Due Settimane di Immuni: una app con una luce e tante ombre

Sgombriamo subito il campo da qualsiasi dubbio circa l’intento di questo post: Immuni è una app che, effettivamente, può rappresentare un baluardo rispetto alla trasmissione del Covid-19.

Allo stato attuale, l’idea dietro l’applicazione è assolutamente valida, perché l’utilizzo del BLE (Bluetooth Low Emission) consente, contemporaneamente, di registrare tempo e distanza di esposizione in modo piuttosto preciso.

E, questa, è una luce assolutamente essenziale e fondamentale che rende consigliabile l’installazione di Immuni. In questo post vogliamo fare il punto sull’utilizzo della app a due settimane dalla installazione. Molte le “promesse” da parte degli sviluppatori, alcune mantenute, altre meno: ed è proprio questo il tema dell’articolo che state leggendo.

Come sapete, abbiamo installato Immuni su uno smartphone iOS ormai due settimane fa, ed è il momento di tirare giù qualche considerazione. La prima, piuttosto importante, è che il comportamento della applicazione è radicalmente diverso tra iOS e Android. Sul primo, infatti, il GPS non è necessario e neanche appare tra le autorizzazioni richieste, mentre sul secondo, pur non apparendo tra le autorizzazioni richiete, è in grado di mandare in standby l’applicazione, per cui risulta obbligatorio.

Altra differenza importante tra i due sistemi è che su iOS Immuni si comporta come un servizio, e a poco vale chiuderla perché resta sempre attiva, mentre su Android uscendo con il pulsante soft-touch di destra l’applicazione viene chiusa.

Su iOS Immuni è integrata con l’applicazione Salute, il che in linea di principio sarebbe anche interessante. peccato che e uno dei problemi più importanti che emerege usandola sta nel fatto che, in Salute, non figura alcun dato. In pratica è una applicazione che gira in background di cui non è possibile – di fatto – sapere nulla. Tanto per fare un esempio, quando collegate un contapassi a Salute potete almeno leggere il numero di passi effettuati, nel caso di Immuni sarebbe utile avere un minimo di feedback tipo quanto tempo siamo stati a contatto con altre persone e a che distanza media. Almeno, in questo modo, sapremmo se effettivamente l’applicazione sta funzionando o no.

Come avrete letto a più riprese, la discussione sul consumo della batteria ha ampiamaente infiammato i social: il tutto in un clima rovente tra dubbi dei più e smentite più o meno supportate da argomenti tecnici. Ce ne siamo occupati anche noi sul blog, e avevamo detto che la tecnologia BLE consuma poco. Bene, è il caso di dirlo chiaramente: sbagliavamo.

Sbagliavamo perché non tenevamo conto di tutto il processo al contorno, come diverse persone avevano spesso e a ragione argomentato: Immuni usa il bluetooth e, per Android, il GPS, raccoglie i dati, li invia al servizio di raccolta. Il tutto, sempre acceso in background. Tenendo conto di tutto il processo, va a finire che su iOS Immuni consuma batteria più di Whatsapp: quasi un quinto del consumo giornaliero. A titolo di informazione, una app come Facebook consuma (usandola sporadicamente) oltre un quarto della batteria. Su questo tema vi aggiorneremo appena avremo a disposizione i dati di consumo su Android.

E’ evidente che tenere una applicazione completamente opaca all’utente, di cui non si sa che cosa sta facendo e se effettivamente funziona o raccoglie informazioni è una scelta che l’utente stesso dovrebbe fare con maggior cognizione.

Insomma, mentre da un lato Immuni è un presidio importante per il Covid-19, dall’altro è importante che le istituzioni tarino il comportamento dell’applicazione per essere più trasparente e, soprattutto, attuino una comunicazione più aderente al reale.

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2 risposte a Due Settimane di Immuni: una app con una luce e tante ombre

  1. Maria Antonietta scrive:

    L’articolo mi ha chiarito alcune e confermato alcune problematiche che avevo riscontrato sul mio smartphone Samsung S6 con sistema operativo Android. Confermo che si verifica un consumo consistente della batteria per cui sono costretta, mio malgrado, a disattivare bluethoof e posizione quando sono fuori casa. In questo modo si disattiva, purtroppo, anche Immuni. Una disfunzione pesante in quanto l’App è maggiormente utile negli ambienti esterni dov’è presente il rischio di contagio. Tralascio altre considerazioni strettamente personali sulla non rispondenza di quanto indicato nelle istruzioni e quanto in realtà fa l’App.

  2. zoomx scrive:

    A che so io l’app non invia nulla a nessuno a meno che ti venga consegnata la chiave per dichiararti infetto. In quel caso comunica gli ID che avevi ad un server centrale.

    Quello che invece fa è scaricarsi periodicamente gli ID dei dichiarati infetti, perché il controllo viene fatto in locale e non in remoto. E’ così perché l’idea iniziale di fare il confronto in remoto è stata scartata per motivi di privacy.

    L’attivazione del GPS è un difetto di Android, l’app non usa il GPS, è stato scritto veramente parecchie volte e nessuno ha trovato nel codice che il GPS venga usato.
    Il perché GPS e Bluetooth vadano assieme andrebbe chiesto a Google.

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