Bullismo su disabili: un atto intollerabile

WCENTER 0LGBACHZWY -Ieri, per l’ennesima volta, andando a riprendere mio figlio a scuola vengo a sapere di assurdi comportamenti di prevaricazione  che un compagno disabile, autistico in particolare, si trova a subire ogni giorno. E non è stata la prima volta, fatti che si ripetono con cadenza giornaliera,uno stillicidio. Con noi genitori che sembriamo non voler prendere il toro per le corna e parlare apertamente di questo fenomeno che ha uno ed un solo nome: bullismo.

Il fenomeno del bullismo è sempre stato endemico nella scuola, ma negli ultimi anni presenta una novità interessante, e cioè che non è sempre perpetrato da ragazzi in condizione di disagio, spesso è un insieme di comportamenti messi in atto da giovani che non hanno maturato gli strumenti culturali per comprendere la natura violenta dell’atto che stanno compiendo.

Ho reperito in rete un interessante studio della Dott.ssa Angela Fiorillo, della Facoltà di Scienze della Formazione all’Università di Macerata, che traccia il quadro della situazione sul bullismo, con particolare attenzione al ruolo bullo-vittima. Lo studio lancia anche un monito, che si riscontra poi nei fatti: e cioé che la categoria più a rischio è proprio quella dei  disabili, con una probabilità di subire atti di bullismo di 2 – 3 volte superiore alla media.

Lo studio della Dott.ssa Fiorillo pone innanzitutto l’attenzione sui preconcetti che ruotano intorno alla disabilità, e cioé che si tratti di ragazzate, che siano “normali” per dei ragazzi in crescita e che, soprattutto, siano endemici delle zone più povere. Chiaramente, così non è, il bullismo è un fenomeno che imperversa anche nelle zone agiate, e il caso che ho riscontrato personalmente ne è solo un esempio. Famiglie “bene”, i cui pargoli si dilettano ampiamente in questi atti intollerabili.

Male fanno anche i pregiudizi sul bullismo, è cioé che la vittima in qualche modo meriti di essere vittimizzata, e che il bullismo sia una ragazzata che, in fondo, aiuta anche a crescere. Invece il bullismo è un fenomeno con caratteristiche distintive, sempre uguali: cioé è un comportamento di attacco verso la parte debole basato sulla asimmetria, cioé sullo squilibrio di forza tra vittima ed aggressore, e sulla ripetizione nel tempo. E’ un fenomeno odioso perché la vittima, semplicemente, non può difendersi anche volendolo. E diventa orribile quando l’asimmetria è dovuta a disabilità. La violenza si esercita in molti modi, non solo con l’attacco verbale o fisico, ma anche con l’esclusione e la diffamazione. I danni, morali ed affettivi, sono considerevoli e, spesso, di lunghissima durata. E non voglio stare qui a riassumerli per non suscitare in inutile, e dannoso, pietismo.

Il bullismo è un fenomeno che ha bisogno di agenti per essere messo in atto, e in questo caso sono sempre tre: il bullo, la vittima e gli spettatori. Tutte e tre le figure possono essere sia attive che passive, come lo ad esempio il gregario del bullo, che esercita bullismo passivo per compiacere il bullo “protagonista”, che è sempre attivo. Le vittime non sono solo passive, ma esistono vittime attive che provocano il bullo in risposta a dinamiche di disagio interno.

Il bullo e i suoi gregari agiscono per avere una platea, gli spettatori. E, anche tra questi, ci sono gli spettatori attivi, che possono arrivare ad incitare le gesta del bullo, e quelli passivi.

Che vedono, e fanno finta di niente.

Ecco, io sono stufo di trovarmi a fare da spettatore passivo, seppur indiretto, degli episodi di bullismo sui disabili che accadono nella scuola di mio figlio. E’ un fatto di una gravità inaudita: i disabili non lo sono infatti part-time, ma si trovano a fare i conti con il fardello della propria disabilità 24 ore su 24, tutti i giorni.

Si, d’accordo, non è compito mio, a subire le prevaricazioni non è mio figlio, non è “cosa mia”, non succede “nel mio orticello”. Ma stavolta, davvero, basta: non ho potuto fare altro che andare a scuola – un istituto secondario di primo grado – e rappresentare la mia sincera preoccupazione alla dirigenza scolastica. La mia è sicuramente una goccia nel mare, così come lo è questo articolo, ma certo non voglio più voltarmi dall’altra parte, e far finta di non vedere. Perché stavolta non sta accadendo in tv, ma qui e ora, proprio davanti a me.

E non c’è peggior ingiustizia di aggiungere ulteriore fardello a chi è già, indubbiamente, gravato. Un orrore, sotto tutti i punti di vista, di cui non possiamo – mai più – renderci complici.

Share
Questa voce è stata pubblicata in Cittadinanza attiva e contrassegnata con , , , , , . Contrassegna il permalink.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *