L’intuizione dello scienziato e la Psico-Cibernetica

Vi siete mai svegliati con la soluzione ad un problema che vi attanaglia da lungo tempo ? Come fa il cervello a risolvere apparentemente senza sforzo e d’improvviso rompicapi che, fino a poco prima, sembravano irrisolvibili ?

Il dott. Maxwell Maltz, era un affermato chirurgo plastico facciale americano degli anni ’30. Già prima della seconda guerra mondiale, i clienti più facoltosi si rivolgevano alla chirurgia plastica non solo per porre rimedio agli esiti di gravi incidenti, ma anche – esattamente come oggi – per avere un aspetto più gradevole, convinti che ciò avrebbe reso la loro vita più semplice e che sarebbero stati più accettati nell’ambiente familiare e lavorativo.

Nella sua lunga attività il Dott. Maltz ha osservato un fenomeno molto interessante: alcune persone che avevano subito incidenti tanto gravi da sfigurare il volto, dopo un intervento chirurgico di riparazione del viso perfettamente riuscito dal punto di vista tecnico, hanno sviluppato una personalità completamente diversa da quella originaria. Persone che per quarant’anni sono state timide ed introverse, di colpo sono diventate estroverse, in qualche caso, al limite della sfacciataggine.

Ci sono stati casi, invece, di persone dal naso ed orecchie pronunciati che,dopo un intervento di chirurgia plastica facciale da manuale, nonostante il nuovo naso ed orecchie “perfetti”, continuavano a vedersi “brutti” tanto quanto prima. Il dott. Maltz ha iniziato allora ad osservare che la maggior parte dei pazienti che si presentavano da lui avevano sviluppato un’immagine di sé che, in molti casi, rimaneva inalterata anche dopo l’intervento chirurgico. In altri casi, invece, veniva modificata istantaneamente. Non era quindi sufficiente intervenire chirurgicamente, ma c’era bisogno di un “lifting alla immagine del sé”: molti pazienti non avevano neanche bisogno dell’intervento chirurgico vero e proprio, ma di un sistema per modificare come essi stessi si percepivano. La lunga esperienza del dott. Maltz è raccontata nel best-seller americano Psycho-Cybernetics, pubblicato originariamente nel 1960 ed annoverato oggi tra i cinquanta migliori libri di self-help.

In Psycho-Cybernetics, Maltz asserisce che il cervello umano è dotato di un sistema automatico (un servomeccanismo) che, per funzionare correttamente, deve essere istruito con obiettivi chiari e ben delineati. Quante volte vi è capitato di uscire di casa soprappensiero e di chiedervi, a metà strada, se avete chiuso la porta? E’ il vostro sistema automatico che ha chiuso la porta per voi, senza ormai rendervene conto o meglio, tanto da fare fatica a ricordare un gesto che voi stessi avete compiuto. Questo, è un perfetto esempio di “conoscenza inconsapevole”: chiudere una porta a chiave è (apparentemente) banale e lo avete fatto talmente tante volte da non ricordarvene più. Eppure, se dovessimo scrivere su carta tutte le attività cerebrali che comportano un gesto del genere, riempiremmo un volume di qualche centinaio di pagine.

A dispetto dell’immane complicazione delle istruzioni impartite dal vostro cervello ai muscoli del braccio e della mano per chiudere la porta, non solo non ve ne siete quasi resi conto ma se qualche simpatico collega vi incontra e a bruciapelo vi fa il brutto scherzo di chiedervi “hai chiuso la porta di casa, stamattina?”, state col patema d’animo tutto il giorno. Vi ho fatto venire il dubbio? Abbiate fiducia nel vostro servomeccanismo: la porta è chiusa.

A distanza di quasi cento anni l’idea del Dott. Maltz è stata ampiamente sviluppata non solo dal punto di vista psicologico, ma anche in neurologico, con interessantissimi risvolti per la comprensione del funzionamento del cervello umano, Ci sono ricerche piuttosto interessanti che dimostrano come l’intuizione del matematico e dello scienziato in genere funzioni  esattamente nel modo in cui Maltz descrive il processo di automatismo mentale che presenta le soluzioni cercate.

