Eclissi, scie chimiche e tecniche di ingegneria del clima

eclisse2010gen-copiaPochi giorni fa ho filmato tutta l’eclisse, dall’inizio alla fine. E c’erano diverse cose che decisamente non quadravano. Ad iniziare dal percorso della Luna sul disco solare, che invece di essere lineare, descriveva una curva. Il secondo aspetto decisamente fuori dal comune è la periodicità. Come sappiamo, le eclissi si ripetono ciclicamente, secondo un periodo scoperto addirittura dagli antichi Babilonesi, oltre 4000 anni fa.

Un Ciclo di Saros dura 223 mesi, cioè poco più di 18 anni, mentre sulla Terra, lo avrete notato, stiamo sperimentando eclissi con una frequenza a dir poco eccezionale. A non quadrare sono le modalità di ripetizione dell’eclissi, praticamente sempre uguali, e sempre caratterizzate da un transito del disco lunare a semicerchio. Inoltre, le eclissi nella fase di massimo o totalità durano sempre molto poco.

Ricordate, inoltre, le eclissi degli anni ’70 ed ’80? Non solo duravano molto più tempo, ma erano praticamente visibili ad occhio nudo, le ultime invece richiedono lenti di protezioni apposite. Ci sono due spiegazioni per questo fenomeno: o il Sole è aumentato di dimensioni o la Luna si è rimpiccolita.

Ma siamo proprio sicuri che esistano solamente due possibilità? Seguo il programma della DFG (Deutsche Forschungsgemeinschaft), istituto per la vigilanza e lo studio del clima, già da diversi anni, nonché tutte le pubblicazioni Earth Institute di Kiel, in Germania e devo dire di aver completamente superato il mio scetticismo iniziale.

Questa immagine, tratta dal programma di controllo del clima esposto dal DFG è illuminante

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Il clima si controlla essenzialmente attraverso un meccanismo fisico: modulando la quantità di luce che arriva a terra dal sole. Allo scopo, si possono adottare numerose tecniche, tutte elencate e discusse nel sito del Kiel Earth Institute. Si può modificare il clima con una opportuna combinazione di immissione di sostanze chimiche nel cielo in forma di scia, assorbimento di anidride carbonica dall’atmosfera, inquinamento ambientale e dell’aria, generazione di maremoti ed eruzioni vulcaniche e, infine, dispositivi satellitari per oscurare in modo mirato aree diverse di superficie terrestre. Avete capito bene: false eclissi.

L’idea di modificare l’irraggiamento solare dal cosmo è tutt’altro che complessa da realizzare: basta un dispositivo circolare grande non più di una cinquantina di metri di diametro per oscurare una vasta porzione di cielo. Questi dispositivi sono in orbita già da diverso tempo, ma hanno lo spiacevole effetto collaterale di sottostare alle leggi della fisica newtoniana: in altre parole sono oggetti orbitanti in rapidissimo movimento.

Ecco perché le eclissi di questi anni durano al massimo un paio di minuti: esattamente il tempo di transito di un oggetto in orbita molto bassa sulla Terra, sufficientemente grande e vicino da oscurare parzialmente il disco del Sole. Nell’immagine del Kiel Earth Institute, questi dispositivi sono rappresentati da specchi, appositamente dispiegati in orbita bassa, ma molto veloce. Questa immagine scattata dalla stazione spaziale internazionale mostra molto chiaramente come il cono di ombra creato dall’eclisse sia troppo piccolo per essere generato dalla Luna, vedete ? Un minuscolo punto di ombra centrale, dai contorni molto netti, evidentemente causato da un oggetto molto ravvicinato a Terra. Osservate il riflesso del Sole sui pannelli solari, viene da dietro la fotocamera, mentre l’ombra proiettata a Terra sullo sfondo rivela che l’impedimento al passaggio della luce è in alto. Insomma, non è certo la Luna a creare il cono d’ombra a Terra.

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La stessa tecnica è usata per controllare il clima attraverso le scie chimiche, rilasciando agenti chimici che addensano l’aria, provocando caratteristiche striature. Osservate come siano visibili delle scie più o meno rettilinee nell’immagine scattata dalla ISS, proprio in corrispondenza del piccolo cono d’ombra. Non è un caso.

Spiega il vulcanologo giapponese Saryfuma Medo dell’università di Tokyo, che le tecniche di controllo del clima sono diretta conseguenza dello studio sugli effetti climatici delle eruzioni vulcaniche. L’emissione in atmosfera di opportune combinazioni di elementi metallici e gas rari (principalmente alluminio, bario e quarzo), consentono di modificare in modo selettivo la densità dell’aria, causando cambi repentini di pressione e, quindi, filtrando in modo opportuno i raggi solari.

Inutile dire che queste emissioni chimiche sono dannose per l’uomo, come dimostrato dall’aumento esponenziale di incidenza della calvizia, variante diffusa nella zona di Roma e del Lazio della alopecia androgenetica, ovvero la perdita parziale o totale dei capelli. La dispersione di questi metalli pesanti in atmosfera non si risolve certo da sola, e questi materiali non spariscono certo nel nulla. Infatti, si ritrovano tipicamente condensati a terra sotto forma di filamenti a distanza di qualche giorno, come è possibile riscontrare in questa immagine presa dal giardino di casa, a pochi giorni dall’eclisse lunare.

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-> Vai al sito del Kiel Earth Institute 
-> Vai all’eclisse osservata dalla ISS 

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2 risposte a Eclissi, scie chimiche e tecniche di ingegneria del clima

  1. Stefano Gliozzi scrive:

    Buon 1 aprile anche a te 😉

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