Missione Minerva: la voce di Samantha Cristoforetti

Grande emozione nell’ascoltare la voce della nostra AstroSamantha nello spazio. Un piccolo miracolo che realizzato in seno al progetto ventennale ARISS, che consente un filo diretto tra studenti ed astronauti.

E’ un progetto importante che vede la collaborazione di enti ed agenzie spaziali quali NASA, Roscosmos, Esa e le varie associazioni di radioamatori in tutto il mondo, tra cui la nostra ARI. Fondamentale per la diffusione dell’interesse per le discipline STEM, di cui ci siamo occupati a più riprese su LidiMatematici, di fatto la nostra stessa missione.

Certo, questi sono tempi duri sia per la collaborazione internazionale che per la divulgazione scientifica ma, in ogni caso, una ottima occasione per riprendere con slancio le attività del blog, fermo da un po’ per motivi principalmente editoriali. Appare infatti sempre più arduo far valere la voce della divulgazione scientifica, una goccia nel mare di fake news e disinformazione.

Tuttavia, non condividere con il grande pubblico la voce di AstroSamantha sarebbe veramente una scelta discutibile, ed eccoci qua, a condividere con voi i segnali provenienti dalla Stazione Spaziale Internazionale. Nella sessione di oggi Samantha Cristoforetti è stata in collegamento con l’Istituto Comprensivo Chieti e ha risposto alle domande dei ragazzi.

Interessante notare come i segnali arrivino piuttosto forti dalla ISS, mentre sono completamente assenti per l’altro corrispondente. Ciò accade perché il contatto (i radioamatori lo chiamano “QSO”) è realizzato su una specifica banda radio delle VHF (Very High Frequency), con una lunghezza d’onda di 2 metri, corrispondente alla frequenza 145.800 Mhz. Questa banda radio consente il collegamento nientemeno che con lo spazio, in diretta, ovvero senza ponti radio nel mezzo, anche a grandi distanze, mentre via terra ha bisogno di ponti ripetitori perché, per le caratteristiche di riflessione del segnale, verrebbe riflesso facilmente (e bloccato) da strutture di dimensioni comparabili alla lunghezza d’onda.

Poiché la stazione ricevente è a Roma, il numero di ostacoli via terra Roma-Chieti, come facilmente immaginabile, è consistente. Di qui l’impossibilità di ascoltare i ragazzi di Chieti.

Ma, bando alle ciance, ecco a voi la nostra AstroSamantha!

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Energia e Vita – il Libro del Blog LidiMatematici

Al via il progetto editoriale di Crowdfunding Energia e Vita, il libro che condensa molti dei temi raccontati qui sul blog LidiMatematici in dieci anni di attività. Ma in modo particolare:  confrontando in chiave divulgativa i punti di vista della Scienza e della Fede, toccando i grandi temi di entrambe: meccanica quantistica, relatività generale,  creazione, amore e molto altro.

La campagna di lancio del libro avverrà mediante Bookabook, in modalità crowdfunding. La campagna ha come obiettivo la prevendita di 200 copie, tra formato cartaceo (15€) ed ebook (6,99€).

Il ricavato sarà interamente devoluto in beneficenza al Santuario Madonna dei Bisognosi di Pereto (AQ), luogo di accoglienza e di incontro tra Fede e Scienza.

Pietro Nico è nato a Roma, laureato in Economia presso l’Università di Roma “La Sapienza” con tesi in Statistica – analisi degli sbocchi professionali dei neo-laureati.  Si è interessato di progetti per la progettazione di piani di evoluzione organizzativa e del disegno delle competenze per aziende nazionali e internazionali. Ha lavorato per diversi anni come docente per organizzazioni che operano nel campo delle telecomunicazioni e dei trasporti e nell’ambito industriale e finanziario. Attualmente ha responsabilità manageriali in un gruppo di lavoro che si occupa di controllo di qualità del software. Ha pubblicato alcuni libri inerenti la comunicazione, il teamwork, il coaching e la leadership. Amante della filosofia e della teologia, ha grande passione per la musica e partecipa attivamente a gruppi cristiani di preghiera.