Il matematico sa perfettamente qual’è la soluzione: deve “solo” dimostrarla.  Affrontare problemi complessi che richiedono un certo grado di astrazione è un modo eccezionale per mettere alla prova questa formidabile modalità di funzionamento del nostro cervello. Se proprio non troviamo una soluzione al nostro problema, basta distrarsi e andare a fare altro, la soluzione si presenterà da se.

Questo aspetto dell’intuizione è più simile all’arte che non alla scienza: la parte più profonda ed istintiva della nostra mente arriva alla soluzione in modo del tutto nascosto ai nostri processi coscienti. Fulminamente, quando riusciamo a “connettere i puntini” come nei giochini enigmistici, la mente inconscia presenta il risultato alla parte razionale del nostro cervello.

E’ così che, una mera intuizione, diventa patrimonio dell’umanità.

 

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2 risposte a L’intuizione dello scienziato e la Psico-Cibernetica

  1. corrado morozzo scrive:

    Su questo argomento ho letto tempo fa un interessante esperimento: ad un cane veniva mostrato, dietro ad una barriera trasparente ed allungata una ciottola di cibo, se il cane era stato lasciato a digiuno, la vista del cibo lo attraeva come una calamita e non gli permetteva di mettere in atto la sua normale attività di esplorazione del territorio, attività che gli avrebbe permesso di superare la barriera, cosa che invece succedeva a dei cani meno affamati.
    Mi lascia invece perplesso l’affermazione che l’intuizione sia più simile all’arte che alla scienza. Una affermazione che potrebbe far supporre che la scienza potrebbe dare i suoi risultati procedendo con la sola logica e che l’intuizione è solo un extra che interviene quando il problema si fa troppo complicato.
    Il mio punto di vista è che un qualsiasi organismo (uomo compreso) nel doversi mantenere in equilibrio con se stesso e con l’ambiente si troverà sempre di fronte a delle situazioni complesse e imprevedibili che possono essere risolte solo con risposte complesse.
    risposte complesse che possono solo essere ottenute con una combinazione di due metodologie tra loro incompatibili ma allo stesso tempo complementari, una metodologia che procede in maniera ordinata ed una metodologia che, in qualche modo, permette all’ordine del momento di superare se stesso pur mantenendo la sua continuità con il passato.
    Quest’ultima metodologia capace di superare l’ordine del momento, ovviamente, non ha una evidenza che possa essere descritta in termini ordinati ma possiamo (o dobbiamo) solo riconoscere l’esistenza di un processo olistico, universalmente presente in grado di sostenere il processo evolutivo della natura.
    Nell’uomo questa combinazione delle due metodologie si manifesta con il processo intuitivo (da non confondersi con l’istinto) che deve si affianca al ragionamento razionale offrendo soluzioni o risposte coerenti con la complessità ed imprevedibilità delle situazioni che l’individuo deve continuamente affrontare.
    Ritornando al problema dello scienziato alla ricerca della sua soluzione, è vero che una pausa o un momento di relax può permettere al processo intuitivo di superare una troppo rigida barriera logica, ma è anche un superamento che deve considerarsi continuo e presente anche se non direttamente percepibile (se non quando la mancanza del suo supporto ci mette in crisi)
    corrado morozzo

  2. lidimatematici scrive:

    Grazie Corrado per l’interessante osservazione. Un mio carissimo professore diceva sempre: “un principiio non si dimostra, si compra. Ti piace ? Pensi di usarlo ? Bene: compratelo, incartatelo e portatelo a casa. Lo dimoserai poi con tutto comodo”.
    Quello che accade, in realtà, mi sentirei di dire che sia esattamente il cmtrario. E’ l’intuizione che guida il matematico verso la soluzione. Lui sa, e lo ha semp saputo, che la soluzione fosse quella. A quel punto la mente razionale mette in atto i processi ripetibili di dimostrazione, formali, che dimostrano effettivamente la soluzione intuita dalla mente piú primitiva.
    Ecco perchè mi sono azzardato a dire che c’è una componente di arte nella scienza, è quella che interviene nel far vedere uno schema per istinto, schema che poi assurge a teoria grazie all’intervento dei processi razionali.

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