L’agonia della Pineta di Castelfusano può diventare un affare colossale

FullSizeRenderProprio una ferita al cuore, mi riferisco all’incendio della Pineta di Castelfusano, o di Castelporziano, a seconda dei vari telegiornali. Premetto subito che questo articolo non è un coccodrillo, cioè una schifezza acchiappalacrime per suscitare simpatia, condivisioni e like.

Io, vicino alla Pineta, ci abito. E l’ho battuta in bicicletta in lungo ed in largo, per oltre 2000 km, duemila. E probabilmente la stima è pure per difetto, visto che l’ho vissuta allenandomici per quasi tutti i finesettimana dal 2010 ad oggi. Sette anni di giri, foto, ricordi, del polmone verde più bello che abbia mai visto in tanti anni di girovagare nel pianeta.

Eppure, poco fa che sia stata realizzata dalla pervicacia delle storiche famiglie romane dei Sacchetti e Chigi che, dal 1700 ad oggi, albero per albero, l’hanno strappata alla macchia mediterranea. Facendone un capolavoro grazie anche e soprattutto al Comune di Roma, che dagli anni ’30 del secolo scorso ad oggi, per quasi ormai cento anni, se ne è pinetamapoccupato con cura quasi materna.

Con questo articolo voglio condividere con voi come ho vissuto la Pineta, per far capire il danno colossale che ho subito, ovviamente assieme a tutta la comunità. Ma questo non vuole essere un racconto universale, piuttosto privato, perché ritengo sia un modo diretto per far capire, o almeno tentare, il lutto – letteralmente – che si può provare a vedere bruciato un paradiso del genere.

Da non si sa chi, né tantomeno perché. Anche se, da residente, putroppo intercettare il disegno globale è questione veramente di poco. Ma ci arriviamo subito, se avete la pazienza di leggere.

Voglio raccontarvi la mia Pineta di Castelfusiano, cioè come l’ho vissuta e continuo a viverla in questi anni, per tentare di rappresentarvi il vero e proprio lutto che si vive, nel vedere questo assurdo spettacolo di morte e distruzione, a beneficio di non si sa chi, completamente privo di scrupoli.

Il primo grande valore della Pineta sta nella biodiversità, cioè nella quantità di specie animali e vegetali che ci vivono. La biodiversità è un fattore centrale nella sopravvivenza della specie, è il motivo per cui è sopravvissuta indenne e, anzi, vive e pulsa rigogliosa pinetaold1dall’epoca degli antichi romani ad oggi, almeno nella sua parte costituita dalla macchia caratteristica dell’agro pontino. Non dimentichiamolo, i pini sono del XVIII secolo. La foto a sinistra mi ritrae in una scorribanda in una zona molto particolare, in momento altrettanto specifico dell’anno, in cui si può camminare in uno spettacolare campo di cipolle selvatiche, le cui creste sembrano onde.

Anche sul fronte artistico e culturale riserva delle sorprese notevolissime: ben tre ville romane, di cui una raggiungibile a pieni, la cosiddetta Villa di Plinio (il Giovane), in cui è possibile vedere ancora oggi i marmi delle vasche termali, completamente abbandonati a sé stessi e risalenti al 139dC.mosaicipineta

Poi c’è la Pineta fatta della storia di ogni giorno, delle persone, che custodisce, mantiene il ricordo. In uno dei suoi punti più remoti custodisce la lapide di Guido Bellagamba, morto per incidente di caccia nel 1954. Da oltre sessant’anni Guido riposa in pace, cullato dalla Pineta di Castelfusano.

La Pineta è un luogo importantissimo per gli sportivi, personalmente la giro in lungo ed in largo in bicicletta e l’ho interamente tracciata con il GPS, è dotata di una palestra all’aria aperta dove un numero incontabile di lapidepinetasportivi si allena da anni con continuità, dedizione e passione. E’ il posto preferito dalle famiglie con bambini per le passeggiate da e per il mare, con annesso meritato ristoro alla fontanella, dalla parte dell’infernetto. Il luogo dell’incendio, su uno dei due lati della pineta, sta sulla stradina dove tutti noi abbiamo passeggiato di ritorno dal mare, sulla stessa strada sterrata che, oggi, è diventata un orrore di alberi agonizzanti.

Ed ecco come si presenta oggi, la stessa stradina, l’immagine si commenta da sola. Un
dolore atroce che – letteralmente – lacera il cuore. Procedendo in bicicletta all’interno si possono osservare le radici che ancora bruciano dall’interno perché l’incendio si è propagato fin sotto al terreno, e la stessa terra compattata dal caldo estivo fa da forno.

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Questo era il tratto del cosiddetto “videogioco” un pezzo veloce fatto di saliscendi tra gli alberi che, con gli amici di scorribande in mountainbike, ci divertivamo a percorrere. Oggi è un paesaggio lunare.

Altrettanto curioso è l’interesse dei media ufficiali, telegiornali per primi, che hanno dato FullSizeRender 2grande risalto alle immagini spettacolari, al presunto piromane con precedenti correlati alla salute mentale, per poi sparire nel nulla. Proprio ora che il reale schema inizia ad emergere, proprio ora che c’è bisogno di informazione. Nell’immagine potete osservare un camioncino dei vigili del fuoco infilato in posizione del tutto inusuale tra gli alberi. Sta cercando i cosiddetti inneschi, cioè manufatti costituiti da detriti ed cercainneschiimmondizia vari, infilati in una busta con tanto di stoppini e materiale incendiario.

Certo, difficile non vedere il tipico schema in tutto questo. L’esatto identico schema che viene da sempre usato per prendere possesso delle aree più appetibili. In particolare nelle due zone incendiate, la ristorazione, così come la realizzazione di impianti destinati alla ricettività turistica, è un affare che va a gonfie vele.

Generalmente, a seguito di un incendio, si rilasciano delle concessioni per l’utilizzo turistico delle zone incendiate, in cambio di un rimboschimento e di un ripristino della vegetazione.

Se, e ripeto se, questo accadesse in un futuro, sarebbe vergognoso.

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Una risposta a L’agonia della Pineta di Castelfusano può diventare un affare colossale

  1. Maria Antonietta scrive:

    Anche per me è un lutto sapere che la meravigliosa pineta è ormai stata distrutta . Ad essa sono legati i miei ricordi di bambina, di adulta e di mamma quando vi facevamo i picnic dopo una giornata trascorsa al mare o in una domenica qualunque. È ‘ in pineta che mio figlio piccolo ha socializzato con il verme colorato da noi chiamato”Gaetano” senza avere paura.
    Provo lo stesso dolore di quando ho visto il Tuscolo ridotto a una landa desolata e brulla dopo i vari incendi dolosi succedutisi negli anni. Questi incendi dovuti all’uomo sono un crimine contro la natura e l’umanita’ e vanno puniti con severità.

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