Carlo Consoli è nato a Roma, laureato in Scienze dell’Informazione presso l’Università di Roma “La Sapienza”, con tesi in Intelligenza Artificiale – Elaborazione del Linguaggio Naturale. Divulgatore, appassionato di astronomia, radioamatore, ha collaborato e collabora, come esperto, con diverse riviste e siti web. Organizza diversi eventi di divulgazione scientifica, in collaborazione con l’Associazione Astronomica del Pellegrino, di cui è segretario. Amante dello sport, è cintura nera di Kung-Fu e brevettato sub sia in apnea che con autorespiratore e abilitato al volo ultraleggero. Gestisce questo blog.

Gli autori:

“Io e Pietro siamo i tipici colleghi destinati inevitabilmente a diventare amici.
Prima della pandemia ci incontravamo – come tutti i colleghi – alla macchina del caffè. Pietro, “credente imperfetto” ed io, “ateo cocciuto”, decidiamo di confontarci sui grandi temi della Fede e della Scienza proprio lì, alla macchina del caffè. Da lì la sfida: portiamo questo confronto alla “singolar tenzone” e ci sfidiamo per scritto a rispondere a 3 domande ciascuno, per dieci lettere. Ne nasce un saggio epistolare che, da posizioni fortemente divergenti e grazie alla volontà di conoscere e di conoscersi, da confronto diventa incontro.
Il saggio, un po’ per timore di rivelarsi troppo e un po’ perché inteso per restare tra Pietro e Carlo, è restato chiuso in un cassetto per dieci lunghi anni. Poi, con l’avvento dei Social Network e del linguaggio violento, duro, centrato sul rifiuto dell’altro, abbiamo riscoperto questo lungo incontro.

A quel punto, abbiamo capito che è il momento di condividerlo.

Energia e Vita è un libro che affronta tutti i temi della Scienza con taglio divulgativo, ponendoli in una ottica di confronto aperto con la Fede. Dieci lettere ricche di domande e risposte ma, soprattutto, foriere di nuove domande. Su tutto, l’incontro degli autori, nonostante le radicali differenze. Un momento di incontro che, rispetto ai tempi e ai modi dei Social Network e della radicalizzazione delle opinioni. è effettivamente in controtendenza.


-> Vai alla  campagna Book A Book.

-> Vai alla pagina Facebook di Energia e Vita

-> Scarica l’anteprima del libro

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Vogliamo parlare dei padri?

La pausa estiva è un momento ideale per restituirci il tempo da dedicare alle nostre passioni. Segnaliamo una lettura interessante, su un tema trattato con moderazione a nostro avviso eccessiva: il ruolo del padre nella cultura moderna.

Vogliamo parlare dei padri?, edito da Edizioni KOINÈ – Centro Interdisciplinare di Psicologia e Scienze dell’Educazione è un libro agile nella forma ma estremamente denso nei contenuti. Il libro, del Dott. Claudio Gerbino, va a colmare un vuoto a nostro avviso nella letteratura divulgativa che tratta il tema del padre, o meglio della sua assenza.

Se, infatti, la letteratura clinica o, in generale, per gli addetti ai lavori è piuttosto nutrita sul tema della assenza (fisica o psichica) del padre, si avverte la mancanza di testi divulgativi che trattano il tema dell’educazione dei bambini prima, adolescenti poi ed infine uomini che diventano padri senza aver compiuto quel percorso di maturazione individuale che sarebbe non solo auspicabile, ma proprio necessario. Questi uomini, quando mettono al mondo figli non voluti o per cui non sono preparati, si trovano in una condizione destinata a lasciare sui propri figli segni indelebili, ferite inferte nel corpo e nell’anima, come appunto evidenziato nel sottotitolo del libro.

Oggi come allora, viviamo in una società dove la figura del padre è spesso (ma non sempre) ridotta al ruolo di donatore di materiale biologico, senza che questi partecipi attivamente e con un chiaro piano pedagogico per lo sviluppo dei propri figli. Proprio in queste settimane abbiamo avuto modo partecipare alla vicenda umana di Marcell Jacobs, medaglia d’oro nei 100 metri piani. Nato da madre italiana e padre americano, un Marines di stanza in Italia, quando i genitori erano ventenni. Il padre è stato poi trasferito in Corea e Marcell vive a Desenzano del Garda da quando aveva poco più di un anno. Il resto è storia nota, fatta di assenza, duro lavoro e, fortunatamente, riscatto.

