Reddito di Cittadinanza e Analfabetismo Funzionale, intervista a “IMPS – Redito di Citadinanza”

Sono passati ormai undici anni dallo studio Programme for International Student Assessment (PISA) della Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) del 2008 (oggi INVALSI), che sollevò un deciso allarme sulla capacità dello studente medio di usare la lingua italiana come mezzo attivo per orientarsi nella vita quotidiana.

Il compianto linguista Tullio De Mauro, a seguito di questa e di altre indagini, tracciò un quadro decisamente sconfortante:

un testo scritto che riguardi fatti collettivi, di rilievo anche nella vita quotidiana, è oltre la portata delle loro capacità di lettura e scrittura, un grafico con qualche percentuale è un’icona incomprensibile

E’ il fenomeno dell’analfabetismo funzionale, che vede il nostro paese saldamente primo in classifica in europa, secondo lo Human Development Report delle Nazioni Unite, edito esattamente 10 anni fa: il 47% degli italiani è funzionalmente analfabeta.

Queste e altre indagini statistiche dimostrano che un italiano su due, pur sapendo leggere e scrivere presenta le stesse carenze funzionali di un analfabeta reale: vale a dire che non comprende un testo scritto anche in italiano non particolarmente forbito.

Cosa è accaduto nel frattempo? C’è stato il boom di Internet e la prepotente ascesa dei Social Network. Così nel 2013 Tullio De Mauro rilanciava il suo allarme sul rapporto tra italiani e lingua italiana:

  • il 5% degli italiani tra i 14 e i 65 anni è sostanzialmente analfabeta, cioé non in grado di distinguere lettere e cifre.
  • il 38% degli italiani sa leggere, cioé riconoscere lettere e numeri, ma ha difficoltà evidenti di lettura.
  • il 33% degli italiani che sa leggere con fluenza ha difficoltà di comprensione del testo

Ma chi è l’analfabeta funzionale? Secondo la ricerca Ipsos MORIPerceptions are not reality: things the world gets wrong” (condotta su su 14 paesi) è una persona che costruisce la propria percezione della realtà circostante in base alla riscontro immediato della sua esperienza personale, spesso distorta:

  • giovane (sotto i 35 anni)
  • bassa scolarizzazione
  • prevalentemente donna
  • leggera preponderanza al sud e nelle isole.

E sono proprio i Social Network a dimostrare il pericolo sociale del non saper distinguere le informazioni false da quelle reali. Così Tom Nichols nel suo libro “La conoscenza e i suoi nemici” (2017, Luiss University Press):

La gente non si rivolge a Internet per correggere le cattive informazioni in suo possesso (…) nessuno ha il tempo né la capacità cognitiva di risolvere tutte le evidenti sfumature e discrepanze con la ragione.

il passaggio in questione  cita un articolo del Washington Post del 2015 ed è sicuramente tranchant con quel nessuno, tuttavia è innegabile che il problema esista e che affligga soprattutto le fasce di popolazione culturalmente più arretrate.

Ancora, citando l’articolo “The Google Generation: The Information Behaviour of the Researcher of the Future” dello University College of London, a proposito degli utenti di internet:

“non leggono nel senso tradizionale; anzi vari indicatori segnalano l’emergere di nuove forme di ‘lettura’  in cui gli utenti ‘avanzano nella navigazione’ orizzontale (…) alla ricerca di risultati immediati. Sembra quasi che vadano online per evitare di leggere nel senso tradizionale”.

E, attenzione, il passaggio in questione si riferisce ad utenti non analfabeti funzionali, spesso studenti universitari. Figuriamoci cosa accade per l’utente medio italiano che rientra nella statistica IPSOS-Mori.

Un fenomeno transnazionale alla base della ascesa dei movimenti populisti in tutta Europa e, in particolare in Italia, smaccatamente rappresentato su Facebook dalla pagina satirica IMPS – Redito di Citadinanza.

Basterebbe un rapido sguardo sia al logo che alla descrizione della
pagina per rendersi conto dell’evidente intento satirico:

DOVE non POTETE E DOVETE CHIEDERE IL REDITO DI CITADINANZA

Problemi col redito di citadinanza? Con la sua richiesta? Sui requisiti per averlo? Sulla vostra capacità di comprensione del testo? Ci dispiace ma un po’ fa ridere.

