La correlazione tra immigrazione e sviluppo del paese ospitante

La questione dell’immigrazione è indubbiamente complessa essendo governata da una moltitudine di fattori, tra cui la dimensione e la composizione della popolazione del paese in questione, l’economia, la cultura e le politiche sociali. In questo articolo vogliamo focalizzarci sul rapporto che c’è tra il grado di sviluppo del paese ospitante, ovvero che riceve i migranti, e il tasso di immigrazione.

In generale, i paesi più sviluppati adottano un approccio equilibrato che tiene conto delle esigenze dei migranti e del paese ospitante come strategia di compromesso. In che modo? Mediante l’implementazione di politiche che promuovano l’integrazione dei migranti nella società ospitante, fornendo loro accesso all’istruzione, all’assistenza sanitaria e all’occupazione. Allo stesso tempo, vanno messe in atto politiche per prevenire l’immigrazione illegale e combattere la tratta di esseri umani.

Parallelamente lo stato ospitante collaborara con altri paesi e organizzazioni internazionali per affrontare le cause profonde dell’immigrazione, come conflitti armati, povertà estrema, instabilità politica e cambiamenti climatici.

Non stiamo parlando di tenere i “porti aperti”, è infatti importante anche sviluppare politiche di immigrazione chiare e trasparenti, che rispettino i diritti umani dei migranti e delle loro famiglie, e che permettano di controllare il flusso migratorio in modo sostenibile per la società ospitante.

Il dato interessante nel panorama internazionale attuale è che c’è una correlazione tra il livello di sviluppo del paese ospitante e le politiche di integrazione dell’immigrazione. In altri termini, tanto più il paese ospitante è evoluto, tanto maggiore è il suo livello di integrazione degli immigrati e viceversa, come mostra chiaramente questo grafico che mette in relazione il tasso di immigrazione per 1000 abitanti e l’aumento medio del PIL.

Si badi bene che la lettura unidirezionale non è corretta: cioé non è vero che l’immigrazione aumenta perché il paese è più ricco, ne è vero il viceversa. I due fenomeni sono strettamente interconnessi. In altri termini, l‘immigrazione è un marcatore del livello di sviluppo del paese.

In generale, esiste una correlazione positiva tra il livello di sviluppo di un paese e le politiche di integrazione dell’immigrazione. Paesi con economie avanzate e ben sviluppate, come gli Stati Uniti, il Canada, l’Australia e i paesi dell’Unione Europea, hanno tradizionalmente sviluppato politiche di immigrazione più inclusivi e programmi di integrazione più ampi rispetto ai paesi in via di sviluppo.

Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che i paesi più sviluppati hanno maggiori risorse a disposizione per fornire assistenza ai migranti e per sostenere i programmi di integrazione, nonché un sistema giuridico e istituzionale più forte per far rispettare i diritti dei migranti.

In letteratura, vari studi offrono diverse prospettive sul rapporto tra PIL e integrazione degli immigrati, con risultati che variano a seconda delle metodologie utilizzate e dei paesi considerati. Tuttavia, tutti questi studi concordano sul fatto che il PIL del paese è correlato all’integrazione degli immigrati, sia direttamente attraverso maggiori risorse per l’istruzione, la formazione e l’occupazione, sia indirettamente attraverso una cultura e una politica dell’immigrazione favorevoli all’inclusione.

Va anche detto che ci sono anche eccezioni al legame a doppio filo tra sviluppo ed immigrazione: alcuni paesi in via di sviluppo hanno adottato politiche di immigrazione progressiste e innovative, come l’Ecuador e l’Uruguay, che hanno creato programmi di cittadinanza e di integrazione per i migranti che sono stati accolti positivamente sia dai migranti che dai residenti.

Le complessità sono davvero molte, per citare giusto alcuni fenomeni connessi con il livello di integrazione degli immigrati potremmo citare le politiche specifiche adottate dal paese ospitante, oppure le attitudini e le opinioni della popolazione locale. A fare da contraltare all’esempio precedente, esistono paesi con un alto livello di sviluppo che adottano politiche restrittive sull’immigrazione o non investire sufficientemente nella promozione dell’integrazione dei migranti nella società ospitante. Due esempio eclatanti sono il Giappone e la Svizzera, il primo per avere una storia di discriminazione contro le minoranze etniche e du scarsa attenzione alla promozione dell’integrazione dei migranti, e il secondo per aver adottato una legislazione estremamente restrittiva.

Come osserviamo, la correlazione tra il livello di sviluppo del paese ospitante e la sua politica di integrazione degli immigrati non è lineare, ma dipende da una serie di fattori che possono influenzare la situazione. Mentre, in generale, si può dire che esiste una correlazione positiva tra il livello di sviluppo del paese ospitante e il livello di integrazione degli immigrati. Tuttavia, questo non è sempre il caso, poiché la situazione dipende da molti fattori, tra cui la politica dell’immigrazione del paese, la sua cultura e la sua economia.

I paesi più sviluppati tendono ad avere maggiori risorse e infrastrutture per accogliere gli immigrati e integrarli nella società ospitante. A corredo, tipicamente questi paesi hanno anche una cultura accogliente e una politica dell’immigrazione più progressista che promuove l’integrazione degli immigrati.

In questo quadro, l’Italia ha fatto progressi nella politica dell’immigrazione e nell’integrazione degli immigrati, ma ci sono ancora diversi problemi da affrontare. Tuttavia, il paese ha dimostrato una forte volontà di affrontare questi problemi e di migliorare la vita degli immigrati nella società italiana. Da un lato, l’Italia è un paese altamente sviluppato con una forte economia, un’importante cultura e storia, e una tradizione di accoglienza degli immigrati. Dall’altro lato, l’Italia ha affrontato diverse sfide nell’integrazione degli immigrati, tra cui la povertà, l’esclusione sociale, la discriminazione e la mancanza di infrastrutture e politiche adeguate.

Negli ultimi anni, l’Italia ha sviluppato una politica migratoria che cerca di equilibrare l’accoglienza degli immigrati con il controllo dei flussi migratori. Il paese ha adottato politiche che cercano di migliorare l’integrazione degli immigrati nella società italiana, come l’accesso all’istruzione e all’occupazione, e ha promosso programmi di formazione linguistica e culturale.

Sappiamo benissimo che, però, il nostro Bel Paese deve ancora affrontare alcune sfide per garantire una maggiore integrazione degli immigrati nella società italiana, come l’eliminazione della discriminazione, la promozione della diversità culturale e l’offerta di programmi di sostegno adeguati per gli immigrati.

Il nuovo governo, purtroppo, sta decisamente segnando un passo indietro in materia. Come sempre, sarà la Storia a giudicare.

Riferimenti:

  • “Does Economic Development Affect the Way Immigrants Integrate? New Evidence from the European Social Survey” di Anthony Heath, Ginda Steinnes e Sylvie Dubuc (2013), pubblicato su International Migration Review.
  • “Economic Development and Integration of Immigrants: An Empirical Analysis for Germany” di Tobias Heidland e Wido Geis-Thöne (2018), pubblicato su International Migration.
  • “The Link Between Economic Development and Immigrant Integration: An Exploratory Analysis of OECD Countries” di Valentina Mazzucato e Floris Peters (2016), pubblicato su International Migration.
  • “The Relationship Between Economic Development and the Integration of Immigrants: Evidence from Sweden” di Martin Klinthäll e Pieter Bevelander (2015), pubblicato su Journal of International Migration and Integration.

Nota: OECD è la sigla che identifica  i 38 Paesi OCSE

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