Il libro entra nel dettaglio proprio degli effetti della “evaporazione del padre”: l’assenza del padre, sottolinea il Dott. Gerbino, risale ad una cultura millenaria. Nel passato, così come oggi nel caso del nostro campione olimpico, il padre è sempre stato impegnato a lavorare, se non a guerreggiare. L’educazione dei figli è quindi tutta in carico alle madre (la madre di Jacobs ha testualmente affermato “gli ho dovuto fare da padre e da madre”).

Questo fatto ha un duplice effetto: da un lato riduce il ruolo del padre a quello della generazione del figlio e al suo sostentamento, senza partecipare minimamente al suo sviluppo, e dall’altro consacra la donna al ruolo che il Dott. Gerbino definisce di “unica depositaria delle competenze educative dei figli”.

Il risultato di questo assetto famigliare è che anche quando il padre sia fisicamente presente, nella maggior parte dei casi è – nei fatti – completamente assente e questa assenza produce effetti gravi nei figli. E’ interessante notare, e questo è confermato da una nutrita serie di studi scientifici (condotti in particolare in Germania ed in Italia), che i figli cresciuti in assenza di una figura paterna tendano a derive delinquenziali e, in generale, ad un carattere autoritario.

Gli studi piscologici dimostrano che i figli e le figlie di padri assenti cercano una figura forte di riferimento, che funge non solo da sostegno, ma proprio da identificazione. Possiamo solo immaginare l’effetto che possa produrre su quei politici che hanno purtroppo subito la sorte di non avere una figura paterna di riferimento, la deriva autoritaria è inevitabile. Sarebbe interessante condurre una ricerca in merito.

Il libro si addentra, in modo agevole, nelle considerazioni inerenti agli effetti clinici che questa assenza produce sui figli. Altrettanto interesssante è, in questo panorama, il ruolo delle madri. Queste, infatti, anche quando il padre è fisicamente presente tendono ad incentivare l’allontanamento dei padri in materia di educazione dei prropri figli, in forza del pregiudizio in essere nella cultura moderna che vuole che siano le donne ad essere “più capaci”, “più adatte” alla educazione dei bamibini.

Una condizione che, in taluni casi clinici specifici, il Dott. Gerbino definisce di “figlio-farmaco”, per cui la donna cerca un partner per soddisfare il proprio desiderio di maternità, salvo poi allontanarlo una volta ottenuto il figlio, in nome di una illusoria realizzazione personale. Realizzazione che è ovviamente illusoria: una volta avuto il tanto agognato figlio per cui in realtà non sono pronte e che, anzi, funge da farmaco appunto per i propri malesseri su cui scaricare interamente il peso dei propri conflitti irrisolti, questi tutto è destinato tranne che a dar sollievo alle madri. Anzi.

Questo complesso panorama che intreccia desideri, aspettative, conflitti irrisolti e percorsi di evoluzione personali incompleti è generato da una mancanza essenziale: il ruolo del padre non è solo quello di generare figli, mantenerli ed imporre le regole in modo estemporaneo ed arbitrario, ma di orientare i propri figli nel percorso di crescita, avendo coscienza di avere una responsabilità pedagogica i cui obblighi vanno assolti con presenza e continuità.

 

-> Vai alla recensione de “Le Madri Lasciano Segni Indelebili”, dello stesso autore.

-> Vai alla pagina dell’editore

 

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Ed è Quarta Ondata

Cari amici, ci ritroviamo putroppo a vivere un film già vissuto. Abbiamo tempo addietro pubblicato in tempo reale le statistiche aggiornate e corredate delle relative previsioni sui dati della protezione civile, relativamente al COVID-19. Era il maggio 2020, poco più di un anno fa.

Tante cose sono accadute nel frattempo, abbiamo sperimentato i lock-down ed è stata avviata una campagna vaccini. Sappiamo come stanno andando le cose: infuriano le polemiche, ancora oggi, su vaccini, mascherine e Green Pass.

