Quale educazione per questi figli?

Dopo una pausa di riflessione, il blog torna con l’interessante libro del Dott. Claudio Gerbino, psicologo e psicoterapeuta, direttore del Centro Koinè di Psicologia e Scienze dell’Educazione: “Quale educazione per questi figli? La psicopatologia nella famiglia e nella società”. I temi trattati nel libro sono estremamente attuali e oggetto anche di aspre polemiche: per chiarezza è importante precisare che questo è un libro di psicologia e di pedagogia, non di politica o sociologia, che tratta di aspetti clinici con un ben documentata visione psicopedagogica, scritto da un addetto ai lavori con esperienza quarantennale.

Una lettura illuminante, soprattutto a ridosso degli eventi connessi ai (mancati) respingimenti in mare e all’avvampare delle polemiche connesse, inevitabilmente condite da un linguaggio a dir poco colorito, se non proprio violento. Tanto che viene il dubbio che i gruppi sociali più prossimi e più importanti per l’individuo, famiglia, società, stiano scivolando verso un delirio collettivo difficilmente arginabile. Questo libro analizza, con dovizia di particolari, in modo asettico e sempre ben documentato da amplissime fonti bibliografiche gli aspetti psicopatologici di famiglia e società e l’effetto che questi hanno sulla educazione dei nostri figli.

Il motivo di questa lunga pausa di riflessione, circa tre settimane, è che stavolta il blog pubblica una recensione raccolta in modo particolare: usando i Social Network come piattaforma di lettura condivisa.

Il testo è molto ampio e parte dalla discussione sulla famiglia, attraverso una serie di episodi che mostrano l’effetto della cultura attuale sui nostri figli. A questo tema è dedicato primo capitolo che, attraverso l’esperienza clinica, si rivela importante fonte di riflessione. Nei capitoli successivi, mirati alla analisi dei modelli familiari, si discute del processo di trasformazione da figlio a genitore, padre e madre, che coinvolge gli adulti e che non sempre matura nella direzione di una piena consapevolezza.

I capitoli successivi si concentrano sui modelli educativi, collocati sia nel contesto dei sistemi sociali in generale che nella nostra società, specificamente. L’impatto prodotto dalla forte spinta al profitto che guida la nostra società, in particolare dall’assetto capitalistico così come interpretato oggi dai paesi avanzati (Stati Uniti in primis). La cultura del profitto ad ogni costo ha implicazioni ad ampio spettro, tra cui la trasformazione della scuola in azienda, con obiettivi da raggiungere e non con i nostri ragazzi al centro, produce effetti drammaticamente forti sulla nostra società, tanto da incidere nei comportamenti e sul benessere nostro e dei nostri figli, con effetti assimilabili alla vera e propria psicopatologia. Il libro si addentra con dovizia di particolari su quali e di che tipo sono questi effetti patologici.

Come è possibile rimediare? Il Dott. Gerbino, in un capitolo apposito, analizza espressamente il sistema di valori attuali, che deve recuperare innanzitutto la relazione con i nostri figli, il riconoscimento dei loro bisogni e il loro indirizzamento mediante un sistema, appunto, valoriale.

Dalla lettura condivisa sui social sono emersi spunti piuttosto interessanti, ad iniziare proprio dalla morte annunciata delle competenze. Anche il testo del Dott. Gerbino cita “La fine della competenza “ (Tom Nichols, Luiss press) con una analisi del termine “elitaristi”, oggi in voga negli USA. In Italia una sua declinazione è “buonisti”, usato dalle persone di basso reddito e/o bassa istruzione per indicare le persone istruite che non condividono le opinioni popolari, spesso prive di qualsiasi fondamento fattuale. Nel libro si analizza il perché la persona di bassa istruzione diventa ostile, principalmente a causa della differente posizione sociale che ha rispetto alle persone istruite (emblematicamente rappresentata dal tanto invidiato “Rolex”). Un fenomeno transnazionale che deve far riflettere e che, come prevedibile, ha suscitato polemiche interessanti anche nella lettura condivisa. L’idea che l’esperienza comune possa prevalere sullo studio approfondito è una trappola in cui cadono in molti.

Alla base di questo fenomeno sta il fatto che, per la grande massa, “uno vale uno”. E’ il fulcro del grande inganno della manipolazione in chiave populista: ci si rifiuta di riconoscere che un fatto è inesistente ed è meramente frutto della comunicazione elettorale, come l’inesistente  danno conseguente a vaccino o la presunta “invasione islamica”, accusando chi propone dati reali di “antidemocraticità”. Come se negando le false convinzioni si “annullasse la volontà del popolo”. Il circolo di “amici” dei social sa che la statistica e la matematica sono strumenti del mestiere di chi sta scrivendo. Eppure proprio lo scrivere sui social – da professionista quindi esperto del settore e con dati alla mano – che l’immigrazione non è un problema è un gesto vano. Anche il Dott. Gerbino si sofferma sul devastante impatto del crollo di fiducia nelle figure competenti. L’opinione del singolo, specie a mezzo social, è immune a qualsiasi analisi approfondita.

