Alta Fedeltà … fatta in casa

IMG_8807Torniamo ad occuparci, a distanza di quasi un anno, del Raspberry PI: un piccolo computer ma solo nel nome. L’idea di costruire un computer completo ma dal bassissimo costo nasce in seno al laboratorio di Informatica di Cambridge, esattamente dieci anni fa. Era il 2006 e un team di giovanotti intraprendenti e dalla lungimiranza notevole – Eben Upton, Rob Mullins, Jack Lang e Alan Mycroft – inizia a pensare al modo di contenere la diminuzione di interesse per l’informatica, via via crescente da parte dei giovani di tutto il mondo.

Questo scarso interesse si riflette anche, incredibile a credersi, sui ragazzi in ingresso alla stessa facoltà di informatica di Cambridge. Così, mentre il tipico ragazzo degli anni ’90 all’atto dell’iscrizione aveva già solide competenze riguardo ai computer, dagli anni 2000 e fino ad oggi la situazione è già completamente sovvertita, con la maggior parte dei nuovi iscritti che hanno appena deboli competenze nella programmazione.

Sicuramente da una parte il problema risiede nel costo dei computer moderni che, sebbene in diminuzione, è spesso percepito come eccessivo, soprattutto per le nuove generazioni che privilegiano l’uso di smartphone e tablet. Oggetti belli ed utili, sicuramente, ma che non nascono certo per essere programmati. Piuttosto, usati.

E così che entro il 2008 inizia a vedere la luce una idea semplice, ma complessa da realizzare: usare i processori attualmente disponibili per cellulari e smartphone per realizzare un piccolo computer basato su Linux: nasce Raspberry PI.

A dieci anni di distanza le applicazioni per Raspberry PI spaziano dalla robotica alla automazione, dalla demotica all’informatica generale, con tanto di suite di sviluppo complesse e diversificate, tanto da convincere Stephen Wolfram a rilasciare una copia praticamente completa e gratuita del suo celebre Mathematica. Ci occuperemo della storia di questo software in un post apposito, perché è essenzialmente una vera e propria miniera di funzioni dedicate al mondo della scuola e dell’università, dalla matematica pura alla ricerca applicata.

Oggi Raspberry PI è arrivato alla versione 3 ed è a tutti gli effetti un computer completo, praticamente ineguagliabile in quanto a rapporto prezzo / prestazioni. Con soli 35$ ci si porta a casa praticamente una piattaforma in grado di seguirci lungo tutto l’arco del curriculum scolastico e, comodamente, anche al lavoro.

A dimostrazione della versatilità di questo incredibile gioiellino ci occupiamo di una sua IMG_8810applicazione molto particolare: ovvero nell’ambito dell’alta fedeltà. Oggi lo sviluppo di hardware e software per il raspberry è talmente ricco che si trova praticamente di tutto, compreso un convertitore analogico / digitale dalla qualità degna di soddisfare anche l’audiofilo più esigente.

Ho realizzato un DAC completo su base Raspberry PI versione 2 usando la scheda HifiBerry DAC+ in versione Pro, dal costo di poco meno di 40€. Un piccolo gioiellino basato su DAC della Burr-Brown, in grado di arrivare a 192kHz/24bit con connettori dorati e doppio clock dedicato on-board per i bassi ed alti sample rate.

Con sorgenti non compresse i risultati sono sorprendenti in tutti e tre i parametri dell’audiofilo: timbrica, dinamica e soundstage sono degni di componenti ben più blasonati e dal costo di decine di volte superiore.

Davvero poca spesa e tanta resa per un progettino da realizzare in casa, meglio ancora se con i nostri ragazzi.
-> Vai alla Raspberry foundation
-> Vai ad Hi-Fi Berry

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