L’idea originale di aiutare a comprendere il fenomeno con dei modelli predittivi, nata a fine gennaio 2020 su una rete professionale di esperti di Machine Learning è ancora oggi valida, sebbene all’epoca il virus iniziava a colpire la popolazione mondiale “solo” in Cina era già chiaro agli addetti ai lavori che sarebbe stata una pandemia globale. Abbiamo detto che questo tipo di fenomeno segue una curva caratteristica, a forma di S, detta regressione logistica. Il modello matematico è ormai conclamato, quindi le analisi possono essere condotte non tanto per prevedere il numero di infezioni ma per comprendere la natura del processo di diffusione.

Ai negazionisti del Covid, purtroppo, questi modelli rispondono in modo chiaro: siamo all’inizio della quarta ondata. Per comprenderlo, vi proponiamo due grafici, uno con la serie storica dei contagi giornalieri da covid dall’inizio della pandemia:

Si vede chiaramente come le varie ondate seguono una impronta caratteristica. Per prevedere ciascuna ondata (le “gobbe” visibili in più punti del grafico) si calcola la cumulata dei contagi a partire da un momento specifico, e su questa si effettua la previsione. Per i non addetti ai lavori la cumulata è la curva ottenuta sommando tutti i contagi da una certa data fino al giorno specifico.

Il grafico seguente è stato ottenuto nel modo consueto proiettando la cumulata dei primi dati disponibili, al livello Italia, del numero di nuovi contagiati giornalieri ed aggregati, per facilità di lettura, di cinque in cinque giorni.

 

La data di inizio analisi è il 23 giugno e i punti di aggregazione sono stati ottenuti di 5 giorni in 5. Nel grafico, il dato reale è in verde, mentre quello proiettato in rosso.

I fenomeni che ne emergono sono assolutamente in linea con la prima ondata del 2020 :
– si conferma la rapidità di diffusione del virus, che è estremamente contagioso.
– lo abbiamo ripetuto decine di volte: il modello epidemico segue una regressione logistica, e quindi NON esponenziale. Vale a dire che non crescerà indefinitamente e si smorzerà già intorno alla metà di settembre.
– il numero di nuovi contagiati dal 23 giugno scorso ad oggi ha già superato le 76 mila unità, quindi è prevedibile che arrivi alla nuova ragguardevole cifra di oltre 200 mila nuovi contagi entro fine agosto.

Aspetti epidemiologici e medici a parte, la sola statistica numerica dimostra ampiamente che siamo nel pieno della quarta ondata, come abbiamo già detto.

E’ ovviamente molto importante ridurre il numero di infezioni per rallentare la corsa ascendente, rispetto alla quale siamo solo all’inizio. Sta a noi essere capaci di far saturare questa curva andando a toccare una piccola percentuale della popolazione. E’ importante comprendere che queste previsioni rappresentano il miglior scenario possibile, ovvero quello in cui i nostri comportamenti non peggiorano la diffusione del virus. Il grafico a destra ne mostra il valor medio del numero di contagi, proiettato come sopra di 5 giorni in 5 giorni. Il picco a 6000 è da considerarsi ottimistico, è altamente probabile che – continuando a tenere comportamenti scorretti – si arrivi fino a 10 mila nuovi contagi al giorno.

E’ chiaro, ci vorrà del tempo, ma ricordiamo che l’obiettivo primario è di consentire agli ospedali di assorbire il fenomeno della nuova ondata.

Se stiamo bene accorti ed evitiamo il diffondere ulteriore dei contagi, potremo fare in modo che la curva si stabilizzi prima (ma non più in basso di quanto già indicato dal grafico). Insomma, dobbiamo capire che è necessario vaccinarci, indossare la mascherina e ridurre al minimo le occasioni di contatto, pagando così un prezzo modesto in cambio di una saturazinoe del virus che potrà avvenire prima. Se proprio dobbiamo muoverci, accertiamoci di aver portato a termine il ciclo vaccinale e dimostriamolo con il Green Pass.

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Caro camper

Sappiamo bene quanto siano difficili questi tempi di pandemia, tutto è cambiato, confinati in casa – almeno fino al vaccino – le vacanze sono un sogno per i più, e anche viste con un certo timore, per via degli assembramenti.

Resilienza e autosufficienza sono diventate quindi parole chiave, e cosa c’è di meglio di un camper nei tempi di pandemia? E’ un discorso corretto, che ha ben fondate ragioni. I camper, quindi, sono diventati oggetti piuttosto ricercati. E’ interessante notare, tuttavia, che ciò non ha determinato un aumento dei prezzi del nuovo.

