Facciamoci un sacchetto di affari nostri con dati e cifre: dalla direttiva europea al ruolo di Novamont nel mercato delle bioplastiche

Infuria in questi giorni la polemica sui sacchetti di plastica, al solito social network e testate giornalistiche ci mettono del proprio per fare in parte la propria dose di fumo e rumore e in parte per aggiungere informazioni utili.

In questo post facciamo ordine sui fatti, puri e semplici e privi di qualsiasi commento di ordine personale, su tutta la vicenda. Nell’ordine:
– la direttiva Europea 2015/720
– il mercato delle bioplastiche
– gli operatori delle bioplastiche e il ruolo di Novamont

La direttiva Europea 2015/720 modifica una direttiva precedente, 946/62/CE che stabiliva l’obbligo di ridurre l’impiego delle plastiche da imballaggio per abbattere l’inquinamento ambientale. Una misura importante, data la grande quantità di plastica che, ogni anno, si riversa in natura. La nuova direttiva ha stabilito che ogni stato dell’Unione Europea deve adottare misure specifiche per ridurre l’uso dei sacchetti di plastica cosiddetti “leggeri”, proprio quelli che usiamo ad esempio quando comperiamo la frutta.

Nel testo si specifica che le misure devono essere proporzionali all’utilizzo dei sacchetti di plastica attuale, per ogni singolo paese. Insomma: un paese tanta più plastica immette nell’ambiente, tanto più è tenuto a ridurre l’impatto ambientale. I paesi sono tenuti a fornire i dati di utilizzo, e così dovrà fare anche i nostro. Lo scopo è quello di calcolare la media al livello di unione e individuare i paesi più virtuosi che riescono ad abbattere le immissioni di plastica nell’ambiente.

E’ lo stesso testo a fissare lo spessore del sacchetto (15 micron, ovvero millesimi di millimetro) tale da definirlo leggero e a suggerire alcune misure di possibili interventi, come ad esempio l’introduzione di una tassazione specifica sul sacchetto, l’introduzione di specifici limiti o divieti.

E’ importante sottolineare che nessun punto del testo della direttiva fa riferimento all’introduzione obbligatoria di sacchetti di tipo biodegradabile. Obbligatorietà presente, invece, nella legge italiana entrata in vigore dal primo gennaio. Quindi, la legge italiana che ha recepito la direttiva ha introdotto un elemento di obbligatorietà in più, non espressamente menzionato nella direttiva europea.

L’effetto dell’obbligatorietà dei sacchetti di plastica biodegradabili anche per la frutta sarà sicuramente una forte spinta al mercato delle bioplastiche. Secondo i dati forniti da Assobioplastiche, una associazione di 40 soci tra Produttori, Trasformatori e associati operanti nel processo, il volume totale di plastica biodegradabile, prima dell’entrata in vigore della legge introdotta il primo gennaio scorso, è di oltre 54 mila tonnellate, di cui circa il 75% costituita proprio dagli shopper, ovvero i sacchetti della spesa al centro della polemica.

Chiaramente le aziende operanti nel mercato delle bioplastiche non sono le sole iscritte ad Assobioplastiche, se ne stimano circa 150, ma la cosa più importante è che i produttori sono comunque relativamente pochi, il 20% circa.

La società Novamont non produce affatto sacchetti biodegradabili: suo è il brevetto di uno dei migliori materiali di cui sono costituiti i sacchetti, il MATER-BI. Tutto il processo di produzione di questo materiale, brevettato e certificato biodegradabile ai sensi della normativa europea è proprietario. Ovvero la Novamont è la sola capace di produrlo e la sola autorizzata a farlo, in quanto – appunto – brevettato.

Novamont si colloca quindi a monte di tutta la filiera della bioplastica beneficiando quindi della spinta di mercato data dalla obbligatorietà al consumo delle bioplastiche per l’imbustamento della frutta in tutti i supermercati italiani.

Per avere una idea del volume di utilizzo addizionale prodotto dall’entrata in vigore della legge italiana che ha recepito la direttiva europea introducendo anche la non richiesta obbligatorietà dei sacchetti biodegradabili, uno sguardo ai dati di CSO Italy sul consumo di ortofrutta al livello italiano è illuminante: 590 mila tonnellate nel solo mese di Ottobre 2017.

Quindi, Novamont è a monte di tutta la filiera della bioplastica e al vertice di Novamont c’è Catia Bastioli, che conserva due cariche contemporaneamente: amministratore delegato di Novamont e presidente di Terna, con nomina del 2014 durante il governo Renzi.

Questi i fatti nudi e crudi, se la nomina dell’AD di Novamont a presidente di Terna sia un sinonimo di vicinanza al governo Renzi, se l’introduzione addizionale dell’obbligatorietà dei sacchetti biodegradabili sia un favore o meno di Renzi a Novamont sono chiaramente idee personali che ciascuno può formulare o meno, rispetto a cui sta al singolo prendere posizione.

-> Vai alla Direttiva Europea
-> Vai ad Assobioplastiche
-> Vai al dettaglio di MATER-BI 

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4 risposte a Facciamoci un sacchetto di affari nostri con dati e cifre: dalla direttiva europea al ruolo di Novamont nel mercato delle bioplastiche

  1. zoomx scrive:

    Ma esiste solo il mater-bi o esistono anche altre plastiche con prestazioni analoghe?

    A quanto ho capito la legge per quest’anno prevede una biodegradabilità almeno del 40% ( o forse più) mentre pian piano dovremmo arrivare al 100%.

    La questione costi io l’ho valutata diversamente. Se tale sacchetto va bene anche per la raccolta dell’umido (cosa ancora non confermata visto quanto detto sopra) allora dovrebbe venirmi a costare meno dei sacchetti appositi che attualmente compro.

    Domanda: ma i sacchetti di carta si possono usare?

    • LidiMatematici scrive:

      Allo stato attuale il Mater-BI è il miglior prodotto sul mercato, ci sono chiaramente alternative. Sui sacchetti alternativi la discussione è in corso.

  2. corrado morozzo scrive:

    Dal punto di vista giornalistico è giusto far notare che una persona vicino ad un personaggio politico abbia tratto dei vantaggi dall’approvazione di una legge, ma il farlo presente senza considerare insieme anche i fattori positivi o negativi che la legge comporta farebbe pensare che ci sia stato un intrallazzo e questo non è buon giornalismo
    (a meno, ovviamente di poter provare che di intrallazzo si è ttattato).

    • LidiMatematici scrive:

      Lo scopo del pezzo non è certo di introdurre illazioni, ci mancherebbe. È importante però che si legga la direttiva europea originale e che si prenda coscienza di tutti i fatti al contorno. Per il resto il pubblico è sicuramente maturo e in grado di farsi una opinione autonoma, ma che sia basata sui fatti.

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