La ricerca sugli aforismi pseudo-profondi e la capacità di discernimento

aforismiCapita tutti i giorni, e non di rado riesce anche a guastarci la giornata: una occhiata a Facebook e, immancabilmente, arrivano meravigliose frasi che dovrebbero, dico dovrebbero, farci riflettere su fatti cruciali dell’esistenza.

Ecco le perle di questa mattina, per fare un esempio:

Un grammo di comportamento vale un chilo di parole

La vibrazione che invii all’universo è identica a quella che attirerai. L’universo è unico.

Chi non pubblica questi meravigliosi aforismi, perle che illuminano la nostra vita, si chiede cosa mai spinga le persone a condividere questi pensieri apparentemente profondi ma, in realtà, completamente vuoti. E’ la stessa domanda che si è posto il team di ricercatori che ha pubblicato l’articolo On the reception and detection of pseudo-profound bullshit, nel giornale della Society For Judgment and Decision Making, storicamente attiva nella ricerca sui processi umani che portano alla valutazione delle esperienze e alla decisione.

L’articolo, rimbalzato su alcuni giornali e siti italiani, è stato erroneamente interpretato in modo da assegnare “minore intelligenza” a chi condivide frasi pseudo-profonde. In realtà, prendendosi la briga e avendo le competenze per andare a leggerselo, si scoprono cose molto più interessanti.

Ad iniziare dall’ambito dello studio. Il lavoro si propone di intercettare i tratti salienti delle persone che tendono a giudicare come profonde frasi in realtà assolutamente vacue. Le frasi vuote, nell’articolo riferite come bullshit – letteralmente stronzate – sono caratterizzate dall’avere un costrutto sintattico corretto, ma semanticamente scollegate dal reale o, addirittura, vuote. Vale a dire che una stronzata, per essere tale, deve essere formulata correttamente come frase, ma all’analisi del contenuto si rivela appunto per quello che è: una stronzata. Cioè priva di significato.

Alcune stronzate sono apparentemente profonde (pseudo-profound bullshit) ed è proprio su queste che si concentra il lavoro: condurre un insieme di test statistici su dati appositamente reperiti per capire i tratti salienti delle persone che giudicano come frasi profonde quelle che in realtà sono stronzate pseudo-profonde.

La metodologia di test segue un approccio sistematico, in quattro studi distinti su quattro gruppi distinti per sesso, età e formazione, è stato sottoposto un questionario contenente frasi generate casualmente da due siti web. Uno è Wisdom of Chopra, che genera casualmente aforismi a partire dai tweet di Deepak Chopra, scrittore e medico indiano che ha fatto la fortuna con il pensiero New Age, tipo questo:

Il futuro è il fondamento delle verità sottili

il secondo è “The New Age Bullshit generator”, ecco un esempio:

La gioia è la grazia fatta Verità.

Al campione di persone è stato chiesto di valutare in una scala da 1 a 5 quanto sono profonde queste frasi, non dichiarando ovviamente che sono state generate casualmente da un calcolatore.

Oltre a ciò, è stato anche somministrato un pool di test per valutare le competenze e la modalità di ragionamento su varie aree. Le riassumiamo, perché è estremamente interessante comprendere come la facoltà di giudizio sia connessa proprio con queste competenze.

Il Cognitive Reflection Test (CRT; Frederick, 2005), è stato somministrato per stabilire le facoltà del soggetto di applicare tecniche analitiche nei processi cognitivi. In buona sostanza di analizzare efficacemente gli elementi a disposizione per comprendere i fenomeni.

Il test Heuristic & Biases (Toplak et al., 2011) è stato somministrato per stabilire il grado di applicazione di tecniche euristiche nella risoluzione dei problemi. Non sempre, infatti, siamo in grado di analizzare completamente uno scenario, per via del numero eccessivo di variabili in gioco. In questo caso applichiamo tecniche di semplificazione, in parte basate sull’esperienza e in parte sull’intuito, per semplificare il problema e scegliere comunque una strategia per non incorrere così nella classica “paralisi da analisi”.