E sul mercato dell’usato?

Sull’usato le cose si fanno decisamente interessanti perché, complice la pandemia, i proprietari di camper più vecchiotti, diciamo dai dieci anni in su, hanno approfittato per mettere in vendita i propri mezzi a prezzi maggiorati, talvolta anche di oltre il 50%. Insomma, una vera e propria bolla speculativa.

I mercatini basati sui social pullulano di annunci di questo tipo da cui, sia chiarissimo, bisogna star bene alla larga. Non tutti i camperisti sono ovviamente di questa pasta e, anzi, è piuttosto folta la schiera di persone che, di volta in volta, avvisano i potenziali acquirenti che l’annuncio è completamente fuori mercato. Non senza le inevitabili polemiche da parte del venditore.

La nostra opinione è che chi si prende la briga di avvisare il neofita della potenziale fa bene a non voltarsi dall’altra parte. E, in questo articolo, vogliamo spiegarvi il perché abboccare ad un annuncio fuori mercato è decisamente una pessima idea.

Iniziamo da un punto chiaro: il camper può essere considerato un bene-rifugio perché si deprezza in modo molto più lento che non il resto del circolante. Sappiamo benissimo che una automobile ha perso già metà del suo valore appena uscita dal concessionario, per il camper le cose stanno in modo radicalmente diverso, deprezzandosi con buona approssimazione del 50% ogni 10 anni.

E scusate se è poco. Il grafico seguente illustra il valore in percentuale rispetto al nuovo per un camper fino a venti anni di vita: dopo cinque anni vale circa il 70% del valore iniziale, dopo dieci anni la metà, dopo 15 anni il 35% e dopo 20 il 25%. Dopo altri 10 anni (quindi stiamo parlando di un camper di ben trent’anni di età) vale il 12,5% e così via dimezzandosi di dieci in dieci anni.

Ovviamente nella stima del deprezzamento occorre tenere conto di diversi fattori, la marca del camper, le finiture, lo stato di conservazione, alcuni optional particolari (per particolare si intende aria condizionata in cellula o parabola satellitare). Questi fattori possono far osccillare il prezzo in fase di acquisto, ma sempre comunque in ragione e, quindi, in un intorno della stima di deprezzamento di cui sopra.

Facciamo un esempio pratico: un camper viene acquistato dieci anni fa a 40 mila euro, un prezzo che lo colloca nella fascia medio-bassa. Il camper vale oggi, dopo 10 anni, circa la metà: 20 mila euro. Il suo valore nominale, anno dopo anno, è riassunto nella figura seguente

Il camper comincia a manifestare i segni della sua età e, complice la pandemia, il venditore decide ricavarne anziché 20 mila euro, 25 mila. L’acquirente abbocca e, valutando tutto sommato i 5 mila di sovrapprezzo esigui, decide che può valerne la pena.

In questo, che è il miglior scenario possibile, l’acquirente si accolla una perdita economica considerevole. Infatti, mentre il camper continua a deprezzarsi secondo la progressione della metà ogni dieci anni, il valore del denaro (e qui abbiamo considerato una inflazione generosa pari all’1%) speso per il suo acquisto si deprezza molto meno. Aggiungendo la differenza di 5000 euro, che sembrano pochi ma sono in realtà il 20% del valore reale del mezzo, l’acquirente cumula progressivamente una perdita economica che si attesta sui 10 mila euro dopo soli cinque anni e mezzo dall’ (incauto) acquisto.

La figura seguente illustra la perdita economica complessiva nei dieci anni successivi.

E, questo, nella migliore delle ipotesi. Vediamo ora alcuni scenari alternativi in ordine di probabilità di accadimento. Sono cose che capitano dopo il decimo anno di vita di un camper, diciamo per semplicità al quindicesimo anno.

Il camper ha un guasto importante, come ad esempio l’aria condizionata o una infiltrazione, diciamo che si attesta sui 2-3 mila euro di costo. Il valore economico reale del camper, dopo 15 anni, è di circa 14 mila euro. A quel punto il proprietario incappato nell’acquisto aveva già speso solo cinque anni prima ben 25 mila euro e si ritrova con un mezzo che necessita di riparazioni per circa un quarto / un quinto del suo valore.