Nei capitoli dedicati alla famiglia si trovano elementi di riflessione a iosa, prendiamo ad esempio quello della discussione sui modelli deviati, come nel caso dei “trapper” di cui molti genitori si lamentano. La domanda chiave che il Dott. Claudio Gerbino pone è sul ruolo di esempio e sui modelli educativi che noi stessi genitori rappresentiamo. Come mai i nostri figli hanno bisogno si ascoltare il trapper di turno? Il nostro modello educativo fornisce una alternativa solida, cioè basata su educazione, cultura, accoglienza e tolleranza? O il nostro esempio è altrettanto sprezzante, violento e intollerante ? Per fugare ogni dubbio, basterebbe rileggere alcuni nostri post sui social network, il fenomeno ormai noto dell’odio in rete.
Il linguaggio usato da noi genitori, anche e soprattutto sui social, come già discusso nell’articolo su LidiMatematici sui risultati di una precedente ricerca del Dott. Gerbino è infarcito di odio e violenza ed è tipico dei pazienti affetti da gravi disturbi della personalità.

L’educazione dei nostri figli non è solo violenta a parole: quante volte leggiamo sui social “con due schiaffi risolvi tutto”, parlando di strumenti educativi. Una aberrazione che sta nuovamente prendendo piede nell’era di Facebook. Nel capitolo dedicato alla famiglia, il Dott. Gerbino espone e motiva un serio monito sugli aspetti psicopatologici di questo comportamento educativo, frequentemente associato a bassa istruzione.

Questi elementi guidano direttamente verso una inevitabile deriva populista in cui il sentire comune del popolo scivola verso assetti molto prossimi ai regimi del passato. Il testo analizza, con dovizia di fonti bibliografiche, le conclusioni degli studiosi dei totalitarismi, che individuano alcuni fattori chiave, comuni a tutte le dittature:
– leva sulla apatia politica della massa
– tendenza ad individuare L’”uomo forte”
– delega del potere a minoranze aggressive
– eliminazione della solidarietà sociale in favore dell’ “uomo forte “

Questi elementi ricordano molto da vicino la situazione in diversi paesi europei, Italia in prima fila, originati proprio da un assetto culturale ormai radicato nel singolo.

A questo proposito, il libro si sofferma sulle riflessioni di Adorno e sulla esperienza clinica dell’autore, in particolare sui tratti comuni della persona nostalgica e desiderosa dell’uomo forte. La analisi dello psicologo parla da sola: deficit del funzionamento adattivo, della percezione della realtà, distorsione cognitiva, mancata elaborazione delle emozioni, scarsa empatia, narcisismo, egocentrismo. Impossibile riassumere il contenuto di un capitolo molto denso, ma è piuttosto interessante il modo laconico in cui sono state recepite, nella lettura condivisa sui social, queste osservazioni. Pur essendo basate su dati clinici, supportate da evidenze sperimentali e corredate delle opportune fonti bibliografiche, sono state recepite sulla base di un pregiudizio espresso in modo piuttosto laconico : “zozzerie“.

Gli addetti ai lavori, studiosi della società e della persona, si interrogano sul perché la massa si lasci manipolare così facilmente e non riesca più a distinguere i contenuti reali dalle menzogne. La discussione sui social a proposito dei tratti salienti della “personalità fascista” è stata espressamente condotta citando Adorno, un gigante della filosofia. La platea social non ha battuto ciglio, come se fosse stato citato un autore qualsasi: una deriva impietosa della nostra società. La analisi del Dott. Gerbino mostra come questo comportamento sia il frutto di una manipolazione diretta a spingere al massimo le capacità di profitto dei sistemi produttivi moderni, basati sul “turbocapitalismo”, imperdibile a tale proposito il contributo nel testo da Moises Naim. Vi invitaimo a leggerlo.

La violenza verbale, la rabbia, l’odio (alimentati da una massa dal livello culturale basso e da un tasso di analfabetismo funzionale che sfiora il 50%), la percezione distorta  che imperversano nei nuovi media è frutto di un condizionamento latente e costante, che non solo subiamo, ma che si riflette inevitabilmente sull’educazione dei nostri figli. Con conseguenze disastrose. Un monito degli addetti ai lavori da non sottovalutare.

Ma come uscire da questo empasse culturale? A questo tema è dedicato il capitolo sul recupero dei valori. Attraverso un attento lavoro di riconoscimento dell’altro, in particolare dei bisogni educativi e di sviluppo dei nostri figli, in accordo con le fasi evoliutive della loro età, è possibile tornare ad un assetto in cui l’attenzione all’altro e il suo riconoscimento giocano un ruolo centrale.

Il Dott. Gerbino sottolinea che i modelli educativi sono la espressione del sistema sociale in cui gli individui sono collocati e quando questi si rivelano inadeguati è perché è il sistema sociale ad essere inadeguato rispetto al soddisfacimento dei bisogni umani. Un perfetto circolo vizioso che si autoalimenta: il modello educativo deriva dal sistema sociale, che pretende e impone un modello educativo funzionale al sistema stesso.

Di qui l’importanza, tra le altre cose, di un recupero della cultura umanistica, tale da “rimettere al passo” la visione eccessivamente tecnologizzata della nostra società, oggi rispondente solo ai bisogni indotti da essa stessa, con una corretta ricollocazione della persona al centro.

 

-> Vai al Centro Koinè

-> Vai alla recensione di Sono Figli Vostri, di C. Gerbino

-> Vai all’approfondimento sull’odio in rete (Osservatorio dei Diritti)

-> Vai agli approfondimenti sull’Analfabetismo Funzionale

-> Vai agli approfondimenti sulla ricerca IPSOS-Mori

-> Vai all’approfondimento su “The Death of Expertise”, di Tom Nichols

Share
Questa voce è stata pubblicata in Recensioni e contrassegnata con , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *