Più leggera non basta

Dopo i recenti fatti di cronaca, è quanto mai di attualità il tema del rapporto tra i giovani e le sostanze psicotrope. Ad aggravare il quadro attuale, il fatto che nel panorama editoriale le opinioni si contrappongono più in termini di fazioni che di punti di vista informati, basati su dati reali.

A fare un poco di luce interviene il saggio del Dott. Claudio Gerbino, psicologo, psicoterapeuta e psicopedacogista, direttore di KOINE’ – Centro Interdisciplinare di Psicologia e Scienze dell’Educazione, editore con all’attivo una collana di oltre 40 pubblicazioni volte sia agli addetti ai lavori che dal taglio più divulgativo.

Il suo ultimo volume Non è così leggera come si crede! – Cannabis: le ricerche e le testimonianze, è una rara pubblicazione in forma di libro che raccoglie i contributi di numerosi  articoli scientifici, rendendoli fruibili al pubblico pur non rinunciando a presentare dati, cifre e testimonianze a supporto.

Lungi dal far parte di una crociata proibizionista, è un contributo effettivo al dibattito con risultati che, certamente, non possono essere ignorati tanto dagli addetti ai lavori insegnanti, psicologi, medici, psichiatri e più in generale persone che si occupano a vario titolo di educazione, che dalla vastissima platea di genitori che si trova, ogni giorno, a fare i conti con la diffusione e l’uso emergente e sempre più pervasivo delle sostanze psicotrope.

Le ricerche riportate nel libro dimostrano, attraverso le tecniche di diagnosi basata su imaging (TAC e RMN), che l’effetto in adolescenza dell’uso di queste sostanze produce modificazioni nella struttura cerebrale. Queste modifiche strutturali si rilevano chiaramente in psicologia clinica manifestandosi come disturbi psichici che altrimenti sarebbero rimasti latenti. La questione più spinosa affrontata da questo libro è la personalità dipendente (in generale, non limitatamente dalle sostanze psicotrope) e le strategie che questa usa per difendere o nascondere il proprio uso di cannabis. Informazioni preziose proprio per noi genitori e per i professionisti dell’educazione, confermate dalle testimonianze riportate nello stesso libro.

Iniziamo dai dati reali: la relazione del Parlamento datata 2017 sull’uso delle sostanze psicotrope riporta una incidenza dell’uso di cannabis per il 90% delle sostanze illegali, proporzioni analoghe si riscontrano nei sequestri e nelle sanzioni per detenzioni per uso personale, con trend in aumento.

In questo quadro di utilizzo della cannabis pervasivo ed in aumento rispetto agli anni precedenti, dalla ricerca internazionale emerge un ritratto a tinte fosche, troppo lungo e complesso da riassumere in questo articolo. Il libro entra nel dettaglio di queste ricerche, con risultati che dovrebbero far riflettere: l’uso anche sporadico di sostanze psicotrope produce effetti collaterali in termini fisiologici e, quindi, psicologici (ansia, panico, sintomi psicotici). Disgraziatamente, è dimostrata anche una correlazione importante tra gli incidenti stradali e l’uso, anche pregresso e occasionale, di cannabis.

A destare maggior preoccupazione è il fatto che questi sintomi sono pervasivi e prolungati nel tempo, come dimostrato ampiamente dai dati clinici riportati nel testo. Di nuovo, ne incoraggiamo la lettura perché entra nel dettaglio nel processo fisico e chimico
di assorbimento del THC, che si deposita direttamente nel cervello per poi permeare il grasso corporeo, privilegiando ovviamente alcune sedi. Di fatto va ad installarsi nel nostro organismo e continua a produrre i suoi effetti anche a mesi di distanza. Nell’immagina a destra, estratta tra le fonti citate in bibliografia nel testo, sono evidenziate in giallo le aree che presentano le anomalie più signicative nel cervello di un fumatore cronico di marijuana (Ashtari 2009).

Sotto il profilo clinico psicologico, cui è dedicata una ampia sezione del libro decisamente illuminante, la personalità dipendente, e tra queste quella predisposta alla dipendenza da sostanze psicotrope, ha un tratto distintivo: la mancanza dell’adulto di riferimento durante l’infanzia.

Una intera sezione del libro entra nel dettaglio dei meccanismi di difesa messi in atto dalla personalità dipendente. Uno strumento prezioso per genitori ed educatori per riconoscere i segnali da parte del ragazzo o della ragazza. Alla base di questi, spesso usati in combinazione, una radice comune: la angoscia per il mancato soddisfacimento di un bisogno. E’ importante sottolineare che la “personalità dipendente” non lo è specificamente per sostanze psicotrope, ma in generale è caratterizzata da una autonomia insufficiente. Persone fragili, che non riuscendo ad affrontare in autonomia il problema del mancato riconsocimento dei propri bisogni alla radice, anestetizzano il proprio vissuto ricorrendo a strategie di vario genere, tra cui le sostanze psicotrope.

Questa sezione del libro è a tutti gli effetti consultabile come un manuale cui fare riferimento per comprendere meglio le dinamiche dei nostri ragazzi e ragazze. Una chiave di lettura importante per interpretare il loro vissuto attraverso le azioni che intraprendono e le relative modalità: il ragazzo nega o si rifiuta di parlare? Sono strategie di difesa (negazione e evitamento). La ragazza ripete sempre gli stessi gesti ? Anche questo comportamento è assimilabile ad una strategia di difesa, anche se con i dovuti distinguo ben discussi nel testo (coazione a ripetere). Dalla regressione alla dimenticanza, passando per la proiezione e la negazione, il libro elenca, discutendone gli aspetti e i tratti caratteristici, ben 12 meccanismi di difesa.

Leggendo il libro si comprende come non sia certo sufficiente ridenominare alcune sostanze psicotrope come  “droghe leggere” e che, anzi, questa scelta  sia in realtà molto probabilmente frutto di un mix dei meccanismi di difesa di intellettualizzazione e razionalizzazione, ben discussi nel testo.

La sezione del libro dedicata ai probelmi cognitivi, rilevati attraverso una batteria di test comprendenti Bender, IST-2000 e due questionari. Le conclusioni tratte dal Dott. Gerbino non lasciano adito ad interpretazioni: somministrando test e questionari a gruppi di studenti che fanno uso di cannabis e ad altri che non ne fanno uso, emerge un chiaro deficit cognitivo dei primi. Il libro riporta casistiche di test (Bender) ampiamente commentate.

A rincarare la dose una sezione che mostra, con tanto di tracciati elettroencefalografici, un chiaro impatto negativo sulle funzionalità celebrali. Questi effetti negativi includono depersonalizzazione/derealizzazione, ovvero l’incapacità di comprendere se il vissuto attuale è sogno o realtà, collocando il vissuto in uno stato assimilabile alla trance, chiaramente non permamente ma ad intermittenza.

Tutte le conclusioni esposte nel libro sono corredate di esempi di casi clinici, in una sezione curata dalla Dott.ssa Clementina Petrocco.

Un libro da leggere e consultare nelle sezioni opportune alla bisogna. Concludiamo infatti con quella che è invece la prefazione del testo: è importante approcciare questo libro con il dovuto distacco, come chiarisce lo stesso Dott. Gerbino nelle prime righe, il tema è affrontato in modo meramente scientifico, a prescindere dalle questioni politiche e sociali impattate. Queste sono, chiaramente, al di là dell’ambito e dell’intento della pubblicazione, e vanno affrontate in una ottica di più ampio respiro.

 

-> Vai al sito di KOINE’

-> Vai al rapporto Cannabis e danni alla Salute (Pres. Consiglio dei Ministri)

 

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