Di grattachecche, creazionisti e tunnel improbabili: il Mi(ni)stero dell'Istruzione

Le ultime notizie che provengono dalla galassia della cultura scientifica e del ministero dell’istruzione lasciano decisamente disorientati. Stampa, internet e blog sono stracolmi di satira irriverente sull’incredibile strafalcione del ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini, convinta dell’esistenza di un tunnel che collega Ginevra al Gran Sasso.

Non abbiamo alcuna intenzione di fare altra satira, che sarebbe pure divertente, ma decismente inutile. E’ importante invece soffermarsi sul fatto che questo non è un episodio isolato, ma rappresenta un segnale forte dello stato disperato in cui versa la cultura scientifica in Italia. Abbiamo già parlato del test di ammissione della facoltà di medicina, in cui il rettore Luigi Frati proponeva un quiz altrettanto improbabile e, in definitiva, acclaratamente errato. Nel quiz, di presunta logica, il malcapitato studente avrebbe dovuto desumere che la grattachecca al cioccolato non esiste, con buona pace dei pasticceri di Modica, che ne hanno fatto una apprezzatissima specialità siciliana.

Abbiamo anche trattato delle posizioni creazioniste e completamente avulse dalla realtà della scienza, nientemeno che ad opera del vicepresidente del CNR Roberto De Mattei, il quale sostiene la veridicità del creazionismo, Adamo ed Eva inclusi. Poco importa, per De Mattei, che abbiamo scoperto praticamente tutta la sequenza evolutiva che indica chiaramente la strada verso una ipotesi di discendenza di tutte le specie da un antenato comune. De Mattei non si pone minimamente il problema che questo fatto implica che i nostri immaginari progenitori vestiti di foglia di fico avrebbero dovuto essere due australopitechi.

A tutto ciò si aggiunge la notizia di ieri, relativa ai quiz per il concorso da dirigente scolastico, che contengono errori e hanno gettato nel caos il corpo insegnante in corsa per un avanzamento di carriera decisamente importante. Si stima che i quiz errati, con strafalcioni anche considerevoli, siano 3-400 su 5000, una percentuale importante, ben lontana dai “fisiologici” errori di stampa invocati dal ministero.

Al di là del fatto in sé e della polemica che ne discende, entrando nel merito degli argomenti, il vero problema sta in come gli organi istituzionali reagiscono alle critiche, rimbalzandole semplicemente al mittente e tagliando corto senza un minimo di autocritica. Sappiamo benissimo che l’Italia si colloca decisamente nelle retrovie in quanto a cultura scientifica di massa. Queste prese di posizione di forza, cioé di autorità, dicono chiaramente alle persone che in posizione dominante si può affermare praticamente tutto ciò che si vuole.

La realtà di scienza, però, rimane tutt’altra e il danno alla comunità è enorme. Il primo effetto, immediato, è quello di disorientare quanti non brillano in materia. Il secondo effetto dirompente è quello di relativizzare l’effettiva importanza della cultura scientifica, il messaggio che passa è che – in definitiva – non è importante il risultato scientifico in sé ma l’autorità della figura che ne discute. E’ un china pericolosissima che rischia di asservire completamente la realtà scientifica alle esigenze del potente di turno.

Non è una questione morale, ma di competitività del panorama scientifico italiano: se ciò che importa è acquisire una posizione dominante, a cosa serve spendere tempo e risorse per accrescere il proprio valore e le proprie capacità ? Per non parlare poi del fatto che più la scuola pubblica è allo sbando e più la grande massa è naturalmente orientata verso le scuole private.

Tanto vale lavorare per migliorare le relazioni, piuttosto che le proprie competenze in materia. E, intanto, chi ha testa per fare ricerca fugge dal paese.

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