Quando la banca ti fa incassare

assegniSono diversi mesi che ho un rimborso di un acquisto da Amazon.de, una bazzecola da 17,30€ arrivata a mezzo assegno estero. Poteva andare bene secondo voi? Ovviamente no: per incassare quell’assegno devo pagare almeno 130€.

Allibiti? Ecco, pure io. L’impiegato mi dice chiaro che questa “è la procedura”. Va da sé che, ora di pranzo o no, ho preteso di parlare con il direttore, il quale mi rimanda al foglio informativo. Esamino ‘sto benedetto foglio informativo e non trovo traccia di questa assurda gabella: come è possibile che per incassare un assegno di meno di venti euro ne devo pagare più di cento? Se bastano. Dopo una breve colluttazione, verbale si intende, arriviamo ad avere il foglio informativo “giusto”, che illustra con dovizia di particolari questa procedura, dal famigerato nome di post incasso.

Leggo, e finalmente capisco: l’incasso di assegni esteri segue un iter tutto particolare. Infatti l’assegno che ho ricevuto dalla banca tedesca dovrebbe essere “anticipato” dalla mia banca e, questa, per tutelarsi dal potenziale mancato incasso, mette in piedi una procedura complessa e costosa, naturalmente pagata dal cliente, che consiste in soldoni in ricevere l’assegno, imbustarlo, spedirlo alla banca origine via corriere, attendere che la banca origine lo riconosca e corrisponda l’importo dell’assegno e, solo allora, pagare l’assegno al cliente.

Tutto l’iter dura circa tre mesi e, nel frattempo, vede il cliente addirittura anticipare il costo dell’intera operazione. Tutto questo per non far correre alla banca del cliente il rischio di impresa di anticipare la somma. A quanto ammontano questi costi? Nel caso della mia banca:
– Commissioni di incasso: 3 per mille, min 25,5€ max 155€
– Commissioni di accettazione: 3 per mille, min 25,5€ max 155€
– Diritto fisso di intervento: 15,5€
– Rilascio dichiarazione avvenuto pagamento: 15,5€
– Delega messa a disposizione: 15,5€
– Invio plico a mezzo corriere: 38,8€

Quindi, per incassare 17,30€ tra 90 giorni dovrei pagare, subito, 136,30€.

Il disegno è chiaro: è in atto da diverso tempo una politica di spalmare sull’utente finale il rischio di impresa, e questa vicenda non fa eccezione. Come è finita? “Consoli, le facciamo un accredito Salvo Buon Fine, se la banca tedesca non paga, le richiediamo indietro i soldi“.

Verrebbe da dire, stia tranquillo, direttore, per diciassette euro non vado fallito, io, ma in tutta questa vicenda è importante sottolineare che le vere vittime non solo solamente i clienti, ma gli stessi dipendenti. Infatti, in questa assurda corsa ad accaparrare quanto più possibile da clienti e dipendenti, l’unica a vincere è la banca.

Perché, nel frattempo, l’impiegato dello sportello, molto cordiale e disponibile, era affogato in altri lavori perché oberato dalla riduzione del personale, ormai quasi mezz’ora dopo la fine del turno, ed il direttore era lì, con l’ennesimo cliente imbufalito, a difendere l’indifendibile.

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