Un Natale Ritrovato

Cari amici, è un Natale davvero speciale, questo. Pensiamo che questa riflessione del Dott. Claudio Gerbino, psicologo e psicoterapeuta, fondatore e direttore di KOINÈ – Centro Interdisciplinare di Psicologia e Scienze dell’Educazione, sia fonte di importante riflessione. Nel contempo, uno spunto per riprendere la tradizione millenaria della nostra cultura, che già abbiamo affrontato in passato su queste pagine.

Sulla festa di oggi è già stato detto tutto e di più. Desidero fare una riflessione da psicologo clinico. Ho ascoltato in TV, al mercato, per strada, commenti improntati alla tristezza, alla depressione, allo scoramento.

Tutto perché quest’anno non è possibile ripetere i riti tradizionali: serate passate insieme, pranzi e cene tra parenti (che spesso si vedono una volta all’anno), lo scambio di regali, eccetera. I riti: la psicoanalisi ci insegna che la ripetizione dei riti (tutti i riti, religiosi o laici) dà sicurezza alle persone che li praticano. In questo caso si tratta di riti collettivi, che danno anch’essi il senso della continuità, della sicurezza che tutto va bene. Invece ho ascoltato l’angoscia che deriva dalla deprivazione.

Che cosa è stato tolto? Che cosa è venuto meno? Qualcosa di concreto o il significato che diamo agli eventi, e quindi ai riti? Il senso della famiglia vale per tutto l’anno, il legame (quando c’è) rimane per la vita. Siamo stati deprivati del rito, non del significato delle esperienze. Allora, un invito, che è stato anche l’augurio che ho fatto a colleghe e colleghi: ritroviamo il senso dell’antica festa di fine anno.

Ai pochi che ancora non lo sanno, ricordo che non si conosce la data di nascita del bambino chiamato Gesù. In molti, in passato, hanno cercato di storicizzare l’evento, ma con scarsi risultati. Di certo sappiamo solo che con questa festa è stata sostituita una festa pagana: i Saturnalia, e la festa della LUCE, in occasione del solstizio d’inverno (Solis Invictus). Ritroviamo il significato della Luce, ognuno poi cercherà il punto Luce dove crede più opportuno. Da clinico, posso suggerire di trovare in sé le risorse che permettono di progredire e iniziare un nuovo periodo della vita: un altro anno! In questo modo i riti perdono di importanza, e si evita l’angoscia da deprivazione.

Auguriamoci di ri-trovare quella luce che crediamo di aver perduto: la vita continua, e non mancherà il senso della comunità a cui apparteniamo, anche senza i riti.

Dott. Claudio Gerbino

 

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