Quando il patto narrativo è di massa

Cari lettori, LidiMatematici riprende dopo una lunga pausa di riflessione, necessaria per trovare nuovo assetto e risolvere le inevitabili incombenze della vita. Ma eccoci di nuovo qua: è stato un periodo estremamente complesso in cui la politica e il sociale si sono incontrati in modo piuttosto burrascoso, ma dominato da una importante novità: la adesione ad un patto narrativo di massa, ad una narrazione che seppur scollata dal reale ha riscosso un successo notevole, putroppo non sempre con effetti positivi.

E quale migliore occasione del Natale per ricordare la pervasività e la potenza dei patti narrativi, quando ad essi aderisce una massa di persone tale da raggiungere livelli nazionali, internazionali e planetari.

Il Natale è uno di questi, ad iniziare dalla figura di Babbo Natale che emerge in realtà dopo la seconda guerra mondiale, pur facendo riferimento alla figura storica di San Nicola, vissuto in Grecia nel III secolo. L’immagine colelttiva di questo Santo, grazie all’Editto di Costantino del del secolo successivo è sopravvisuta fino ad oggi, attraverso un processo di radicizzazione culturale che è passato per il nord europa nella figura di Sinterklass. Fa pensare che la figura moderna di Babbo Natale la dobbiamo in realtà alla Coca-Cola, poco prima della grande recessione degli anni venti del secolo scorso. L’omone rubicondo con barba e cappello rosso che oggi apprezziamo è apparso per la prima volta in una campagna pubblicitaria martellante, nel giornale The Saturday Evening Post.

Anche l’immagine di Babbo Natale con i sacchi di doni è una invenzione della Coca-Cola, che sopravvive fino ad oggi. Una immagine tanto potente che persino il NORAD, il comando di difesa americano vi aderisce con una storiella davvero bella: era il Natale del 1955, quando la Sears Roebuck & Co di Colorado Springs stampò il numero di telefono sbagliato sui volantini di una campagna pubblicitaria che invitava i bambini a chiamare per chiedere dove fosse Babbo Natale.

Il destino vuole che quel numero fosse quello del Colonnello Harry Shoup comandante in capo del comando militare di sorveglianza aerea radar, oggi NORAD. Impossibile dire ad un bambino che ha sbagliato numero e così, da allora, il NORAD ha messo in piedi un intero ufficio dedicato al tracciamento radar di Babbo Natale, accessibile via web al sito noradsanta.com. Uno sforzo titanico che, ancora oggi a quasi 60 anni di distanza, colleziona contatti a milioni da tutto il mondo. Vale la pena farci una capatina.

Grande protagonista del patto narrativo di massa di ogni fine anno è, ovviamente, l’oroscopo. Ancora oggi le previsioni astrologiche riscuotono un successo planetario, a dispetto del fatto che non abbiano alcuna rilevanza dal punto di vista scientifico. Non solo perché, banalmente, non esiste alcuna prova che le stelle influenzino destini e comportamenti, ma proprio perché la mappa astrologica è completamente sbagliata, cioè sono sbagliate sia le costellazioni che le loro posizioni.

Le costellazioni non sono mai state dodici, ma tredici. La grande assente è la costellazione di Ofiuco, tra lo Scorpione ed il Sagittario. La zona di queste tre costellazioni si osserva in estate, o al mattino presto in questi giorni.

I segni convenzionalmente usati in astrologia sono dodici e frutto di una divisione arbitraria del circolo dell’eclittica in dodici sezioni di 30 gradi di angolo l’una. Ma la posizione delle costellazioni all’interno di questa divisione arbitraria è piuttosto variegata, ad esempio lo Scorpione occupa l’eclittica per una porzione pari ad un terzo di quella dei Pesci.

A tutto questo si aggiunge l’effetto della precessione degli equinozi che ha provocato lo spostamento dei segni di oltre trenta gradi, con l’effetto che i segni zodiacali oggi usati nei responsi astrologici sono spostati praticamente di una costellazione indietro, quindi Acquario con Pesci, Ariete con Toro e così via.

A dispetto di tutto ciò, il patto narrativo di massa resiste. Ci si dovrebbe chiedere il perché, ed in effetti esiste una scienza che non solo se lo chiede, ma da pure una serie di risposte che meriterebbero un interesse maggiore. Questa scienza è la sociologia.

Ma ne parleremo un’altra volta. A tutti, un caro augurio di Buon Natale e Felice Anno Nuovo.

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