Insomma, basta leggere. Basta, o meglio basterebbe, se poco meno della metà degli italiani non fosse funzionalmente analfabeta, con una incidenza ben superiore nelle fasce più deboli, come drammaticamente rappresentato nei post di IMPS – Redito di Citadinanza.

L’approccio satirico della pagina sembrerebbe a prima vista opinabile, ma ad una analisi più approfondita ne emerge il ritratto di un disagio sociale decisamente importante. Siamo entrati in contatto con la redazione della pagina e abbiamo deciso di intervistare gli autori, alias Simone Praga (operatore D) e Abdul Hassan Brambilla (operatore 2) .

D: Già in passato altri esperimenti sociali hanno dimostrato le difficoltà della grande
massa nell’intercettare l’intento satirico, come ad esempio per Martina dell’Ombra o la pagina web fake per richiedere il reddito di cittadinanza con elementi decisamente esilaranti. Come è nata l’idea della pagina IMPS- Redito di Citadinanza ?

Simone: Era qualche settimana che seguivo una pagina denominata “Assistenza Clienti”, dove avviene una cosa simile, ma principalmente nel settore telefonia, ed ero affascinato dai processi mentali degli utenti che li contattano per ricevere assistenza: loro necessitano assistenza, digitano assistenza clienti, trovano la pagina e gli scrivono, dando per scontato che la presunta assistenza sia rivolta a loro. Il fatto che non sia specificata la tipologia di clienti a cui sarebbe indirizzata, non li sfiora minimamente. Finché scoppia il caso delle risposte esasperate di qualche operatore Inps (con la n, quello vero). A quel punto senza pensarci ho creato la pagina inserendo senza neanche parlargliene, quelli che poi sarebbero diventato gli operatori Josef Whiteass e Abdul Hassan Brambilla. Josef si è occupato delle grafiche e mentre mi contestavano proprio la scelta del nome secondo loro “troppo storpiato perché qualcuno ci possa cascare”, è arrivato il primo messaggio dal Sig. Salvo, protagonista della prima storia pubblicata. Eravamo increduli.

Abdul Hassan: Sin da bambino mi sono sempre divertito a spiazzare le persone. “Ciao bel bambino, quanti anni hai?” “Novanta”; oppure entravo in edicola a chiedere il prosciutto cotto solo per vedere come reagiva la gente. Scherzi innocenti.
In un paese dove spingiamo le porte sui cui c’è scritto “tirare”, tra l’esplosione demografica degli analfabeti funzionali e il fatto che chiunque riesce -inspiegabilmente- a dire la sua sui social, una pagina del genere era necessaria!

D: e poi cosa è successo? Cosa avete pensato all’arrivo delle prime richieste di persone che realmente vi hanno scambiato per la pagina istituzionale dell’INPS?

Simone: Pensavamo sarebbe stato un fuoco di paglia, un passatempo in cui dar libero sfogo al nostro senso dello humor un po’ contorto che contraddistingue in particolare me e Brambilla sin da bambini. Abbiamo subito scritto ovunque che NON siamo l’Inps, di NON mandarci documenti, che NON diamo il RDC. La prima settinana arrivavano 2 o 3 richieste di Redito al giorno, alcune pubbliche. E, oltre ad aver le lacrime dal ridere, ci confrontavamo tra di noi, per l’assurdità delle conversazioni. Questi utenti chiedono assistenza e, o non leggono quello che gli viene detto di fare, o non lo capiscono ma non chiedono spiegazioni o eseguono senza riflettere. Un giorno è arrivata la notifica di una condivisione all’interno di un gruppo FB in cui si “confrontano” gli utenti riguardo a tutto ciò che riguarda il RDC, da parte di una nostra utente, la quale consigliava ironicamente di contattarci. Ci hanno assaltato.

Abdul Hassan: Qualcosa che supera le mie aspettative. Anche davanti a scherzi improbabilissimi, molti non capiscono e lo credono reale. Come credere che un novantenne possa dimostrare 5 anni!
E’ la nuova candid camera!

D: Diverse persone lasciano dati sensibili alla vostra pagina e rappresentano situazioni di deciso disagio. Come gestite queste situazioni, avete stabilito un codice interno di autoregolamentazione?

