Giuseppe Biagi e la tenda rossa

nobile_copertina_bigLidiMatematici ha partecipato ad un convegno dedicato alla radiotelegrafia organizzato dall’Associazione dei Radioamatori di Genzano nella splendida cornice di Ariccia, nel cuore dei castelli romani. Una giornata dedicata alla radio, nel peculiare aspetto della radiotelegrafia amatoriale. I radioamatori si sono avvicendati a raccontare la propria radio: un complesso e sfaccettato mondo fatto di passione, di tecnica, e di soluzioni inventive spesso geniali.

Due ospiti d’eccezione hanno animato il simposio: il Generale Cremona, che ha raccontato della macchina Enigma, oggi conservata al Museo della Radio a Colleferro e Giuseppe Biagi, nipote omonimo del radiotelegrafista Biagi della spedizione di Umberto Nobile del dirigibile Italia al Polo Nord.

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Si è scritto e detto tanto della spedizione di Nobile, e dell’arditissimo progetto di esplorazione artica, di cui riassumiamo qui solamente i tratti salienti. Il volo del dirigibile Italia era inquadrato in un complesso programma di spedizioni di esplorazione del pack artico. Correva l’anno 1928 ed esplorare zone così impervie e

climaticamente complesse era una missione di difficoltà praticamente analoga ad andare sulla Luna.

Sappiamo come andò a finire: il dirigibile si schiantò sul pack appesantito dal ghiaccio, morirono 8 componenti dell’equipaggio e altri 8 soccorritori che tentarono di raggiungere l’accampamento, oggi noto come Tenda Rossa, con ogni mezzo.

A testimonianza degli innumerevoli atti di eroismo che hanno caratterizzato tutto l’equipaggio, il convegno di ieri ha regalato la possibilità di spendere diverso tempo con il nipote di Giuseppe Biagi, il radiotelegrafista che ha, di fatto, contribuito in modo determinante a salvare le vite dell’equipaggio della Tenda Rossa e di un eroico soccorritore che si schiantò con l’aereoplano nel tentativo di salvataggio.

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Giuseppe Biagi ha raccontato episodi particolarissimi della vicenda, meno noti e divulgati in parte solamente nella letteratura specializzata. Episodi che vale la pena sicuramente riportare come testimonianza in questo blog. Ad iniziare dalla tenda rossa, che non era rossa, ma color cachi. Fu colorata di rosso dai superstiti grazie alla scorta di anilina, un potente colorante che serviva nientemento che … a misurare l’altezza del dirigibile dal suolo.

Racconta Giuseppe Biagi che la procedura di misurazione altimetrica era quanto di più semplice ed efficace possibile. Due membri dell’equipaggio erano attrezzati con bottiglie di anilina, un cronometro ed una tabellina. Il cronometrista dava il via al lancio del colorante rosso, avviando la misurazione del tempo, quando la bottiglia tocca il suolo – una distesa di ghiacci bianca come il latte – lasciava una visibile chiazza rossa. A quel punto la misurazione del tempo veniva arrestata e, consultando l’apposita tabellina, era possibile stimare l’altezza dal suolo corrispondente. Furono proprio le bottiglie di anilina a colorare di rosso la tenda. Anche se, ricorda Biagi, dopo 48 giorni di permanenza sul pack il colore era praticamente scomparso. Ma tanto bastò a far ricordare la Tenda Rossa al genere umano.

La spedizione sul pack era innanzitutto scientifica, e sebbene i mezzi dell’epoca fossero certo ben lontani da quelli moderni, Nobile – che, racconta Biagi, era un vero genio – aveva ideato una serie di soluzioni brillanti. Come ad esempio la misurazione della profondità dell’acqua sottostante i ghiacci, dal dirigibile in volo. Sarebbe già complesso misurare la profondità dell’acqua sotto allo spesso strato di ghiaccio del pack, eppure Nobile aveva pensato a come farlo senza neanche atterrare con il dirigibile. Il Generale ideò una serie di contenitori di legno, con all’interno un dispositivo costituito da una gabbia, una spoletta, ed un pallone sonda. Lo schema operativo era molto simile a quello già adottato per la misurazione dell’altezza dal suolo. Un operatore lanciava il dispositivo costituito dall armatura in legno, gabbia interna, spoletta e pallone. Contemporaneamente, il cronometrista avviava la misurazione del tempo. Al primo impatto della cassa di legno esterna sul pack la spoletta per il contraccolpo veniva esposta e la gabbia interna affondava nell’acqua sottostante al pack. Al secondo impatto della spoletta sul fondale, il pallone veniva rilasciato. Quando il pallone riemergeva la misurazione cronometrica veniva interrotta e, tramite apposita tabella, si stimava la profondità del mare.