Il camper ha un incidente, per cui è necessario richiedere l’intervento della assicurazione a risarcimento. Di nuovo, il valore del camper è 14 mila euro, ma tra franchigie e altri orpelli, tipicamente, il rimborso si attesta – quando va di lusso – sull’80% del valore del mezzo: poco sopra gli 11 mila.

Capite bene che, in soli cinque anni, l’acquisto a 25 mila euro si rivela un tracollo finanziario perché – alla fine della fiera – ne resterebbe meno della metà. Una perdita economica importante.

Stesso discorso vale, ovviamente, per la vendita, perché l’acquisto del mezzo in bolla speculativa esporrebbe in modo significativo l’acquirente, che sarebbe costretto a vendere il suo mezzo per una frazione del prezzo pagato.

Tutto ciò considerando un caso ideale: e cioé che l’acquirente acquisti il proprio mezzo in contanti, senza ricorrere ad una finanziaria. Lo scenario più probabile è, invece, che decida di corrispondere al venditore i 25 mila optando per un piccolo anticipo in contanti, diciamo mille euro, ed i restanti 24 mila in comode rate decennali.

Abbiamo chiesto ad una finanziaria quale tasso si potrebbe applicare per un prestito personale di questo tipo e ci è stato risposto che, quando va particolarmente bene, si può strappare un 5,9% annuale, pagando in rate mensili a dieci anni, appunto. L’importo della rata è esattamente di 265,25€ al mese.

Ora, per chi non fosse pratico di finanziamenti, la restituzione di un prestito comporta che in ogni rata figuri una quota parte di capitale ed una quota parte di interessi e che le prime rate abbiano un netto sbilanciamento in favore di questi ultimi, Cosa significa? Che il capitale residuo da estinguere si abbatte maggiormente verso la fine del prestito.

Tornando al nostro esempio, abbiamo chiesto alla finanziaria quanto capitale resterebbe da rimborsare al compimento del quinto anno, cioè a metà prestito e quando il camper, complessivamente, ha compiuto il suo quindicesimo anno di età. Dopo sessanta rate, al quinto anno di prestito, l’acquirente ha corrisponsto alla banca esattamente 5667,73€ di interessi, a fronte di una quota capitale residua di 10247,27€.

Supponiamo, quindi, che il malcapitato acquirente decida di vendere il proprio camper ed estinguere il mutuo, potrebbe venderlo al suo valore di mercato, poco più di 14 mila euro, di cui circa 10 mila vanno alla banca e gli resterebbero in mano solo 4 mila euro.

Morale della storia? Una perdita di oltre 20 mila euro in soli 5 anni.

E’ evidente, quindi, che quegli innocenti 5 mila euro di sovrapprezzo possano diventare con alta probabilità una vera mina per il compratore. Ma ci siamo spinti oltre, ed abbiamo deciso di consultare un legale, l’Avv. Michele Carlone di Bergamo, per capire se ci sono possibilità di tutela per l’acquirente in caso di incauti acquisti a prezzo maggiorato, da bolla speculativa appunto. La sua risposta, anche dettagliata e circostanziata anche da sentenze della cassazione, è in calce questo articolo.

Occhio quindi ad acquistare camper di questo periodo. Come potete difendervi? Consultando innanzitutto il grafico di deprezzamento in questo articolo e facendovi dichiarare dall’acquirente il prezzo di acquisto al nuovo e il valore per cui è assicurato oggi. Potete poi recarvi da un assicuratore con marca, modello ed età del camper che intendete assicurare e chiedendo a quanto possa essere assicurato. Se i valori dichiarati dal venditore sono difformi, attenzione in modo significativo ovviamente, allora passate oltre.

*** Il responso dell’Avv. Michele Carlone (michelecarlone@yahoo.it):

A ben vedere, il comportamento del proprietario di un camper “vecchiotto” che lo ponga in vendita ad un prezzo anche di molto superiore a quello reale, potrebbe essere ritenuto legittimo, nella misura in cui – però – costui chiarisca molto bene all’acquirente e specifichi le caratteristiche del bene posto in vendita, le condizioni di utilizzo e di vetustà, le parti più usurate, etc. … insomma, a condizione che l’operazione venga svolta nella massima trasparenza fra le parti e, come si dice in gergo, nel rispetto delle norme di buona fede.