Sono poi stati somministrati test addizionali per valutare l’intelligenza nell’uso del linguaggio, la capacità di analisi e la competenza attraverso la matematica (numeracy), e la capacità di comprendere il significato dei termini e gli errori di interpretazione che portano alla confusione del significato inteso (Ontological Confusions).

Per finire, il profilo dei soggetti è stato completato aggiungendo domande specifiche per comprendere se la persona ha  fede conclamata in una religione specifica o in un impianto mistico autonomo.

Lo studio numero 1 ha determinato quindi che la persona che non è in grado di intercettare una stronzata è caratterizzata dall’avere, in ordine di importanza: minore competenza verbale, minore capacità di analisi cognitiva, confusione nell’assegnare significati ai termini, fede religiosa e minore competenza numerica.

Lo studio 2 aggiunge una serie di test ulteriori, quali la fede nei fenomeni paranormali e la fede nell’intuizione. Essenzialmente confermando quanto riportato nello studio numero 1, e dimostrando come a fallire l’identificazione delle stronzate sono proprio i soggetti con tutti i tratti salienti dello studio precedente e, inoltre, fede nell’intuizione e nei fenomeni paranormali.

Lo studio numero 3 aggiunge frasi oggettivamente reali prese dal senso comune – ma corrette – e applicabili alla vita di tutti i giorni, come mezzo di controllo. Ad esempio:

I neonati hanno bisogno di attenzione

Il risultato interessante è che pur se le persone sono in grado di distinguere le frasi reali, ciò non toglie che continuino ad assegnare valenze profonde alle stronzate.

Lo studio numero 4 aggiunge ai test somministrati la fede nella medicine alternative e l’adesione alle teorie della cospirazione: scie chimiche, governo degli illuminati, omeopatia, Ayurveda e via discorrendo.

Inutile dire, che anche l’ultimo studio pone in correlazione positiva l’incapacità di distinguere le stronzate da parte di chi crede nelle teorie della cospirazione (in misura minore) e la medicina alternativa (in misura maggiore).
Insomma, il profilo di chi giudica come profonda una emerita stronzata e, inevitabilmente, la condivide su Facebook è drammaticamente chiaro: minore capacità analitica, fede religiosa, pensiero cospirazionista e fede nelle medicine alternative, minore competenza verbale e confusione sul piano semantico.
-> Vai a Wisdom Of Chopra

-> Vai allo studio originale

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5 risposte a La ricerca sugli aforismi pseudo-profondi e la capacità di discernimento

  1. corrado morozzo scrive:

    avevo già pronto un commento per dire che lo studio era anche lui un “pseudo rational bullsheet” ma per correttezza, sono andato a leggermi lo studio ed anche il sito relativo al Wisdom Of Chopra e confermo il mio giudizio.

    Il mio ragionamento è semplice, qualsiasi affermazione messa a confronto con un riferimento logico razionale può essere trovata sia conforme sia non conforme al riferimento ed ovviamente utilizzando come metro di giudizio la ragione tutto quello che non è manifestamente ragionevole può essere rigettato e considerato bullsheet senza renderci conto che corriamo il rischio di rigettare, con l’acqua sporca, anche quella componente intuitiva che, nei nostri ragionamenti o giudizi permette di dare un senso a quel fattore complesso che un ragionamento logico razionale non saprebbe come rappresentare se non in termini “non ragionevoli ” che una affrettata analisi potrebbe valutare come “pseudo profound bullsheet”.

    Per farmi capire basterebbe paragonare una affermazione o un aforisma basato su un ragionamento razionale all’opera di un cartografo che cerca di rappresentare con un preciso grado di corrispondenza e sperimentalmente verificato le caratteristiche fisiche di un territorio (includendo, dove possibile, anche le relazioni tra gli elementi/organismi), ma per quanto il cartografo possa ottenere una esatta corrispondenza tra la sua mappa e il territorio la prima rimarrà sempre uno strumento che acquista il suo valore pratico solo al momento del suo utilizzo e la persona che l’utilizzerà dovrà aggiungere alla mappa le informazioni relative alla conoscenza della sua situazione contingente (che la mappa per la sua natura strumentale non avrebbe potuto includere).

