Scie Chimiche: la nuova Caporetto della cultura scientifica Italiana

chemtrails-2-1Grazie alla potentissima cassa di risonanza fornita dai social network, continua ad affascinare la grande massa una delle teorie più prive di fondamento scientifico e, forse proprio per questo, amata: le scie chimiche.

Chi decide di credere a questa idea è convinto che il clima si possa controllare attraverso un principio basato sulla fisica dell’atmosfera, dosando in modo opportuno un mix di sostanze chimiche nel cielo. Queste sostanze andrebbero necessariamente rilasciate in quota, quindi da aerei di linea, con lo scopo di regolare l’assorbimento di anidride carbonica nell’atmosfera e controllare in questo modo il clima.

Le scie chimiche stanno assurgendo al livello dele più clamorose teorie complottistiche, con un triste primato di forte adesione anche nel nostro paese. L’Italia è infatti uno dei paesi in cui la teoria delle scie chimiche trova largo riscontro, grazie ad una scarsissima diffusione della cultura scientifica. A tutti gli effetti, una teoria del complotto.

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Teoria che, curiosamente, nasce nella metà degli anni ’90 negli Stati Uniti, proprio all’interno della US Air Force.
A parlarne per la prima volta è stato un delirante articolo dal titolo Force Multiplier: Owning the Weather in 2025, in cui si illustra il processo di controllo del clima che dovrebbe portare nientemeno che alla “dominazione del cielo” da parte degli Stati Uniti d’America. Un obiettivo da centrare entro l’anno 2025. Nonostante la assoluta inconsistenza di questa teoria, da allora è rimasta latente nella cultura generale per poi vedere una vera e propria esplosione di consensi a venti anni di distanza, putroppo grazie anche ai social network. Già il titolo la dice lunga sulla qualità scientifica dell’articolo – Moltiplicare la forza di interdizione: come prendere possesso del clima entro il 2025.

E ho detto tutto, come direbbe Totò.

L’idea di controllare il clima mondiale attraverso scie di sostanze chimiche, nell’atmosfera, tra cui metalli pesanti, è necessariamente basata sul “consenso” delle compagnie di navigazione aerea, ovvero mediante l’ausilio degli aerei di linea. In un paese come il nostro, praticamente privo di cultura scientifica, una idea del genere attecchisce facilmente, nonostante basterebbero poche, immediate e semplicissime considerazioni per smontarla: un aereo può rilasciare una scia larga al massimo due volte la propria fusoliera, ovvero circa 6 metri nel caso degli aeromobili più grandi come il Boeing 777.

Con un rapidissimo conto si ottiene che, per coprire una zona grande come il Lazio, occorrerebbero oltre un paio di decine di migliaia di scie chimiche. Con tutto lo sforzo possibile, sarebbe necessario un numero di velivoli sterminato per saturare anche solo localmente una zona geografica.

Non regge, chiaramente, neanche l’idea che gli aerei “ripassino” sugli stessi luoghi: ventimila scie chimiche al ritmo di una al giorno nello stesso luogo necessitano di 54 anni. Decine al giorno di 5 anni, e così via. La teoria poi naufraga definitivamente considerando che gli aerei di linea sono costretti a ripassare sempre negli stessi punti: quote e direttrici sono infatti fissate in modo rigidissimo dall’ENAV. Ma questa considerazione richiede una capacità analitica una tacca più in alto.

Che questa teoria attecchisca fa comodo ai più furbi, in questi anni, anche nel nostro paese, fioriscono per numero e diffusione iniziative pseudo-scientifiche decisamente poco trasparenti: conferenze, seminari e siti web a pagamento e infarciti di pubblicità.

Un quadro che dovrebbe far riflettere. Dovrebbe, appunto.

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