Giocare agli intrighi di palazzo: The Republic of Rome (parte 2)

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A pochi giorni dalle elezioni, vale la pena riprendere il piccolo ciclo di articoli su The Republic Of Rome, gioco edito originariamente da Avalon Hill,  oggi da Valley Games. Scopo del gioco è di guadagnare la massima influenza politica possibile, avendo come scusa il bene della repubblica manipolando opportunamente il popolo con leggine per renderlo contento e comperando il consenso dei colleghi Senatori. Le regole del gioco sono sempre le stesse da 2000 anni: panem et circences al popolo e soldi e potere ai Senatori. Il tutto, ovviamente, a spese della Repubblica di Roma.

Dicevamo: come fa una banda di furbacchioni a tenere in scacco un popolo addormentato? I Senatori si riuniscono dapprima insieme nel Foro, dove si discutono i nuovi fatti che accadono a Roma, si tenta di attrarre nuovi Senatori nella propria fazione, anche pagandoli a suon di talenti se necessario. Quando le cose vanno male per la Repubblica, si può sempre approfittare del malcontento per cercare di aumentare la propria popolarità organizzando giochi per il divertimento della massa. Intanto, è in questa fase che ci si organizza per ricevere nuove Concessioni, cioè il diritto a riscuotere denaro dalla popolazione tassandola o aggiudicandosi l’appalto per la realizzazione di opere militari.

Gli accordi e le chiacchiere ufficiose del Foro trovano poi conferma al momento di legiferare, nella fase del Senato vera e propria. Certo, una parvenza di democraticità è necessaria, quindi dapprima il Console di Roma rimette il proprio mandato ed invoca pic747384_tnuove elezioni per il prossimo Primo Console di Roma, che va eletto a maggioranza assieme al Secondo Console, da destinare alle battaglie. Ogni fazione ha tanti voti in Senato quanto la propria influenza, calcolata in modo opportuno, più il numero di talenti che è disposta a sborsare per “appoggiare”, diciamo così, le proprie mozioni. Attenzione però: le decisioni vengono prese a maggioranza. Si elegge quindi un Censore, una figura di spicco che abbia già esperienza consolare, destinata a fungere da magistrato, con l’autorità di avviare processi a carico di questo o quel Senatore. Tutte le leggi possono essere proposte per il voto dal solo Console di Roma, con le fazioni che possono al più proporre, salvo usare un Tribuno, l’unica figura in grado di proporre o imporre il proprio diritto di veto sulle proposte del Primo Console. Non dorma sonni tranquilli il Primo Console, perché le cariche ruotano e, se tira troppo la corda anch’egli, può essere sfiduciato all’unanimità dal Senato e perdere così la propria carica, con inevitabili contraccolpi sulla propria influenza.

Il Censore può avviare al voto tanto un processo “legittimo”, ad esempio contro un www.uplay.it-The_Republic_of_Rome-5-400x400Governatore di una provincia che ha approfittato del suo incarico per percepire somme di denaro indebitamente, ma anche un qualsiasi Senatore che abbia ricoperto  incarichi consolari o incassato una concessione. Il Censore è la sola autorità in materia, sta a lui proporre processi nell’interesse della giustizia, o di fare un “uso politico della magistratura”. Se la maggioranza decide che il Senatore è colpevole lo è punto e basta, e la propria popolarità ed influenza ne risentirà. Intrighi più importanti come le congiure per assassinare un Senatore vengono invece puniti con la morte. E’ in Senato, quindi, che si decide a chi concedere la possibilità di avvantaggiarsi delle concessioni o di arricchirsi governando una provincia. Occhio quindi a trattare con astuzia, perché tutti sono ricattabili in qualsiasi momento.

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A fare da cornice a tutto ciò c’è Roma, con le sue guerre e le vicende che inevitabilmente la turberanno. Il gioco inizia con la spada di Damocle della Prima Guerra Punica, ed è bene che le fazioni trovino presto un accordo, se non vogliono soccombere tutti assieme nella barca di uno stato che affonda, andando in bancarotta, per fronteggiare gli eventi che scuotono il mondo, al di fuori delle beghe di palazzo. Il Console che torna vittorioso da una guerra è quanto di più gradito dal Popolo e dal Senato: la propria popolarità ed influenza faranno passi da gigante. Se le cose vanno davvero male, e le guerre alla porta diventano troppo difficili da fronteggiare, si può eleggere un Dictator che, con il suo fedele delfino, può andare in guerra forte di leggi speciali. Un governo tecnico, insomma.

Non so a voi, ma a me tutto ciò ricorda decisamente qualcosa. Dovremmo organizzare delle partite di massa a The Republic Of Rome e, forse, qualcuno si sveglierebbe presto …

 

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