La buona fede (dal latino bona fides), infatti, rappresenta un generale dovere che permea l’intero ordinamento giuridico (in particolare – ma non solo – civilistico), con specifico riferimento all’ambito contrattualistico.

Essa (art. 1375 c.c.), in sede di esecuzione di qualsiasi contratto impone, a ciascun contraente il dovere di agire in modo da preservare gli interessi dell’altra, a prescindere dall’esistenza di specifici obblighi contrattuali e da quanto espressamente stabilito da singole norme di legge; statuisce – non a caso – l’art. 1175 c.c. che sia il debitore, che il creditore, debbano “comportarsi secondo le regole della correttezza”.

In altri termini, io posso vendere anche a cento volte il suo valore qualsiasi bene di mia proprietà, purché non nasconda nulla in ordine alle sue specifiche caratteristiche e la mia controparte ben abbia compreso cosa sta per acquistare (in effetti, se ci pensiamo bene, per i beni di seconda mano il valore … lo determina il mercato, proprio in base alla “famosa” legge della domanda e dell’offerta, non esistendo dei “prezzi ufficiali”, se non delle quotazioni ispirate al buon senso ma in definitiva il prezzo lo fanno sempre e comunque le regole inesorabili del Mercato).

Attenzione, però.

Il contratto di vendita potrebbe essere annullato perché stipulato per errore da parte dell’acquirente: l’art. 1428 c.c. tuttavia stabilisce il principio secondo il quale l’errore è causa di annullamento del contratto solo nel caso in cui sia essenziale (art. 1429 c.c.) ed anche riconoscibile da parte dell’altro contraente (art. 1431 c.c.).

Così, ad esempio, se Tizio si sbaglia ad acquistare un camper, confermando la proposta di acquisto e scrivendo sulla relativa accettazione che sta comperando (id est: crede di acquistare) un camper modello x più “giovane” di 5 anni, invece si tratta di un camper di diverso modello più vecchio, allora il contratto è annullabile, perché l’errore era riconoscibile “ad una persona di normale diligenza: in buona fede, il venditore avrebbe potuto (e dovuto) fare presente all’acquirente che egli aveva male inteso …

Si tratta però – di norma – di casi limite.

La questione sottoposta potrebbe comunque presentare dei risvolti sotto il profilo dei “vizi della cosa compravenduta”, applicandosi in tal caso l’art. 1490 c.c., a mente del quale il venditore è sempre tenuto a garantire che il bene venduto sia immune da vizi che lorendano però “inidoneo all’uso cui è destinato o ne diminuiscano in modo apprezzabile il valore”.

Naturalmente, sempre in applicazione del generale principio di buona fede, questa garanzia si intende rinunziata e quindi non è dovuta (art. 1491 c.c.) se, al momento del contratto, il compratore conosceva i vizi del camper, ovvero se i vizi erano facilmente riconoscibili, tranne il caso in cui il venditore abbia espressamente dichiarato l’inesistenza di vizi, apparenti o occulti.

Il compratore può chiedere dunque – a sua scelta – (art. 1492 c.c.) o la risoluzione del contratto, o la riduzione del prezzo di vendita: in entrambi i casi (art. 1494 c.c.) il venditore è tenuto al risarcimento del danno (che va provato), se non prova di aver ignorato senza sua colpa i vizi della cosa.

Ad esempio: se al momento della vendita vi era una infiltrazione occulta all’interno di una parete del camper tale da ridurne notevolmente il valore, l’acquirente ha diritto ad agire come previsto dal citato art. 1492 c.c.

Ma se questa infiltrazione era visibile o nel caso in cui il venditore ne avesse fatto parola … allora la garanzia di legge sarebbe inefficace.

Bisogna comunque prestare attenzione alle … sempre più frequenti clausole … “visto e piaciuto inserite nei contratti di vendita di camper, le quali di norma presuppongono la rinuncia da parte dell’acquirente alla garanzia di legge sulla assenza di vizi, apparenti o non apparenti.

