Dalla propaganda su sicurezza e immigrazione allo scontro sociale

La vicenda del respingimento dell’Aquarius è stata al centro dell’attenzione nell’ultima settimana, così come la proposta di “censire” i Rom da parte del neo ministro dell’interno Matteo Salvini e le ulteriori repliche sui temi centrali, a suo dire, della sicurezza e della immigrazione.

I dati ISTAT smentiscono e mostrano chiaramente come sicurezza ed immigrazione non siano una emergenza eppure i consensi da parte di fette sempre più ampie di popolazione, ormai poco meno del trenta percento, dimostrano come a tutti gli effetti questa tecnica propoagandistica stia facendo sempre più presa.

Tutto questo soffiare sul fuoco dell’intolleranza sta producendo un clima di scontro sociale sempre più preoccupante, caratterizzato da toni verbali decisamente violenti. Toni verbali cui sono seguite aggressioni fisiche ai danni di extracomunitari, putroppo mortali, a Firenze, Bologna, Corsico, nel vibonese e, proprio ieri, nel casertano.

Andiamo innanzitutto ai numeri, il progetto ISTAT Noi Italia, del 2017, mostra chiaramente che l’emergenza immigrazione e sicurezza è inesistente. L’invasione di extracomunitari è una mera invenzione, i numeri sono addirittura in flessione: 267.600 ingressi nel 2007 contro i 238.936 del 2015. Il picco c’è stato, ma nel 2010, con mezzo milione di arrivi.

Legare sicurezza ed immigrazione è ancora più scollato dal reale: su 100 mila abitanti gli omicidi sono in calo, da 1,07 del 2006 a 0.77 nel 2016 e i furti in abitazione in aumento, da 285 a 386. Comunque cifre irrisorie, che dimostrano che la probablità di venire uccisi o rapinati in casa è praticamente nulla.

Falso anche l’aumento della criminalità da parte degli extracomunitari: il numero di detenuti è in aumento, da 39 a 52 mila in dieci anni, mentre l’incidenza dei detenuti stranieri è in modesta flessione, passando dal 33.7% del 2006 al 33.2% del 2016. In pratica abbiamo più detenuti ma il rapporto stranieri / italiani resta invariato, con un lieve aumento della delinquenza italiana. Quindi, semmai, il contrario: è in (lieve) aumento la delinquenza da parte degli italiani.

Il punto chiave è, come mai gli italiani hanno una percezione così falsata della realtà? La ricerca Ipsos MORI “Perceptions are not reality: things the world gets wrong”, condotta in 14 paesi, mostra che l’Italia è addirittura in testa in quanto a percezione falsata del reale. In questo studio ad un campione bilanciato è stato chiesto di stimare la percentuale di incidenza di vari fenomeni sociali, dalla distribuzione del credo religioso, al tasso di disoccupazione, fino alla percentuale di immigrazione e di omicidi.

In particolare sulla immigrazione i dati sono drammatici: la percentuale degli immigrati è al 7% e solamente il 15% degli italiani la stima correttamente. La ricerca si spinge oltre, analizzando i fattori socio-demografici che portano ad una errata percezione e il quadro che ne emerge è drammaticamente chiaro, la cosiddetta pancia del paese presenta una o più di queste caratteristiche:
– medio bassa istruzione
– medio basso reddito
– precarietà lavorativa percepita o reale
– insoddisfazione generale per la propria vita, percepita o reale

La ricerca dimostra come la scolarizzazione sia un fattore davvero dirimente: una persona su tre con medio-bassa istruzione stima la percentuale di immigrazione al 40%.

Un ritratto che collima perfettamente con quello dell’Analfabetismo Funzionale del compianto Prof. Tullio De Mauro. L’analfabeta funzionale ha tre caratteristiche specifiche:
– non comprende i testi scritti
– non costruisce analisi articolate
– paragona il mondo solo alle sue esperienze dirette

A preoccupare, ed è questa la novità, è tuttavia il clima di scontro violentissimo che questo tipo di persona, secondo le statistiche di De Mauro oltre il 50% della popolazione, sta portando nel tessuto sociale e come questa tendenza appaia inarrestabile. Messe di fronte a cifre, fatti, numeri e razionali l’italiano medio sta reagendo con la violenza verbale.

Le convergenze con alcuni toni di altri tempi, allora si diceva “plutocrate”, oggi “radical-chic”, allora si diceva “pietismo”, oggi “buonismo”, dovrebbero far riflettere.

Ma il punto è, come può riflettere la maggioranza degli italiani, se non ha neanche gli strumenti per recepire la realtà attorno a sé ?

-> Vai al progetto Noi Italia ISTAT

-> Vai alla ricerca IPSOS-Mori

-> Vai all’approfondimento sull’Analfabetismo Funzionale

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