Cinque anni e un fitness tracker per ritrovare la forma fisica

fitness_2In principio era il semplice contapassi, poi le aziende di console di videogiochi hanno fiutato l’affare, Nintendo e Microsoft in pole position. Erano gli anni immediatamente successivi al 2010 e titoli come Wii Fit, EA Sports Active, Kinetick Tracking iniziavano ad entrare nelle nostre case assieme ad accessori appositamente dedicati per il monitoraggio della attività fisica, come la famosa pedana Nintendo Balance Board. Un vero e proprio assistente virtuale con velleità di Personal Trainer.

Di lì a pochissimo, grazie anche all’esplosione del fenomeno degli Smartphone al livello planetario arrivavano le prime App dedicate: Runtastic, MyFitnessPal, Polar Beat, Nike+ con funzionalità che aprivano la porta al fitness tracking vero e proprio: tracciamento della attività fisica, assunzione di calorie, ciclo sonno-veglia, solo per citarne alcune.

Con miliardi di smartphone in giro per il pianeta, è stato un attimo a compiere il balzo in
avanti e il mercato ha visto affacciarsi, dapprima timidamente, poi in modo decisamente pervasivo, personal wearables come i bracciali Jawbone e Fitbit e, infine, il terremoto Apple Watch.

I grandi colossi che avevano aperto il mercato come Polar e Nike faticavano a stare al passo, soprattutto la seconda, ma solo per poco. Il bracciale Polar Loop è stato un best seller, assieme alla inossidabile Fitbit.

Ma questi dispositivi servono veramente? In questo articolo vi racconto la storia del mio caso personale, ma anche di uno studio condotto da tre ricercatori inglesi, rispettivamente delle Università di Lancaster, Nottingham e Bath che dimostra come la motivazione sia un elemento centrale per l’efficacia di questi oggetti.

Personalmente ho iniziato nel 2011, acquistando un cardiofrequenzimetro Polar FT60 ft60_accessper la misurazione dell’attività fisica e la pianificazione dell’allenamento, grazie al programma Star e la Nintendo Balance Board per complementare l’attività fisica – arti marziali – due volte a settimane.

ALl’epoca pesavo 82 kg per 1.77 centrimetri, dieci kg abbondanti sopra al peso forma. Di decisa efficacia si è rivelato il cardiofrequenzimetro Polar con annesso programma di allenamento, consentendomi di monitorare le calorie spese durante l’allenamento da un lato, e dall’altro di modulare l’attività fisica secondo un piano settimanale mirato allo specifico obiettivo di perdere peso. Allo scopo, si è rivelata essenziale la possibilità di monitorare l’attività cardiaca in tre fasce distinte, bassa, media ed alta con limiti variabili secondo l’età e automaticamente calcolati dal dispositivo.

1935842_1140824774401_3186520_nLa pedana si è rivelata un acquisto di difficile utilizzo e di scarsa efficacia ai fini del fitness mirato alla perdita del peso, ed è stata prontamente relegata alla sua migliore applicazione: il gioco in famiglia, momenti comunque divertenti per tutta la famiglia.

E’ così che ho perso i primi sette kg, scendendo da 82 a circa 75. Un risultato sicuramente importante, ottenuto principalmente grazie alla motivazione, motivazione che senza l’adeguata guida fornita dal cardiofrequenzimetro Polar sarebbe stata difficilmente sostenibile.

Ben presto ad essere veramente intenzionati a tornare in forma, si comprendono fitness appsrapidamente due cose. La prima è che forma fisica non vuol dire perdita di peso, e per ottenere entrambe è fondamentale una adeguata consapevolezza della propria alimentazione. Ho trovato di grande impatto la app MyFitnessPal, che – oltre a tenere traccia dei parametri caratteristici della forma fisica, e cioè il peso – consente di tracciare in modo semplice la quantità di grassi, carboidrati e proteine contenute negli alimenti che mangiamo.

L’adozione di MyFitnessPal è stata essenziale non tanto per tenere sotto controllo le calorie ingerite, calibrate appositamente per le calorie spese secondo quanto tracciato dal cardiofrequenzimetro Polar, ma soprattutto per la consapevolezza delle composizioni degli alimenti. E c’è veramente da restare impressionati quando vediamo oggettivizzate lì, davanti a noi, tutte le nostre abitudini errate: eccesso di bevande gassate, zuccheri, insaccati, merendine, succhi di frutta. Era il novembre del 2011 e la mia registrazione MyFitnessPal riportava 75,2 kg. Per il maggio dell’anno successivo ho centrato il peso forma, facendo fermare l’ago della bilancia ai 72 Kg cercati.

