Una nuova Guerra Civile

autoinvestebiciTitolo esagerato? Non proprio.

Lo sapete già: il campione di motociclismo Nicky Hayden non ce l’ha fatta. Investito da una automobile mentre si allenava in bicicletta, è morto dopo alcuni giorni di coma.

Anche lui vittima della guerra civile in corso tra automobilisti e ciclisti, ma che vede vittime solo da un lato. Eh già, perché sembrerebbe proprio che chi si mette alla guida di una automobile non riesca a comprendere che a morire è sempre e solo la parte più debole.

E, purtroppo, non è una opinione personale. I dati ISTAT provvisori 2015 parlano chiaro: pedoni e ciclisti muoiono ogni giorno sulle strade. Sempre, invariabilmente, uccisi da automobili.

Il rapporto ISTAT sui dati della mortalità stradale nel 2015 restituisce un quadro letteralmente da guerra civile. Su 173.892 incidenti stradali con lesioni, ben 3419 morti e 246050 feriti. Un quadro a dir poco drammatico, considerando che, per la prima volta dal 2001, cresce il numero di vittime, con un aumento dell’1.1% su base annua.

Anche il grafico seguente parla chiarissimo:

incidentiauto_2015
I cosiddetti utenti vulnerabili della strada, cioè pedoni, bici, ciclomotori e motocicli hanno un indice di mortalità altissimo. Ogni volta che accade un incidente che coinvolge un pedone, questo ha il 3.07% di probabilità di morire. Superiore alla motocicletta e al motorino, rispettivamente 1.8% e 0.84%. Alle biciclette non va meno bene: 1.43 morti ogni cento incidenti. Un quadro drammatico che vede, tra i morti sulle strade, oltre il 50% di utenti vulnerabili.

Ciò che va assolutamente compreso è che ad uccidere sono sempre e solo le automobili. Spesso giustificando i propri comportamenti con luoghi comuni, del tipo che i ciclisti vanno in coppia sulle strade, che frequentano strade pericolose, che mettono in atto comportamenti scorretti. Vero, ma non è motivo sufficiente per mettere in atto comportamenti che aumentano il rischio di incidente.

Basta farsi un giro sui Social Network per cogliere in pieno tutta la drammaticità e la pericolosità di questo modo di approcciare la strada. Questo commento li riassume tutti:

Tandem_colombo_bici
E’ un utente Facebook che, infastidito dalla presenza di un tandem, pensa bene di scattare una fotografia col cellulare dal posto del guidatore, a semaforo verde e veicolo in movimento. Violando così il codice della strada ma, soprattutto, mettendo in grave pericolo proprio il tanto vituperato ciclista. Che, poi, in questo caso specifico si tratta di una coppia, una disabile non vedente e la sua guida, che si allenano sul loro tandem giallo canarino per le gare amatoriali, con tanto di gruppo a supporto, ben visibile nell’immagine.

A poco vale l’invito stampato sulla maglia della cicilista, di tenersi ad un metro e mezzo, vista la vicinanza e la pericolosità della situazione in cui è scattata questa immagine. L’immagine sulla destra è solo una delle centinaia che ho raccolto dalla telecamera che porto in mountain bike. Sebbene io stia rigidamente incollato sulla striscia bianca del lato destro della carreggiata, su una strada con limite a 50 km/h, due automobili sfrecciano nel senso opposto a velocità sostenuta, mentre una mi sfiora, superandomi a velocità folle. Andavo circa a 28 km/h, la velocità del veicolo che mi ha superato è stimabile sui cento ed oltre.

Provate a chiedere ad un automobilista della morte di Hayden, vi dirà che se l’è cercata, perché non si è fermato allo stop. Questi esempi sono emblematici, perché l’idea che il ciclista se la cerchi e che, per questo, meriti di morire, non si sa per quale arcano meccanismo, fa sentire gli automobilisti in diritto di mettere in atto comportamenti pericolosissimi, che aumentano la probablità di incidente e mietono vittime tra gli utenti della strada.

E, infatti, si muore.

 

-> Vai ai dati ISTAT 2015 

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