Dalla Befana a Babbo Natale, passando per Halloween e la Coca-Cola: la rocambolesca storia delle usanze foriere di doni

the_magi_henry_siddons_mowbray_1915E così è arrivata anche l’Epifania, che “tutte le feste porta via”, come vuole il detto popolare. Quest’anno le feste di Natale, lo ricorderete, sono state piuttosto movimentate per i nostri bambini, a causa della dichiarazione di Giacomo Loprieno, Direttore d’orchestra, che alla prima dello spettacolo “Frozen: Disney in Concert”, colto da un gesto di stizza nei confronti della platea ha messo in dubbio l’esistenza di Babbo Natale.

Sappiamo come è finita: rivolta popolare e licenziamento dell’incauto direttore. Vale la pena soffermarsi su alcuni aspetti importanti delle feste natalizie. Il primo è il processo con cui vengono importate le usanze frozenpopolari, spesso soppiantando analoghi costumi, e ben più antichi. E’ il caso di Babbo Natale e della Befana. Il secondo aspetto importante è il ruolo di queste figure per l’infanzia, tema per il quale ci siamo avvalsi del Dott. Claudio Gerbino, direttore del Centro Interdisciplinare di Psicologia e Scienze dell’Educazione KOINÈ.

Negli ultimi anni osserviamo una crescente diffusione della festa di Halloween in Italia, in particolare ascesa di popolarità dalla metà degli anni duemila, oggi festeggiata in diverse parti della penisola sia dai bambini, che passano di casa in casa facendo propria la formula “dolcetto o scherzetto”, sia dai ragazzi, che ne approfittano per scatenarsi, giustamente, con feste in maschera a tema.

E’ interessante notare che lo stesso processo è avvenuto negli anni successivi al termine della Seconda Guerra Mondiale, con il mito di Babbo Natale. E’ una figura particolare perché ha subito un vero e proprio processo di trasmigrazione cultulare. Nato infatti in Grecia nel 280 d.C. nella persona di San Nicola realmente esistita del Vescovo di Mira, città sotto il controllosan-nicola-10 dell’Impero Romano. Era un periodo di fortissima instabilità politica: basti pensare che dal 270 d.C. al 280 d.C. Roma vide susseguirsi ben sette imperatori, tutti morti di morte violenta.

Come sempre accade nei periodi di forte instabilità, il culto funge da cemento. Questo fatto fu ben chiaro proprio all’Imperatore romano Costantino, che, come noto nel 313 d.C., autorizzò le forme di culto cristiane con il suo celebre Editto di Milano. Fu proprio grazie a questo importante passaggio che la figura di San Nicola si radicò nella cristianità, proprio come protettore dei bambini. Da qui il dono, come simbolo che oggettivizza il bisogno di protezione.

La figura di San Nicola fu però assorbita nelle culture del Nord Europa, in particolare nelle zone corrispondenti alla moderna Olanda e Germania. Ed è proprio al minuscolo paese dell’olanda e alla particolare affezione degli olandesi che dobbiamo la figura moderna di Babbo Natale. Sinterklaas, così nel frattempo era diventato San Nicola, trasmigrò con loro proprio nelle Americhe, per poi essere nuovamente reimportato in Europa dai soldati americani nella figura dell’omone paffuto con la barba che conosciamo oggi.

Grazie a questo complesso processo di nascita, evoluzione, trasformazione, trasmigrazione e ritorno oggi conosciamo una immagine di Babbo Natale completamente diversa dall’originale. Il Santa Claus moderno, vestito di 35652d76b23248a5684f45db9a2d4b95rosso, è infatti frutto delle fervide menti dei pubblicitari della Coca-Cola, che avviarono nel 1920 una aggressiva campagna su vari giornali, uno fra tutti il The Saturday Evening Post. Negli anni a venire, in particolare dal 1931 al 1964, i pubblicitari della Coca-Cola utilizzarono in modo esplicito l’immagine di Babbo Natale che porta sacchi pieni di doni. Nel frattempo i soldati americani arrivati in Europa hanno parallelametne contribuito al diffondersi di questa usanza.

Babbo Natale in Europa è arrrivato, quindi, con un processo del tutto analogo a quello che oggi sta diffondendo l’usanza di Halloween. Come sempre accade, questi processi avvengono perché trovano terreno fertile nella cultura che li ospita. In Italia, in particolare, l’usanza di portare doni era già ben radicata, proprio nella figura della Befana, che ha radici antichissime.

Nata da da un insieme di riti propiziatori legati al dio Mitra e alla ricorrenza del Sol Invictus, ovvero del solstizio d’inverno che ha dato poi origine alla natività di Cristo proprio collocata a cavallo tra il 22 e il 25
dicembre, è rimasta viva e attiva in varie forme attraverso tutti questi secoli, fino all’età moderna. Le notti successive al solstizio d’inverno, per motivi legati ai cicli stagionali di fertilità della terra, erano particolarmente importanti per scandire il calendario del raccolto. Già in epoca romana il rito propiziatorio preposto a rendere fertili i campi prevedeva apposite figure femminili volanti che, grazie al loro potere, donavano ricchezza e prosperità alle coltivazioni: nei secoli successivi tutto questo si trasformò appunto nelle figure dei Re Magi che, dopo la nascita di Cristo il 25 dicembre, si recano in pellegrinaggio alla grotta della natività portando doni. La leggenda vuole che nel viaggio hanno incontrato una vecchietta che li aiutò a portare le loro strenne, consegnandole appunto nel giorno che corrisponde al calendario moderno al sei gennaio.

Dopo una rocambolesca sopravvivenza al giro di vite della Chiesa Cattolica durante il Medioevo, che ha messo al bando tutti i culti pagani, l’usanza della Befana è rimasta fortemente radicata nella cultura italiana oggi, in parte anche grazie al ventennio fascista, che aveva introdotto la Befana Fascista per portare doni ai bambini meno abbienti. E’ interessante notare come diverse aziende italiane, come ad esempio Enel e il Ministero della Difesa, fino a prima della loro privatizzazione, prevedevano un catalogo di doni per i dipendenti, da cui scegliere i doni per la Befana dei propri befanabambini. L’iconografia di Halloween, fatta di streghe e scope, è chiaramente ispirata proprio alla Befana. Ancora oggi, l’usanza della calza ricca di doni è ancora, fortunatamente, in vita.

La Befana, quindi, come culto molto più antico di Babbo Natale. Ma il punto chiave è un altro: per quale motivo queste usanze sono così radicate? Abbiamo chiesto al Dott. Claudio Gerbino, direttore del Centro Interdisciplinare di Psicologia e Scienze dell’Educazione KOINÈ riguardo all’aspetto centrale di questi miti, ovvero il portare e ricevere doni.

Il Dott. Gerbino pone l’accento proprio sui bambini, che sono al centro di questa usanza perché il portare e ricevere doni simboleggia in modo molto forte il loro bisogno di protezione e di cura. Il bambino o la bambina, in quanto praticamente privo di difese e incapace di prendersì cura del sé in autonomia, ricevendo i doni vede rappresentato in un oggetto materiale, proprio l’atto dell’adulto dell’accudimento di lui o di lei.

Le usanze della Befana e di Babbo Natale giocano un ruolo quindi fondamentale nelle nostre culture. Alla luce di queste considerazioni, aggiungiamo noi, la vicenda del direttore di orchestra che ha negato l’esistenza di Babbo Natale proprio di fronte ad una platea di bambini appare discutibile come educatore, e rappresenta in modo chiaro come non sia stato compreso il ruolo fondamentale dell’adulto come persona che si prende cura, che accudisce.

 

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