La condizione della donna nel mondo: il report delle Nazioni Unite

A mente fredda dalla sbornia di luoghi comuni tipici da “giornata dell’8 Marzo”, vale sicuramente soffermarsi sulle evidenze fattuali riportate dallo studio delle Nazioni Unite, datato 2010, sulla condizione della donna nel mondo.

Il quadro tracciato dal Dipartimento di Economia e degli Affari Sociali è davvero poco consolante. Sul fronte dell’educazione sono stati fatti progressi, benché lenti ed irregolari, dell’alfabetizzazione delle donne adulte rispetto agli uomini
in tutto il mondo. Ma le donne sono ancora nettamente in svantaggio: ben due terzi degli analfabeti nel mondo, 774 milioni, sono donne. Questo rapporto è rimasto inalterato negli ultimi due decenni e il divario è presente nella maggior parte delle regioni del mondo. La tabella che segue riporta il numero di analfabeti donna rispetto agli uomini in vari paesi del mondo, nel 1990 e nel 2007.

Sul fronte del lavoro, le donne sono più occupate degli uomini, 52% contro 48%. Ma il numero di donne che occupa posti di potere è sensibilmente inferiore. Sebbene negli anni le donne siano entrate in settori di lavoro tradizionalmente a prevalenza maschile, il loro livello di rappresentanza in impieghi caratterizzati da status, potere e autorità è significativamente minore rispetto agli uomini. Ci sono relativamente poche donne tra i legislatori, alti funzionari e dirigenti. Il rapporto invece si inverte nel mercato del lavoro degli operatori commerciali, operai, assemblatori, impiegati, professionisti e venditori. La tabella a destra mostra come, in tutta Europa, le donne guadagnino circa il 20% in meno degli uomini.

Il carico sociale è invece in gran parte sulle spalle delle donne, che si ritrovano a lavorare più degli uomini e contemporaneamente a dover sopportare la maggior parte delle responsabilità per la casa: la cura dei bambini e degli altri  membri della famiglia, la preparazione dei pasti e i lavori domestici. In tutte le regioni del mondo
le donne spendono almeno il doppio del tempo, rispetto agli uomini, in lavoro domestico non retribuito. Il grafico a sinistra mostra la differenza di ore dedicate alla cura della casa: in Italia un uomo dedica in media 2 ore al giorno alle faccende domestiche contro le 6 di una donna, uno scarto che ci colloca come fanalino di coda in Europa e al livello del Pakistan.

In politica le donne scontano ancor più lo squilibrio tra i sessi, che persiste in tutto il mondo. Le donne continuano ad essere sottorappresentate nei parlamenti nazionali, dove in media solo il 17 per cento dei posti è occupato da donne. Meno di un ministro su cinque e meno di un capo di stato su dieci è donna. Il grafico a destra mostra la differenza percentuale di rappresentatività tra uomini e donne nelle liste elettorali. Con la sorpresa che in Africa si candida il 20% di donne in più rispetto agli uomini, mentre in Europa e nelle regioni più sviluppate i candidati donna sono il 10% in meno, sempre rispetto alla controparte maschile.

Le statistiche indicano che la violenza contro le donne è un fenomeno universale e che le forme di violenza sono ad ampio spettro: fisica, sessuale, psicologica ed economica. Con l’aggravante che gli episodi di violenza accadono sia in casa che fuori. Il problema della mutilazione genitale femminile è in diminuzione, ma ancora drammaticamente presente nei paesi meno sviluppati.

Negli anni, in Italia e in tutto il mondo, è stata costruita un’aura negativa intorno al termine femminismo, eppure l’accesso alle pari opportunità per la donna resta una chimera planetaria. E’ il caso, quindi, di continuare a riflettere, discutere e divulgare le tematiche inerenti alla condizione della donna. Donna che, oggi, è sfruttata, sottopagata, discriminata sessualmente e oggetto di stalking. Una donna che torna dalla maternità sconta una severissima penalità sul lavoro. La donna subisce violenza, il suo corpo è usato come veicolo di marketing e come merce di scambio per il potere. Si veda a tale proposito l’illuminante sito di Lorella Zanardo, Il Corpo delle Donne.

Se raccontare e divulgare la realtà dei fatti sulla condizione femminile vale la bollatura di “femminismo”, ben venga. D’altronde, e per fortuna, non occorre essere donna, per essere femminista.

A mercoledì prossimo.

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