Terrestri su Marte ? Un passo in avanti con la missione Mars 500

Riporta Space.com che il 4 novembre scorso l’esperimento Mars 500 è terminato. Un test di difficoltà considerevole che prevede una missione simulata su Marte.

In uno spazio limitato 6 astronauti, tra cui l’italo-colombiano Diego Urbina, hanno vissuto gomito a gomito per ben 520 giorni. L’esperimento è mirato a verificare innanzitutto la tenuta psicologica della squadra di astronauti che, all’apertura dei portelli, ha manifestato i naturali segni di stress da isolamento.

Dal 3 giugno del 2010 i 6 astronauti sono rimasti confinati in una finta astronave presso l’Istituto Russo per i Problemi Biomedici (IBMP) di Mosca, in collaborazione con l’ESA, l’Agenzia Spaziale Europea. Un’impresa non da poco, non solo per il lungo tempo di permanenza in isolamento e a stretto contatto, ma anche per le inerenti difficoltà di un viaggio spaziale.

E’ proprio l’italo-colombiano Urbina a sottolineare l’importanza del carattere internazionale della missione Mars500, che coinvolge non solo un equipaggio, ma anche un pool di ricercatori proveniente dai più svariati paesi. Diego Urbina ha lavorato a stretto contatto con l’astronauta Charles Dinges, gli ingegneri russi Alexei Sitev e Mikhail Sinelnikov, con il chirurgo Sukhrob Kamolov e con lo psicologo Alexander Smoleevsky. Infine, a guida del pool di coraggiosi astronauti c’è l’istruittore cinese Wang Yue.

Nello spazio aperto a decine di milioni di km dalla Terra il lasso di tempo che intercorre tra l’invio di una comunicazione e la ricezione della risposta non è trascurabile. Per dare l’idea, la luce del sole impiega circa 8 minuti per coprire i 150 milioni di km di distanza dalla Terra. Analogamente, durante la missione simulata l’equipaggio deve attendere alcuni minuti prima di ricevere la risposta dell’interlocutore.

Al termine del viaggio di andata simulato, circa metà tempo missione, gli astronauti hanno effettuato una “finta” passeggiata spaziale in un capannone con sabbia e terra. Pochi minuti di “spazio aperto” per i candidati esploratori marziani e di nuovo confinati nell'”astronave”, per oltre 250 giorni, fino a “casa”.

Un esperimento davvero notevole che, ad oggi, stabilisce il record della simulazione più lunga della storia. Un passo decisivo in avanti per le missioni marziane con equipaggiamento umano. Il record precedente spetta all’astronauta Valery Polyakov, rimasto a bordo della Stazione Spaziale Internazionale per ben 438 giorni, nel 1995.

I nervi e la saldezza dell’equipaggio sono stati messi davvero a dura prova: 520 giorni in area chiusa, senza finestre e con un ritardo di 20 minuti tra l’invio e la ricezione di comunicazioni verso l’esterno sono indubbiamente difficili. La finta astronave non è proprio minuscola ma ciò toglie ben poco alla difficoltà della missione: 200 metri quadri dotati di sezioni per il pernotto, per la ricerca medico-scientifica, una cucina e una area ricreazionale destinata, tra l’altro, agli esercizi ginnici. Charles Dinges è molto soddisfatto della ricostruzione, molto simile ad una vera e propria astronave, con tanto di pannelli in legno a coprire le superfici metalliche.

In un ambiente del genere, i 6 uomini di equipaggio hanno convissuto dividendo la giornata di 24 ore in tre turni da 8 di lavoro, tempo libero e sonno. Parte degli esperimenti includono persino un videogame cooperativo, allo scopo di verificare la validità e la sostenibilità dell’utilizzo di dispositivi non umani di supporto alla missione. Insomma una missione umana che strizza l’occhio alla possibilità di inserire un supercomputer in grado di interagire in modo compolesso, come HAL-9000.

Una sfida notevole vinta dall’equipaggio e, per estensione un nuovo, piccolo, passo avanti del genere umano.

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