Paola Egonu e il monologo che ha riportato in auge il tema del razzismo in Italia

Il monologo di Paola Egonu ha riportato in auge un tema spinoso: il rapporto tra italiani e razzismo. Sappiamo come è andata, con plausi e critiche in egual misura. La nostra campionessa ha voluto condividere la sua esperienza personale con il razzismo e la diversità, a cuore aperto, descrivendo come si è sentita diversa e come ha capito che la sua diversità è anche la sua unicità. Paola ha usato la metafora dei bicchieri d’acqua per spiegare come, nonostante le apparenze, all’interno tutti siamo uguali, una metafora semplice ma che tocca la questione al suo centro. Ha raccontato di come ha dovuto affrontare momenti difficili, come l’essere accusata di vittimismo e, per estensione, di non avere rispetto per il suo paese. Tutto ciò, solo per aver mostrato le sue debolezze. Contemporaneamente la Egonu ha mostrato chiaramente il suo orgoglio nell’essere italiana e nell’indossare la maglia azzurra, sottolineando come le sfide perse e gli errori commessi non la rendano una perdente. Autorefenrenzialità? Non proprio: d’altronde, come ci ha ricordato a chiare lettere, non si è perdenti solo per un brutto voto a scuola nell’arrivare ultimi in una qualsiasi competizione o classifica.

Una cosa è certa,  ad una fetta di italiani non ha ben digerito il fatto di venire additati come razzisti. Esagerazione?

Di nuovo, non proprio: già nel 2018 abbiamo parlato della situazione del razzismo e della xenofobia in Italia. All’epoca, La Stampa ha pubblicato una inchiesta che mostrava un aumento preoccupante di reati a matrice razziale e xenofoba negli biennio 2016-2018, con un aumento del 560% dal 2009.

E se nel mondo reale il razzismo trovava chiaro spazio, le cose non andavano certo bene
sui Social Network: il Rapporto 2018 a cura dell’Osservatorio Vox sul razzismo e la xenofobia, riportava la preoccupante cifra di 73000 tweet contro i migranti, praticamente raddoppiati dal 2016. Insomma, un quadro del reale di diffusione e legittimazione del pericoloso mix di comportamento razzista ed ignoranza, aggravato dal ruolo dei Social Network.

Interessante che gli italiani non vogliano sentirsi definire razzisti, giustificando il proprio odio razziale con una generica “lotta alla delinquenza”, un modo per mascherare comportamenti che, all’atto pratico, sono apertamente razzisti. Una situazione che ha radici antiche, di cui ci siamo ampiamente occupati in diversi articoli lungo l’arco del tempo, i cui linl di approfondimento sono disponibili in calce a questo articolo.

Il fatto di fondo è che xenofobia e razzismo “vendono bene”, politicamente parlando. E vendono bene per un lungo arco temporale, una brandizzazione della divisione sociale che tiene e vende, e poco importa se a farne le spese siano meridionali o extracomunitari.

Va anche detto che a fare da contraltare c’è sempre una società civile che fa scattare i suoi “anticorpi culturali”, eppure in epoca social ciò non fa altro che alzare il tono da parte delle persone che mettono in atto comportamenti razzisti, i quali rispondono con una violenza di linguaggio che rappresenta certamente un segnale preoccupante.

Non stupisce, quindi, che nel 2022 le cose siano peggiorate, così la sintesi dello stesso Rapporto Vox, aggiornato allo scorso anno:

L’odio online si radicalizza, si fa più intenso, più polarizzato. Appare evidente il ruolo di alcuni mass media tradizionali nell’orientare lo scoppio di “epidemie” di intolleranza. Tra le categorie più colpite, le donne ancora al primo posto, seguite dalle persone con disabilità e dalle persone omosessuali, tornate, dopo anni, nel centro del mirino.

Numeri preoccupanti: nel 2022 al primo posto nel subire parole di odio sono le donne (43,21%), seguite da disabili (33,95%), omosessuali (8,78%), migranti (7,33%), ebrei (6,58%) e islamici (0,15%).

Così se da un lato abbiamo rapporti analitici che dimostrano chiaramente come in Italia esista effettivamente una emergenza razzismo ed intolleranza, non ultima la testimonianza di Paola Egonu, dall’altro abbiamo la aperta negazione del razzismo, esemplarmente rappresentata dalla risposta di Calderoli e Salvini: “L’Italia non è razzista, parole inopportune”.

Che le parole della Egonu per Calderoli siano inopportune lo possiamo capire, in considerazione che fu lo stesso Calderoli a scusarsi in parlamento dopo la condanna a 18 mesi per aver dato dell’orango alla Kyenge nel 2013.

Mai come nel caso del razzismo e della xenofobia la palla sta a noi, a tutti noi: il primo passo da compiere è di spezzare la catena di odio, nelle parole prima e – si spera – nei fatti poi.

-> Vai all’approfondimento rapporto Vox 2018

-> Vai al rapporto sul razzismo in Italia 2009

-> Vai al rapporto Vox 2022

(Immagine di apertura di Rai RadioTelevisione Italiana)

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