Riconoscimento facciale, tecnologie predittive e codice morse al servizio di Stephen Hawking

hawking_matrE’ davvero incredibile pensare al grande bacino di possibilità che offre l’evoluzione dell’uomo. Quando poi sono le tecnologie vecchie e nuove ad essere in sinergia il brivido è ancor più forte. Diverse testate internazionali, tra cui il Newyorker, il Daily Mail, ma anche il Corriere in Italia, hanno riportato la notizia del nuovo sistema di interfaccia uomo-macchina utilizzato da Stephen Hawking per comunicare con il mondo esterno.

Stephen Hawking, è un matematico e fisico britannico, titolare della Cattedra Lucasiana all’Università di Cambridge, prestigioso incarico che fu nientemento che di Isaac Newton. Nasce 300 anni esatti dopo Galileo Galei e, nonostante una febbre contratta a 13 anni che lo ha letteralmente e inesorabilmente inchiodato sulla sedia a rotelle per una malattia degenerativa muscolare, la sua incredibile mente ha semplicemente … rivoluzionato la fisica.

Hawking è un cosmologo, cioé uno studioso dell’origine, della natura e delle dinamiche di evoluzione dell’universo. E’ un ateo convinto: sostiene infatti che l’idea di Dio non sia compatibile con l’attuale conoscenza del mondo. Da cosmologo, comprensibilmente, considera il creazionismo come una mera invenzione umana.

La vicenda di di Stephen Hawking è incredibile: uno scienziato del suo calibro, una vera miniera di informazioni, è costretto a comunicare con il genere umano attraverso una hawk_obama_5676028_origmacchina. La sua malattia gli consente di muovere pochi muscoli, tra cui quelli del viso. Hawking comunica con l’esterno attraverso un sistema di riconoscimento facciale, che gli consente di avviare e di interrompere il movimento di un cursore lungo le lettere dell’alfabeto, i numeri e i segni di interpunzione. In questo modo compone frasi una lettera alla volta. Possiamo appena immaginare quanto sia difficoltoso scrivere un discorso o un intero libro con una interfaccia che consente di comunicare alla velocità di circa cinque parole al minuto.

Sfortunatamente, la malattia di Hawking è degenerativa e la mobilità dei suoi muscoli è progressivamente sempre più ridotta. E’ una sfida nella sfida non solo per l’illustre scienziato, ma anche per i tecnici che realizzano il sistema di comunicazione. Hawking sta sempre peggio e, oggi, può scrivere alla velocità di una sola parola al minuto. Immaginate che per scrivere un articoletto semplice semplice come quello che state leggendo si impiegherebbero oltre sei ore.

A risolvere il problema, proprio all’inizio del 2013, è stata la Intel, azienda leader mondiale di costruzione di microprocessori per personal computer. Il brillante team ha adottato un sistema che mescola tecnologie nuovissime, come il riconoscimento facciale, e tecnologie ai primordi della rivoluzione industriale: il codice morse.

La nuova interfaccia, il cui sviluppo è iniziato nel 2011, riconosce un range di movimenti facciali più ampio. Con un impercettibile movimento delle guance, dei sopraccigli o della bocca Stephen Hawking comunica attraverso un codice basato su opportune combinazioni di presenza/assenza di segnale – praticamente il codice morse – le quali rappresentano lettere, simboli e segni di interpunzione. Il sistema è integrato con una particolare tecnologia predittiva che completa automaticamente la parola in corso di scrittura.

I tecnici della Intel sostengono che il brillante professore possa arrivare addirittura ad aumentare la velocità di comunicazione fino a dieci parole per minuto. E la cosa più interessante è che la loro stima si può addirittura ritenere molto prudente. I radioamatori di tutto il mondo, oggi, comunicano attraverso il Codice Morse a velocità variabili tra le 12 e le 60 parole per minuto, con una media che si attesta tra le 18 e le 20 parole per minuto. Questo video dimostra come sia possibile decodificare segnali in codice morse attraverso un semplice telefonino.

Ma l’evoluzione dell’interfaccia utente è “a tutto tondo”: perché è stata migliorata anche l’interfaccia vocale che, ora, suona meno metallica ed è più ricca di sfumature di intonazione. Stephen Hawking è entusiasta del nuovo sistema, come egli stesso commenta non rinunciando mai a un pizzico di compostissimo humour inglese:

Questo sintetizzatore è di gran lunga il migliore che ho utilizzato, perché varia l’intonazione e non sembra un androide. L’unico problema è che mi fa parlare con  accento americano.

Share
Questa voce è stata pubblicata in Scienza oggi, Uomini e Donne e contrassegnata con , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *