è stato modificato nel tempo ed adattato alle specifiche esigenze dei radioamatori. Il lessico mutuato dal codice Q prevede lemmi di tre lettere, tipo QTH, QRM, QRS con significati specifici. E’ interessante notare come questi lemmi abbiano gradualmente mutato di significato, per esempio QTH significava originariamente qual’è la vostra posizione ? Il radioamatore, in tutto il mondo, usa oggi questo lemma per comunicare la propria città. Ancora, MY QTH ES ROMA significa: la città da dove sto trasmettendo è Roma.

Le abbreviazioni provengono essenzialmente dalla lingua inglese, ma anche dalla prima codifica storicamente utilizzata in telegrafia (American Morse), che prevedeva l’utilizzo di cifre al posto delle lettere. Così 73 vuol dire Saluti, 88 baci, e così via. Le abbreviazioni adottate dai radioamatori sono oggi a tutti gli effetti delle derivazioni dirette di termini inglesi, prive di qualsiasi coda sillabica e declinazione, semplificando completamente le forme al plurale e al passato.

Infine, i segnali procedurali, come AR, K, BK che si distinguono perché vengono trasmessi come se fossero una unica lettera. I segnali procedurali hanno lo scopo di controllare il processo di comunicazione, restituendo ad esempio la comunicazione al corrispondente (BK), invitando a trasmettere (K) e così via.

Questa semplice combinazione di elementi consente di scambiare messaggi a prescindere dalla lingua dei corrispondenti. Torneremo ad occuparci di radiotelegrafia in un post successivo, con un esempio completo di dialogo tra stazioni radioamatoriali, indipendente dalla lingua.

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