Le soluzioni tecniche adottate da Nobile sul dirigibile Italia erano piuttosto raffinate. Racconta Biagi che l’ancoraggio di un mezzo di quelle dimensioni, esposto ai venti e alle variazioni di pressione caratteristici di un clima così difficile, era una faccenda tutt’altro che banale. Un ancoraggio eccessivamente rigido avrebbe rischiato di danneggiare il dirigibile o la stessa ancora, a causa delle forti spinte ascensionali. L’ancora ideata dal Generale Nobile era costituita da una serie di pesanti sfere di ferro, di dimensioni calcolate appositamente. Quando il dirigibile ancorato a terra riceveva una spinta verso l’alto, l’ancoraggio si allungava portando in aria una ulteriore sfera di ferro. In questo modo, l’ancoraggio appesantito consentiva di trovare rapidamente un equilibrio tra spinta ascensionale e peso dell’ancora.

Riguardo alla radio che ha salvato l’equipaggio, una Ondina 33S operante stendarossa2ulla frequenza dei 9 Mhz, racconta Biagi che fu proprio Guglielmo Marconi ad insistere perché venisse imbarcata alla partenza. Ma il dirigibile Italia era già troppo carico e, nonostante Nobile avesse manifestato qualche perplessità ad appesantire ulteriormente la spedizione, alle insistenze di Marconi, Giuseppe Biagi decise di smontare la panca dove avrebbe dovuto sedersi durante il viaggio, e sostituirla con la cassetta di legno, un piccolo armadio in realtà, dove era contenuta l’Ondina. Fa venire davvero i brividi immaginare il telegrafista di bordo, seduto per tutto il viaggio su quella che si sarebbe poi rivelata essere la sua salvezza.

Dell’incredibile vicenda di coraggio, inventiva, intelligenza e passione sopravvive molto, ancora oggi. Tanto che oggi l’Associazione Radioamatori Italiani sta conducendo una campagna presso l’Unesco per il riconoscimento della telegrafia come Patrimonio dell’Umanità. I radioamatori di tutto il mondo conservano, custodiscono, ma anche sviluppano e tramandano la radiotelegrafia. I radioamatori intervenuti al convegno hanno avuto il privilegio non solo di ascoltare la testimonianza diretta di Giuseppe Biagi, ma di raccontare come ciascuno porti sempre con sé, oggi ad oltre 80 anni dalla vicenda della Tenda Rossa, la propria ricetrasmittente Ondina personale, frutto delle sperimentazioni di centinaia di migliaia di appassionati.

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7 risposte a Giuseppe Biagi e la tenda rossa

  1. bruno scrive:

    ciao ! Mi chiamo Bruno,sono un radioamatore Genovese ik1vhx che sta realizzando una riproduzione della Ondina 33 conservata in originale al museo dell’Arsenale di Spezia.Ho visto la vostra bella riproduzione ma ci sono un paio d’errori….la scritta al morsetto di terra CONTRAPESO ( serve doppia P ) e le viti che tengono chiuso il bordo del pannello frontale lato destro ( lato tasto telegrafico ) sono 2 contro le 3 dell’altro lato ( nell’originale ).

    Comunque un caro saluto e 73 !!!

  2. Ho avuto la fortuna , nel lontano 1978 , di conoscere personalmente il generale Umberto Nobile. Avrò parlato con lui per più di un’ora. Io nelle vesti del nipotino curioso; lui in quelle del nonno desideroso di riportare in superficie i suoi ricordi. Tante le domande che gli ho fatto e non solo sulla “mitica” Ondina 33-s. A proposito, ed è questa la domanda che rivolgo a Voi adesso, Giuseppe Biagi, il marconista, trasmetteva in codice Morse ? Grazie anticipate per la risposta.
    Saluti.
    Giuseppe Antolino

    • LidiMatematici scrive:

      Grazie Giuseppe per la preziosa testimonianza.
      Sicuramente Biagi era addestrato all’uso del tasto radiotelegrafico, allora, come oggi, la radiotelegrafia era il mezzo più efficiente per raggiungere grandi distanze con mezzi semplici, poco costosi e molto affidabili.
      Molto probabilmente fu ascoltato in fonia, visto che il morse richiede comunque professionisti addestrati. La radiotelegrafia veniva infatti usata per le radiocomunicazioni con le stazioni costiere e tra navi. Il dirigibile era una “aeronave” e, di norma, nelle comunicazioni terra-aria si utilizza al fonia (cioé a voce).

      • EZIO VERSACE scrive:

        Escludo che facesse uso della fonia. La fonia richiede un microfono, e soprattutto il triodo di cui era fatta l’ondina riesce solo ad oscillare : di solito si mette un’altra griglia per metterci una modulazione in trasmissione(che nel caso poteva essere solo modulazione di ampiezza, AM) .
        Il film La tenda Rossa è veritiero. Trasmettevano e ricevevano in grafia. La domanda da porsi e se avevano un oscillatore di nota per “modulare” la portante che ricevevano (che ti permette di trasformare la stessa in note udibili..)
        IK2BAE – Ezio

  3. EZIO VERSACE scrive:

    …ho dimenticato di specificare che l’Ondina era un semplice Hartley… un puro generatore di portante.

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