Il metodo Montessori: insegnanti e studenti a confronto (parte 3)

Terminiamo il breve ciclo di articoli dedicato a Maria Montessori, in occasione del sessantesimo anniversario dalla sua morte. Presentiamo, a confronto, due testimonianze sulla vita degli alunni Montessori della Casa dei Bambini di Viale Spartaco, una reperita in rete, a cura di Grazia Honegger Fresco, premio UNICEF “dalla parte dei bambini”  apparsa nei  “Quaderni Montessori” n.38, estate 1993, e l’altra da un tema di uno studente ex Montessoriano, scritto nel 1983. 

La prima testimonianza è un lungo e dettagliato articolo, che racconta la pervicacia e la  volontà  di Flaminia Guidi nel realizzare un grande sogno: una Casa dei Bambini in quella che, negli anni ’50, era la dura e profonda periferia romana.

La seconda testimonianza che proponiamo è un tema, scritto quasi trent’anni fa da uno studente ex Montessoriano nel 1983, ormai al primo liceo. Lo studente ha frequentato la Casa dei Bambini di Viale Spartaco a Roma, fino al 1980. A tre anni di distanza dimostra di avere dei ricordi estremamente lucidi. E’ possibile scaricare il tema a questo indirizzo.

Riportiamo qui alcuni passaggi a confronto, che testimoniano le peculiarità del Metodo Montessori, per come è stato applicato alla Casa dei Bambini diretta da Flaminia Guidi.

A proposito del materiale didattico e della modalità di apprendimento, la Honegger afferma:

(…) si mettono in moto tante altre scoperte, come i materiali di sviluppo (…). Qui regna sovrana la fiducia nei bambini: non si fanno lezioni a comando, a ore fisse, a gruppi preordinati. Il segreto (…) è proprio in questa possibilità per ogni bambino di costruirsi il proprio patrimonio mentale senza doversi piegare a modelli o domande precostituite.

una analisi confermata appieno dallo studente:

Il termine “comincia a lavorare” (rif. ai pari – NdR) non è affatto preso a caso, non c’erano le solite maestre a dire “oggi si fa questo, domani quell’altro” ognuno girava un attimino per la classe e si sceglieva la materia da cominciare e da portare a termine, i così detti “lavori”.

Sul rapporto con gli insegnanti, la Honegger:

Gli adulti hanno l’aria di adeguarsi in pieno alla vita con i bambini: intervengono solo se indispensabile. Quanto più i bambini sono attivi, tanto meno loro hanno da fare nel senso dello spostarsi e dell’agire. Sono però molto più impegnati in direzione dell’osservare, del cogliere chi abbia bisogno di aiuto (…) proponendo a tempo e a luogo cose interessanti e nuove (…).

Lo studente:

A casa non c’erano compiti, era una scuola fondata sul libero scambio di opinioni, agli insegnanti si dava del “tu”, raramente l’insegnante interveniva nel lavoro dell’alunno, cosa più bella è che quando qualcuno era stanco si poteva alzare per cinque minuti e chiacchierare un po’, quando poi si superava ogni “canone di riposo” era la maestra ad intervenire.

In entrambe le testimonianze, il ruolo del corpo docente come supervisiore è, quindi, estremamente efficiente.

Sulla partecipazione attiva dei bambini alla vita sociale, la Honegger:

Il clima che vi si respira e che si fonda sull’indipendenza ma anche su un rigoroso rispetto reciproco, confuta di per sé il pregiudizio che l’attenzione al singolo bambino da parte dell’adulto o il fatto che ciascuno possa lavorare gran parte del tempo per conto proprio, impediscano la vita sociale.

una affermazione che non poteva trovare migliore conferma in questo passaggio del tema dello studente:

Verso le due del pomeriggio ci facevano mettere a posto la classe e scendevamo a mangiare. Erano gli stessi alunni a fare “il cameriere”, su otto tavoli vi erano otto camerieri e due addetti alla distribuzione delle zuppiere al banco centrale, al riempimento continuo delle brocche d’acqua. Ognuno riceveva ordini senza fare una piega, e non certo per timore delle insegnanti, ma per semplice rispetto verso i propri coetanei.

Ciò che stupisce non è solo la vividezza del ricordo, ma anche la lucidità con cui il messaggio partecipativo del Metodo Montessori, grazie anche alla grande attenzione e dedizione di Flaminia Guidi, è passato ed è diventato patrimonio permanente già all’età di tredici anni.

La Honegger spiega il perché di questa rapida interiorizzazione:

D’altra parte, il gusto di cooperare si rafforza solo se gli adulti, vigili sul proprio ruolo, non aizzano i bambini a competizioni più o meno accese. Questo clima molto speciale – di attenzione e di sostegno all’indipendenza personale (…) ha effetti macroscopici sullo star bene dei bambini: la loro disinvoltura e socievolezza, la loro concentrazione sono esemplari.

Il tema dello studente chiude con un passaggio illuminante che, di nuovo, collima perfettamente:

Qual’è il motivo di tale scioltezza di rapporti? La risposta è data da una ennesima innovazione apparentemente poco significante: non c’erano voti, non c’era classificazione, l’uguaglianza di tutti, ecco perché agli insegnanti si dava del tu, ecco perché i camerieri ricevevano ordini di continuo senza fare una piega.

L’articolo della Honegger e il tema dello studente collimano quindi alla perfezione, pur essendo stati scritti a dieci anni di distanza. Sono entrambe testimonianze preziose di come il Metodo Montessori consenta ai bambini di sviluppare il proprio bagaglio di conoscenze e competenze in completa autonomia, al di fuori di schemi precostituiti. 

A Venerdì.

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NOTA: il tema scaricabile in formato PDF è solamente una parte dell’intero documento, chi fosse interessato al documento intero può inviare una e-mail a info@lidimatematici.it
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