La Suprema Corte di Cassazione – in alcune pronunce – ha tuttavia affermato il principio secondo il quale “…il consumatore che acquista da una società una automobile usata è protetto dai vizi occulti anche se ha sottoscritto la clausola “nello stato come vista e piaciuta”. Tale clausola, infatti, si intende riferita allo stato apparente del bene, percettibile e manifesto e non va intesa come l’accettazione senza alcuna riserva del bene allo stato in cui appare con rinuncia alla garanzia per i vizi anche occulti. La Cassazione valorizzando i principi contrattuali dell’equità e della buona fede contrattuale ha accolto così il ricorso presentato dall’acquirente la cui vettura dopo l’acquisto, nonostante le rassicurazioni del venditore sul perfetto stato di funzionamento della stessa, presentava danni non riconducibili a urti o collisioni …” (Cassazione civile, Sez. VI, 19.10.2016, n. 21204).

Bisogna anche ricordarsi, per concludere, che a mente dell’art. 1495 c.c. il compratore decade da questa garanzia se non denunzia i vizi al venditore entro il ristretto termine di 8 giorni dalla scoperta (la denuncia non è necessaria però se il venditore abbia riconosciuto il vizio o l’abbia occultato); l’azione di prescrive invece in 1 anno dalla consegna.

Diversa è la fattispecie di cui all’art. 1497 c.c., in base al quale: Quando la cosa venduta non ha le qualità promesse ovvero quelle essenziali per l’uso a cui è destinata, il compratore ha diritto di ottenere la risoluzione del contratto secondo le disposizioni generali sulla risoluzione per inadempimento, purché il difetto di qualità ecceda i limiti di tolleranza stabiliti dagli usi. Tuttavia il diritto di ottenere la risoluzione è soggetto alla decadenza e alla prescrizione stabilite dall’articolo 1495”.

Alcune pronunce di merito hanno accolta la domanda dell’acquirente di risoluzione del contratto di compravendita di un camper, ad esempio, essendo il mezzo risultato privo di una qualità normale (nella specie la perfetta impermeabilizzazione),“… da ciò derivando ovviamente l’obbligo restitutorio per entrambe le parti e quindi l’obbligo del venditore di restituire il prezzo, oltre agli interessi (esclusa la rivalutazione non essendo stato provato il maggior danno ex art. 1224 comma 2 c.c.), e l’obbligo dell’acquirente di restituire il bene compravenduto…”(Tribunale Lecco, Sez. II, 04.03.2010).

Ricorre invece il c.d. “aliud pro alio non solo quando il bene sia totalmente difforme da quello dovuto e tale diversità sia di importanza fondamentale e determinante nella economia del contratto, ma anche quando la cosa appartenga ad un genere del tutto diverso dal bene oggetto della compravendita o si presenti priva delle caratteristiche funzionali necessarie a soddisfare i bisogni dell’acquirente (Cassazione Civile, Sez. II, 31.03.06, n. 76305): in questo caso, ad esempio, Cassazione Civile, Sez. II, 09.10.2012, n. 17227, la Corte aveva ritenuto non sanzionabile la vendita di un camper caratterizzato da un avanzato stato di usura nonché da una serie di ossidazioni, crepe, fessurazioni, opacizzazioni ed altre difformità idonee a determinarne il deprezzamento e comprometterne la fruibilità.

La giurisprudenza – come si è visto – non è però sempre univoca nell’individuare veri e propri “vizi” o “mancanze di qualità” in ipotesi che potrebbero semplicemente essere legate alla semplice usura del mezzo e questo tema introduce ulteriori variabili di incertezza a sfavore dell’acquirente di camper usati, magari neofita.

Da ultimo, ma non per ultima, una necessaria nota che dovrebbe imporre una ulteriore e maggiore soglia di attenzione negli acquisti di camper usati, onde evitare che– spinti sull’onda dell’entusiasmo di una vacanza en plein air, essi diventino incauti, con tutte le negative conseguenze del caso.

Se – infatti – ci si indebita – con l’assunzione di finanziamenti o mutui, al fine di procedere all’acquisto, poi, magari in occasione di sinistri o riparazioni particolarmente onerose del mezzo … il nuovo proprietario potrebbe trovarsi nella situazione di dover continuare a rimborsare il prestito, su un bene che, ormai svilito del suo intrinseco valore, non costituirebbe più una “garanzia”.

Ciò significa che in tale ipotesi non proprio di scuola, il proprietario si troverebbe esposto – con tutto il suo patrimonio personale – a dover rispondere a richieste di suoi eventuali creditori.

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