Sulle orme di Alessandro Volta: costruiamo una pila

voltaAccipicchia, in tutto questo tempo mi sono reso conto di non aver dedicato neanche un post ad uno degli inventori che ha veramente cambiato il modo in cui viviamo. Sto pensando ad Alessandro Volta. Un italiano raro, che grazie genio, intuzione e intraprendenza, nel 1800 inventa un dispositivo pratico e relativamente semplice per generare elettricità: la batteria. Di origine nobile, era Conte, Volta è stato uno scienziato eclettico e si è dedicato a studi nei campi più variegati, dall’elettrostatica alla meteorologia, dallo studio del vuoto alla pila o batteria. E come non ricordarlo, oggi che la nostra vita è largamente dipendente proprio dalla sua invenzione. Basti pensare a cellulari, fotocamere, telecomandi, giocattoli e chi più ne ha più ne metta, non si fa certo fatica a capire l’importanza dell’invenzione del brillante scienziato italiano,

Nato a Como, nel 1745, compie un vero e proprio exploit, notevole per un cinquantenne del XVIII secolo. Nel 1774 riceve la nomina di professore di fisica alla Scuola Reale di Como, ed è in quell’anno che metterà a punto la sua prima invenzione: l’elettroforo, un dispositivo che produce elettricità statica. Sempre nella meravigliosa cornice comasca, Volta studia e sperimenta l’elettricità atmosferica e, nel 1779, prende la cattedra di fisica presso l’Università di Pavia. Di lì, a brevissimo, inventerà la pila.

Un’idea dalla semplicità disarmante: alternando dischi di zinco e rame, inframmezzati da cartone reso opportunamente acido, Volta scopre il modo di produrre corrente elettrica. Il primo caso di realizzazione di un dispositivo affidabile che genera costantemente corrente. Celebre fu la sua disputa con Galvani, il quale restava convinto che la corrente provenisse dal tessuto animale, grazie ai suoi altrettanto celebri esperimenti sulle rane.

Volta sostiene invece che l’elettricità viene generata per contatto di metalli diversi, grazie alla ionizzazione degli atomi periferici, posti a contatto, i quali avviano un flusso di scambio di elettroni che si attenua nel tempo man mano che i due metalli saturano la mutua capacità di trasmettersi elettroni. Il liquido frapposto tra i due materiali funge da mezzo di trasmissione, rendendo maggiormente omogenea l’area di contatto e fornendo contemporaneamente, grazie all’acidità, un mezzo di rigenerazione dello squilibrio elettrico tra i due materiali.

Ironia della sorte, sia Volta che Galvani avevano ragione, oggi la biologia ha dimostrato ampiamente come un fenomeno simile a quello della batteria avvenga all’interno dei tessuti animali. Ma, tant’è, i due brillanti geni hanno – di fatto – donato all’umanità intera risultati scientifici notevolissimi.

Vi propongo, per celebrare il grande scienziato, un esperimento per realizzare una pila casalinga, assolutamente sicuro. Ci occorre il seguente materiale:
– monete di vario taglio, da 5 centesimi, 50 centesimi, 2 euro
– scottex
– succo di limone
– un tester

Imbevete abbondantemente un pezzo di scottex, ripiegato su sé stesso, e frapponetelo tra le monete. Meglio iniziando con due monete di materiale diverso. Accendete il tester ed impostatelo sulla misurazione del voltaggio in fotocorrente continua. Appoggiate i puntali rosso e nero sui due lati della pila costituita dalle due monete con lo scottex imbevuto nel mezzo.

Leggendo la misurazione sullo strumento, troveremo che, modificando i
materiali o aumentando il numero di elementi, la nostra pila presenterà ai capi una certa differenza di potenziale, segno che nell’intero sistema sta scorrendo corrente. Nell’immagine a destra, con due monete da 50 e 5 centesimi e lo scottex intriso di limone si ottengono ben 0.27 V.

L’unità di misurazione? Volt, in onore del nostro illustre concittadino.

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