Violenza alle donne: è ancora emergenza

802936_800002_VIOLENZAL’8 marzo si avvicina, eppure l’emergenza del fenomeno della violenza alle donne c’è, ed è sempre assolutamente importante e drammatico. A poco sembrano valere i tanti momenti di riflessione, eventi, spazi dedicati dai media per parlare, comprendere e far conoscere questa preoccupante realtà.

E così, mentre meno di tre settimane fa l’evento One Billion Rising raccontava la violenza alle donne attraverso un flash mob planetario, il mondo continuava, e continua oggi a girare allo stesso modo. Il punto cardine del fenomeno della violenza alle donne è che, le donne, sono essenzialmente ridotte ad oggetto da possedere, consumare, da usare come rappresentazione di potenza e, perché no, da scambiare.

E’ di pochi giorni fa la notizia della iena Enrico Lucci che molesta, purtroppo non ci sono altri termini, la neo-ministra Maria Elena Boschi: “sei una figa strepitosa”. Donna come pezzo di carne, donna che si riduce ad “dispositivo” fisico, una cosa di cui disporre, appunto, a piacimento.

A Como, Lidia Nusdorfi viene ammazzata a coltellate dall’ex convivente. Motivo: la gelosia. Donne che, se non possono essere possedute, vanno eliminate, uccise, straziate. Ce ne siamo occupati tante volte su LidiMatematici, e non ci stancheremo di ripeterlo: la violenza alle donne è multiforme, non passa solamente per la violazione dell’integrità fisica.

Riproponiamo volentieri la Violence Wheel, che riassume come lo scopo della violenza sia essenzialmente il potere ed il controllo della donna. E non stupisce che a voler controllare, a voler disporre, siano raramente estranei, ma mariti, fratelli, coniugi, conviventi.
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La violenza non è solo fisica cioè fatta di percosse e violenze, anche sessuali, ma passa per le differenze di ruolo nella società in quanto genere femminile. Tutti i comportamenti atti a controllare la donna attraverso le minacce e coercizioni, il controllo economico, l’imposizione di privilegi maschili, l’uso dei bambini per colpevolizzare, la minimizazione, la derisione, il senso di colpa in generale, la negazione dei bisogni o dei sentimenti della donna, l’isolamento, gli abusi emotivi e l’intimidazione sono tutte forme di violenza.

E’ drammatico constatare, e vi invito a farlo, in quante coppie di coniugi, fidanzati, amanti, sia presente una o più dinamiche riconducibili assolutamente ad uno dei comportamenti rappresentati nella Violence Wheel. Quante coppie conoscete il cui marito usa i figli per incolpare la moglie “guarda tua figlia cosa combina”? Quanti mariti tengono all’oscuro le mogli dei propri guadagni e, in generale, dello stato economico della famiglia, centellinando loro i soldi per la spesa? Quanti fidanzati, mariti, deridono la compagna o moglie “non sei capace a far nulla” ? Quanti isolano, controllando movimenti e telefonate, le proprie compagne?

Fate questa semplice statistica, rimarrete sorpresi. Questi sono comportamenti che abbiamo visto attuare, se non addirittura attuiamo in prima persona. Comportamenti che rendono appieno il quadro della drammaticità del fenomeno della violenza alle donne. Fenomeno che esiste perché radicato nella nostra cultura.

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