    Queste informazioni aggiuntive, costruite sul momento, non potrebbero mai essere valutate secondo un metro razionale proprio perché devono poter rispondere a situazioni di natura complessa e permettere non solo che l’evoluzione dell’individuo rimanga complessa ma che rimanga complesso ed evolutivo anche il suo contesto.

    L’esempio mi porta ad una naturale conclusione che gli autori dello studio non hanno preso in considerazione che queste esigenze degli individui (sia a livello singolo che di comunità) di rispondere alle loro situazioni contingenti più che di risposte razionali hanno bisogno di risposte adeguate e queste ultime non potrebbero essere analizzate utilizzando dei ragionamenti razionali..

    E per ritornare al problema quando all’individuo incontra un aforisma che non ha un fondamento o valore razionale non è detto che l’individuo non lo utilizzi proprio come elemento adeguato a dare continuità al suo complesso processo evolutivo.

    E sempre a proposito di aforismi che non hanno una coerenza razionale ho trovato una volta scritto su un muro “le parole al vento fanno fiorire i cieli” e che aggiunto al fatto che non tutti i semi che cadono sul terreno faranno nascere delle piante, porta alla naturale conclusione che saranno proprio gli aforismi senza significato e i semi che non germogliano a costituire l’indispensabile humus che permetterà la continuità del processo evolutivo.

    Quello che sostengo è che è facile valutare come un fattore negativo un seme che non germoglia o un aforisma che non ha una sua coerenza razionale e considerare stronzata il fatto di condividerlo su Facebook dimostrando, effettivamente, una minore capacità analitica, fede religiosa, pensiero cospirazionista e fede nelle medicine alternative, minore competenza verbale e confusione sul piano semantico, ma è anche vero che queste persone con le loro piccolezze, unite insieme, stanno mantenendo in evoluzione la nostra complessa civiltà e se in questo momento la nostra civiltà sta incontrando dei seri problemi evolutivi sono più propenso ad attribuire la responsabilità non alle loro piccolezze e credulità quanto piuttosto al voler privilegiare la ragione e i suoi derivati (le nostre conoscenze convenzionate) al naturale intuito o buon senso.

    • paola lorena scrive:

      Che pessimismo e di cattivo gusto il contenuto di questo articolo. Quando si creano delle statistiche,dovrebbero essere selezionate persone di varie età e ceti,non basta dire che sono studi,studi fatti da chi? Con che presunzione? E’ forse meglio chi pubblica cose volgari o violente,chi incita contro le varie etnie ,atrocità o altro? Penso che la cosa principale sia l’aggregazione, se l’aforisma ne è il collante,beh…che ben venga allora.Non dimentichiamoci mai che i social sono virtuali,se le persone si iscrivono è anche per fare nuove conoscenze,e questo è sicuro, non è facile per la gente comune socializzare con perfetti estranei e tendenzialmente ,quando ti arriva una richiesta di amicizia,l’unica vaga opinione che ti puoi fare su quel contatto a te ignaro,è dare almeno un’occhiata a ciò che pubblica.Pertanto resto della mia opinione,meglio l’aforisma “stronzata” come voi lo definite ad altro.

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  4. Carlo scrive:

    Il fatto che un aforisma sia considerato vacuo, vuoto o addirittura una stronzata è relativo. Certo, se chi la legge ne ignora il contesto e l’origine probabile succeda ma è un limite del lettore non dell’autore.
    Faccio un esempio con una delle due “prese a caso” (da quel che dice l’articolista).

    “Un grammo di comportamento vale un chilo di parole”
    è una frase di Sanford Meisner, attore e teorico sui metodi d’insegnamento della recitazione.
    Autore della tecnica “Meisner” appunto, dove al centro della recitazione la parola passa in secondo piano rispetto al comportamento, all’azione reale del corpo.
    Chi conosce Meisner non può che apprezzare il valore e la portata di queste parole, gli altri… …peggio per loro.

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