La Fornero e gli schiavi schizzinosi

Lo sapete, avete letto i giornali: Elsa Fornero invita i ragazzi a non essere troppo schizzinosi, e ad accettare il lavoro (il primo che viene), senza troppe remore. Laureato o no, ti devi rassegnare e se non sei figlio di papà devi passare non più per la classica gavetta, ma per un vero e proprio periodo di schiavitù.

E già: schiavitù. Perché quando il lavoro non c’è e manca la prospettiva di averne, ci si accontenta anche dei più umili. Il che sarebbe un bene, se non fosse che la società è strutturata in modo tale che solamente chi ha “le spalle protette” ha accesso alle carriere più ambite. I primi periodi nel mondo del lavoro sono poi cruciali e un giovane brillante, con laurea o meno, è proprio in questa primissima fase che getta le basi per la carriera futura.

Una relativa minoranza di chi -come me – di anni ne ha quaranta, ha avuto almeno modo di indirizzare la propria carriera verso un lavoro che realizza non solo la propria persona, ma anche che mette a frutto gli studi compiuti. E questo accadeva anche e soprattutto grazie all’assetto contrattuale che regolava il mondo del lavoro. Se fossimo stati intrappolati nella rete dei contratti a termine / progetto / interinali / stage et similia, avremmo cumulato un ritardo notevolissimo nello sviluppo di carriera. Ritardo che, a pari condizioni, i figli di papà non subiscono.

Mi sento poco umilmente in dovere di spiegare al ministro (del lavoro) Fornero che il lavoro è un diritto costituzionale. Non è una frase fatta: vuol dire che è compito della Repubblica Italiana rimuovere gli ostacoli che impediscono il fruirne.

Vi lascio ad una testimonianza  – da Facebook – di Alice, una giovane che per sua fortuna è stata testardamente “choosy” quel tanto che basta da non abbassarsi a fare la schiava, e a tenere duro per avere un lavoro non solo dignitoso, ma anche di qualità.

Caro Ministro Fornero,
sono una delle pochissime laureate italiane ad avere la fortuna di svolgere il lavoro per cui ha studiato e che ama, con un bel contratto (da aprile, finalmente) e anche con una buona retribuzione. Ho avuto l’enorme fortuna, dopo la laurea, di essere scelta per uno stage e di avere un padre che in quel momento ha potuto mantenermi a Bologna. Lei non ha idea di quante porte …
mi abbia aperto quello stage, nonostante, si fidi, abbia dovuto cambiare lavoro 5 volte da allora. Mi piace pensare di aver anche avuto del merito, per carità.
Credo però, o almeno per me è stato così, che il primo impiego indirizzi in maniera significativa il curriculum di un lavoratore. Ora Lei dice ai miei colleghi di non essere schizzinosi, di accontentarsi di un lavoro qualunque e di cercarne un altro dall’interno: a) questi discorsi li accetto al bar, non da un Ministro b) lo so che alla Bocconi vi insegnano la fede cieca nel “Mercato”, ma Le assicuro che il suo Mercato non è il nostro e non è mobile e spetta a Lei renderlo migliore (ne avevamo già parlato… era il 1946, si ricorda? Quel libretto, la Costituzione..) c) Io sono stata fortunata, quanti altri non lo sono? Ecco, Ministro, io vorrei che le nostre sorti dipendessero meno dalla fortuna e più da un sistema equo, formativo, funzionante e meritevole….che ci vuole fare, sono di sinistra, io.

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