Simone: Non ne abbiamo neanche parlato, è stato automatico cancellarli prima di pubblicare qualsiasi cosa, insieme ai cognomi: non vogliamo svergognarli né dar la possibilità a qualcuno, con intenzioni diverse, di poter risalire alle persone con cui interagiamo. Ricordo una ragazza che ha mandato una serie di documenti di sua iniziativa, e mentre le dicevo di non farlo, lei neanche mi leggeva. Una signora di 60 anni, mi pare, voleva mandarmi dei documenti e le ho spiegato che non doveva mandarli a me come a nessun altro perché non può mai sapere chi ci sia dall’altra parte della tastiera. Così come ci rifiutiamo di portar avanti lo scherzo con persone diversamente abili o con situazioni di vita davvero problematiche, quando si palesano. Ricordo un 52enne il quale esordì raccontando di aver lavorato tutta la vita presso una ditta, fallita due anni prima ed era disperato avendo, oltretutto, moglie e 2 figli a carico. Gli ho spiegato immediatamente la differenza tra Inps e Imps suggerendogli di andare direttamente agli sportelli ufficiali. Ci vuole etica.

Abdul Hassan: E’ una pagina di scherzi, e come tale ne facciamo a chiunque. Questo però non significa fare sgambetti agli zoppi! Non c’è alcun regolamento interno, basta il buon senso. E’ successo diverse volte che poi indirizzassimo all’INPS o al caf, dove poter chiedere reale aiuto. Nei casi più gravi senza neppure scherzare prima. Siamo bastardi, mica stronzi!

D: Le storie che pubblicate dimostrano in modo lampante che non solo le fasce più deboli della popolazione, proprio quelle che necessitano del Reddito di Cittadinanza, non leggono e se leggono non comprendono, ma continuano a non comprendere anche di fronte alla spiegazione esplicita, o assecondano le richieste più assurde pur di vedersi riconosciuto l’assegno. La storia di Anna e del palindromo punitivo, Angela e il rito a base di salvia e rosario per la “ricarica” della tessera sono solo due esempi drammatici, per quanto esilaranti. Qual è la vostra opinione in merito e, soprattutto, il vostro intento?

Simone: L’idea è nata per via di un impulso del momento, senza pensarci troppo e pensavamo appunto sarebbe stata una cosa che sarebbe morta presto o comunque molto più sporadica, comunque a scopo ludico. Invece ora siamo coscienti di poter utilizzare la nostra satira per poter dare voce a una realtà che neanche noi pensavamo fosse così preponderante. Fino a ieri il termine Analfabeta Funzionale, per me, era la categoria di una minoranza di persone che ieri dichiaravano che l’Aids non esistesse, oggi che la terra e piatta.
Domani ci penserà l’Imps! A tutti diciamo, se non ci arrivano da soli, che noi siamo una pagina di scherzi. Magari, la volta successiva, raccoglieranno più informazioni prima di rendersi vulnerabili ad una qualsiasi truffa. L’ignoranza è una scelta, quasi sempre figlia della pigrizia. E poi rimane il motore di tutto: ridere!
Scherzare sulle proprie disgrazie, per esperienza personale, aiuta a ricollocarle e dar loro meno potere. E, diciamocelo: facciamo ridere un sacco di gente, spesso anche le “vittime” stesse!

Abdul Hassan: I miei nonni non hanno finito le elementari e parlano più dialetto che italiano. Ma ora come ora, tutti hanno la terza media. E’ la scuola dell’OBBLIGO. E c’è pure google.
Perciò il mio motto è quello del vero impiegato INPS che scrisse “Se si fa i selfie con le orecchie da coniglio può anche chiedere un pin”. Solo che tramite la pagina questo motto è espresso scherzosamente. Tipo con la battaglia navale!
Proprio grazie a questo, al fatto che alla fine sia tutto solo uno scherzo, abbiamo tra i fan alcuni di quelli che abbiamo preso in giro. Qualcuno ci odia, ma sai come si dice… “percula un sapiente e lo farai più sapiente; percula un ignorante e lo farai tuo nemico.”

-> Vai alla pagina Facebook IMPS – Redito di Citadinanza

-> Vai agli approfondimenti sull’Analfabetismo Funzionale

-> Vai agli approfondimenti sulla ricerca IPSOS-Mori

-> Vai all’approfondimento su “The Death of Expertise”, di Tom Nichols

-> Vai al rapporto delle Nazioni Unite

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