Va da sé che il processo di perdita del peso è sicuramente difficile da iniziare, ma una volta intrapreso se condito con le abitudini giuste può essere portato a termine. E così il primo anno è andato centrando l’obiettivo. Si va bé, diceva il Califfo, e poi? E il mantenimento?

E’ qui che il connubio fitness tracker – alimentazione è risultato vincente, nei successivi due anni, fino al 2014, il peso è rimasto consistentemente costante intorno all’obiettivo. Nel frattempo Polar ha migliorato l’integrazione dei propri strumenti con il sito web Polar Personal Trainer, garantendo la possibilità di tracciare frequenza, intensità e 10259825_10203207695466804_4809761902823663997_ncaratterizzazione dell’obiettivo dei propri allenamenti.

Una volta raggiunto il peso forma, la differenza tra perdita di peso e forma fisica appare evidente in tutta la sua smaccata impietosità, chi perde peso senza milgiorare la propria condizione fisica appare per quel che è: semplicemente deperito.

Una volta che si è imparato a mangiare non è più necessario tenere traccia di tutti i cibi ingeriti e quindi si può tranquillamente abbandonare l’abitudine di usare MyFitnessPal allo scopo. Per migliorare la propria forma fisica bisogna compiere un ulteriore salto: mangiare di più e fare più attività sportiva, in particolare di potenziamento. Ai fini del potenziamento si è rivelata cruciale la possibilità di misurare il massimo volume di trasporto dell’ ossigeno o VO2Max, un parametro importante che attesta la capacità aerobica del proprio corpo. Più si è allenati e più questo numero è alto, sempre tenendo conto dell’età.

Nel 2014 ho adottato il bracciale Polar Loop, per il monitoraggio costante dell’attività fisica con una importante evoluzione: il controllo del sonno. Senza adeguato riposo è veramente difficile migliorare la propria forma. I fitness tracker hanno 10439344_10204355184750011_4939397176301686397_nla caratteristica di dover essere indossati tutto il tempo, anche quando si dorme, e sono – per questo motivo – decisamente scomodi. Tuttavia questa soluzione può essere adottata per un tempo limitato, quanto basta per instaurare l’abitudine.

E’ proprio l’abitudine, infatti, il nodo centrale dell’efficacia di questi dispositivi. Se fossimo macchine sarebbe tutto più semplice: potremmo programmare la nostra alimentazione, attività fisica e riposo. Ma, fortunatamente, non lo siamo. Ed è proprio qui che il monitoraggio gioca il proprio ruolo principe: non c’è niente di più forte che vedere le misurazioni oggettive del risultato della nostra condotta. Le ore di sonno, i cibi ingeriti, le calorie spese stanno tutte sempre lì a disposizione nelle app dedicate al fitness. E, per non vederle, dobbiamo volontariamente girarci dall’altra parte.

L’anno successivo, il 2015, ho adottato Apple Watch, che mette insieme semplificando awatchfitnesstutti questi dispositivi e ad oggi ho perso 12-14 kg (peso tra i 68 e i 70 kg) e migliorato la capacità aerobica del 50% (da 42 a 62 di Vo2Max).

Un percorso lungo che senza l’ausilio “digitale” sarebbe stato certamente più difficile. La
motivazione, in ogni caso, è tutto. Non è infatti – come è ovvio che sia – sufficiente indossare questi dispositivi per perdere automaticamente peso. Secondo la ricerca, pubblicata a febbraio scorso, a dispetto di una sempre maggiore pervasività di questi dispositivi – negli Stati Uniti una persona su 6 (il 15%) indossa o indosserà un fitness tracker entro il 2016, con un volume stimato di 19 milioni di unità per l’anno in corso e 110 milioni nel 2018 – i dati di utilizzo sono invece in controtendenza.

Numeri importanti, senza dubbio, eppure l’articolo mette in luce come esistano due tipi di utenti: il primo è lo sportivo, che usa il fitness tracker o un sistema di fitness tracker per migliorare la propria forma fisica o le proprie performance. E ci riesce pure.

Il secondo tipo è la persona comune che approccia questi dispositivi come oggetti motivazionali. Ed è proprio questo secondo gruppo ad essere il più difficile: il 32% degli utenti abbandona il dispositivo entro sei mesi e ben il 50%, la metà, entro il primo anno. Con una attenta panoramica su studi scientifici precedenti, l’articolo mostra come alcuni dispositivi tendano a migliorare la salute (contapassi) ma il problema del mantenimento sussiste in ogni caso, e tutti i dispositivi sono caratterizzati da un tasso di abbandono non trascurabile, con annesso recupero delle abitudini errate.

LidiMatematici torna tra due settimane.

-> Vai al testo della ricerca originale

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