Di livore, preconcetto e divulgazione: in risposta a MaidirePH

le-peggiori-foto-di-coppie-innamorate-esistenti-al-mondo-638x425No, non è una guerra tra blog, tuttavia in questi giorni sta girando nel web un gustosissimo e provocatorio articolo di MaidirePH “Ora ti spiego perché odi la fotografia“, blog molto attivo nel campo della fotografia, che  necessita una riflessione. Nel post l’autore spiega passo passo il perché “la gente” odia quest’arte, e tutto l’iter che la porterà inevitabilmente a insegnare la sua  “inutile e fottuta fotografia” (link in fondo all’articolo).

In anni di divulgazione, è importante sottolineare che è proprio questo modo di porsi, tutto incentrato sul luogo comune, ad allontanare ancor di più la comunità dalla ricerca degli elementi culturali dietro a qualsiasi arte, o scienza.  L’essenza del luogo comune è proprio nella generalizzazione “la gente  produce merda” che è, e resta, una generalizzazione delle peggiori. E’ una generalizzazione che presuppone due gruppi distinti, uno superiore – chi usa luce, composizione e messaggio, e l’altro inferiore – chi ignora queste regole.

Si tratta di luogo comune perché – in realtà – è dettato da un meccanismo di livore (cioè persone contro persone) difficilmente conciliabile con un reale amore per la fotografia (cioè trasmissione degli elementi culturali dietro alla fotografia). E, purtroppo, questo scritto è un concentrato di livore, disprezzo per le persone che fa solo male all’arte della fotografia, perché frutto non solo di luoghi comuni, ma anche di pregiudizio e una ben nutrita serie di preconcetti.

Certo, è difficile non condividere con l’autore  il dolore di vedere ignorate le regole più basilari della fotografia, sia in termini tecnici Trama, Composizione, Messaggio come giustamente ricorda uno dei lettori in un commento, ma anche in termini strettamente linguistici: livello connotato e denotato, punctum, studium – per citare Roland Barthes nel suo notissimo saggio (e altri) che sono sicuro  l’autore e larga parte della comunità dei fotografi professionisti conosceranno a menadito. Difficile non condividere  dolore assoluto per la mancanza di analisi del sottotesto e di contestualizzazione linguistica al tessuto e vissuto sociale odierno, come invece è stato fatto nei decenni antecedenti al digitale, come racconta benissimo Claudio Marra, oggi professore all’università di Bologna, in una serie di saggi sul linguaggio fotografico che, certamente,  l’autore e i fotografi di matrimonio conosceranno benissimo.

Se veramente vogliamo fare del bene alla fotografia, dovremmo iniziare a lavorare per la divulgazione degli elementi culturali che consentono di fare della buona fotografia, a tutti i livelli: iniziando con gli elementi tecnici (trama, composizione, messaggio), proseguendo con quelli linguistici (linguaggio, semantica) e poi sociali (impatto su individuo, società, nazione).

Se vogliamo veramente bene all’arte della fotografia e interrompere il cerchio del luogo comune, bisogna iniziare a divulgare e smettere, semplicemente, di pensare che sono – siamo – tutti degli stronzi.

-> Vai al post originale

Immagine di apertura: Awkward Family Photos

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3 risposte a Di livore, preconcetto e divulgazione: in risposta a MaidirePH

  1. Paolo E. scrive:

    Il problema, secondo me, non sta nella banalità degli scatti prodotti da sedicenti fotografi, ma nella richiesta di un mercato ignorante che preferisce e preferirà sempre una cartolina piuttosto che una foto ricercata. Chi guarda una foto non cerca il messaggio e reputa bella una foto anche se ha l’orizzonte storto. La realtà è che ad oggi nella fotografia, come in tutti i campi di questa società, conta ben poco il messaggio e la correttezza: se non metti tutte e culi, allora è la simpatia del fotografo e quanto questi riesce a fare business e marketing. Non conta niente studiare e sudare, tanto vince la mediocrità di chi fa tante chiacchiere e poco altro. La richiesta la fa il mercato, non certo il prodotto e ad oggi il mercato chiede foto banali e spesso scorrette. Che sia lo specchio del tempo in cui viviamo?

    • Luigi Viggiano scrive:

      Due domande:
      1. Se uno scatta foto soltanto per il piacere di farlo, secondo voi è un coglione?
      2. Bisogna prendere la patente o una laurea per cimentarsi in un’attività creativa?

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